Amunni (Ispro): La Rete oncologica come punto di partenza/VIDEO

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“Le Reti oncologiche regionali devono essere il punto di partenza per la creazione dei nuovi percorsi oncologici nel nostro Paese”. Ne è convinto Gianni Amunni, oncologo e direttore generale di Ispro (Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica), sentito da Fortune Italia per parlare proprio di assistenza territoriale al paziente oncologico. “La scelta del modello a rete non è più in discussione, ma deve essere prontamente realizzata sui territori che ancora non l’hanno fatto”.

L’Italia, come al solito, su questo fronte viaggia a velocità diverse. Ma il punto, ora è organizzare una presa in carico che offra al paziente, sul territorio e vicino a casa, ciò di cui ha bisogno. Proprio di oncologia e della nuova prospettiva della sanità si occupa il documento redatto da LSCube sul “diritto alla scelta della cura: il paziente oncologico al centro degli investimenti in sanità”. Un documento, alla cui realizzazione ha partecipato anche Amunni, che ha messo in risalto una serie di criticità che riguardano la concreta attuazione delle Reti oncologiche regionali. “Una Rete – sottolinea Amunni – ha bisogno di un forte mandato della politica regionale, della condivisione dei professionisti convinti di far parte di una squadra e di strumenti di governance dei percorsi oncologici”.

Esistono criticità legate alla privacy che in qualche modo impediscono l’efficace scambio dei dati del paziente in cura, sia all’interno della Ror (Rete oncologica regionale) che, soprattutto, tra presidi ospedalieri di regioni diverse? “Credo davvero che sia arrivato il momento di ripensare le norme della privacy per quanto riguarda le attività di sanità pubblica”, risponde l’esperto. “Il percorso del paziente oggi non inizia e finisce con un professionista, e anche i contributi della multidisciplinarietà a volte richiedono informazioni in tempo reale, che non possono avere dei bocchi”. Anche l’efficacia dei Registri tumori a volte si scontra con “la tematica della privacy”. Ecco, secondo Amunni occorre affrontare e superare il problema.

La Rete oncologica Toscana può considerarsi una delle best case nazionali. Quali sono i suoi “ingredienti” vincenti? “Una Rete oncologica ha senso perché risponde a una serie di criteri, possiamo dire ‘parole magiche’: la prima è prossimità, quindi il paziente non deve andare a cercarsi la struttura di riferimento ma deve trovarla vicino a casa; c’è poi l’equità: tutti i cittadini devono aver accesso al trattamento più adatto al loro caso; ma anche l‘omogeneità, che vuol dire certezza che su un territorio, a parità di patologia, il tipo di trattamento offerto sia lo stesso. Infine occorre il governo del diritto all’innovazione”.

“La Rete oncologica – conclude Amunni – si muove come una squadra, con un obiettivo solo: quello di vincere la partita, anche se i giocatori hanno ruoli diversi. Il concetto di Rete oncologica è quello di squadra”. Una squadra che prenda in carico il paziente oncologico con “qualità e umanità”.  

Gianni Amunni ha contribuito, insieme ad altri professionisti e associazioni di pazienti, a individuare le principali criticità e opportunità di efficientamento delle Reti oncologiche regionali, raccolte nel documento a cura di LS Cube ‘Il diritto alla scelta della cura: il paziente oncologico al centro degli investimenti in sanità’, consultabile al seguente link: https://abbonamentoriviste.it/riviste_digitali/il-diritto-alla-scelta-della-cura-il-paziente-oncologico-al-centro-degli-investimenti-in-sanita/.

Il contributo di Amunni è il quarto di un percorso di video interviste sul tema, che è possibile continuare ad approfondire nella landing page dedicata al progetto, raggiungibile al seguente link: https://www.fortuneita.com/il-diritto-alla-scelta-della-cura-il-paziente-oncologico-al-centro-degli-investimenti-in-sanita/

 

 

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