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Ict, l’Italia che vuole crescere all’estero

Negli ultimi decenni le acquisizioni di aziende italiane – spesso storiche – da parte di gruppi esteri hanno registrato una crescita consistente. Dalla moda all’alimentare, dai motori all’arredamento, sempre più spesso è accaduto che il Made in Italy strappasse un biglietto di sola andata per atterrare sotto il controllo di aziende straniere. Eppure, parallelamente, c’è un mercato in cui sono le realtà italiane a voler fare shopping oltreconfine. È questo il caso, di Wiit, società di cloud tra le più in crescita nel mercato Ict nazionale con una forte vocazione per l’estero. Dopo essersi recentemente ampliata con l’acquisizione del gruppo Adelante, sembra ora decisa a guardare al panorama internazionale per sfruttarne le numerose opportunità. Ne parla Francesco Baroncelli, Chief Mergers & Acquisitions della società.

Come è nato e cosa rappresentava il progetto Adelante?

Ho fondato Adelante nel 2011 con il preciso scopo di creare una holding operativa che potesse integrare e coordinare società specializzate nell’offrire servizi nel mondo della digital transformation delle medie imprese italiane. Si tratta, in modo più semplice, di servizi di cloud computing e telecomunicazioni specificamente pensati e personalizzati per le esigenze delle tante eccellenze italiane, che competono sui mercati internazionali sfidando spesso dei veri e propri giganti ma che, a causa delle proprie dimensioni, non trovano i giusti interlocutori per le loro esigenze tecnologiche;

Recentemente l’Azienda è stata acquistata da Wiit, leader nel settore ICT. Come va letta questa operazione?

Wiit ha perfezionato l’acquisto del 100% di Adelante, riconoscendo una bella valorizzazione, mettendo a disposizione ulteriori risorse per lo sviluppo futuro e confermando tutto il management. Oltre a questo mi ha nominato all’interno del cda di Wiit con una delega per l’internazionalizzazione e l’M&A. Si tratta, in sintesi, di un pacchetto molto soddisfacente sia per le prospettive di sviluppo di Adelante che dal punto di vista industriale per entrambe le aziende. Il mercato del cloud si sta rapidamente consolidando e diventando più professionale sia in termini di fornitori sia di clienti che diventano sempre più consapevoli. A valle di questo accordo, tutte e due le aziende si trovano rafforzate grazie a una base clienti più larga, un’offerta più completa e competenze ben diversificate. Entrambe le aziende sono, inoltre, molto dinamiche e hanno dimostrato capacità di crescita sia per linee interne sia integrando realtà esterne.

Quali prospettive propone il mercato ICT in questo momento per le realtà del paese?

A livello nazionale non ci sono particolari discontinuità rispetto al passato recente. Il mercato delle tlc e dell’It mostra una piccola crescita mentre il segmento dei servizi cloud cresce in maniera un po’ più consistente anche se i cicli commerciali sono abbastanza lunghi. Si nota una maggiore predisposizione dei clienti di medie dimensioni verso scelte tecnologiche di questo tipo e una maggiore consapevolezza, cosa che aiuta chi compete sulla qualità più che sul prezzo. Fondamentale anche il processo di consolidamento nel mercato tlc. Vedo con favore uno sviluppo forte delle infrastrutture in fibra, presupposti determinanti per lo sviluppo del cloud e dell’outsourcing. Quello che si intravede, ed è uno dei temi che ci stimola maggiormente, è una maggiore opportunità in termini di mercato per chi, come noi, offre servizi tecnologici legati alle applicazioni mission critical. Le opportunità sembrano essere superiori alle sfide.

Wiit sembra essere interessata ad acquistare anche all’estero, in controtendenza con gli ultimi trend delle aziende nazionali.


La dimensione media dei clienti, soprattutto nell’Europa continentale, è più consistente. Si tratta sempre di medie aziende ma, rispetto al campione nazionale, è maggiore il numero di aziende e maggiore anche la dimensione media. Per questo guardiamo con interesse a Germania, Francia, Benelux e UK. Abbiamo già fatto diverse trasferte e stiamo visionando con grande attenzione i dossier di molte aziende che individualmente o attraverso operazioni di build up potrebbero fare al caso nostro. Abbiamo già individuato alcuni target interessanti ma stiamo riflettendo attentamente soprattutto sulla prima acquisizione che in quanto tale sarà particolarmente importante per noi e per il mercato. Vorremmo comunque chiudere la prima operazione entro la fine dell’anno o al massimo nel primo semestre del prossimo. Abbiamo buone risorse finanziarie, sicuramente sufficienti per obiettivi di acquisizione che abbiano un fatturato compreso tra i 10 e i 20 milioni. In altri termini, guardiamo all’Europa non per aprire una piccola sede commerciale, ma per fare un salto di qualità dal punto di vista geografico.

Quali potrebbero essere a suo avviso i margini di crescita del progetto?

Riteniamo ci sia un ampio spazio per provider di sistemi “mission critical” di livello europeo. Lo spazio per la nostra offerta in Germania, ad esempio, è ampio: se in Italia infatti ci sono 2mila aziende potenzialmente nostri clienti, in Germania ce ne sono 20mila. Chiaramente ad una maggiore opportunità di business corrisponde quasi sempre anche una presenza più agguerrita di competitor. Riteniamo, tuttavia, di avere competenze distintive anche oggettivamente dimostrabili. Siamo l’azienda più certificata al mondo sui sistemi SAP, insieme ad un’altra in India. Intendiamo realizzare un data center Tier 4, il primo in Germania, specificamente destinato per i nostri clienti dei servizi di outsourcing, esattamente come facciamo in Italia. Abbiamo un track record di clienti unico e, in un mercato come questo, la fiducia espressa da un portafoglio pluriennale come il nostro è condizione determinante per il successo.

Lato acquisizioni, in che modo si potrebbe interrompere il flusso che recentemente vede sempre più attori italiani passare in mani straniere?

Non sono contrario alle aziende internazionali che vengono a fare “shopping” nel nostro paese. Se l’acquisizione di un’azienda italiana ha senso dal punto di vista industriale e crea valore anche localmente, non posso far altro che esserne felice. Quello che mi lascia perplesso è l’atteggiamento apparentemente rinunciatario di molti imprenditori Italiani. Le nostre aziende potrebbero far molto bene anche fuori dall’Italia. Non manca niente per eccellere anche fuori e le opportunità sarebbero molto superiori a quelle riservate dal mercato interno. Spesso sembra mancare solo la voglia di affrontare una sfida certamente non semplice ma alla nostra portata. I nostri avi erano mercanti, banchieri ed in generale viaggiatori. Negli ultimi anni mi sembra non sia più cosi anche se mi aspetto un’inversione di tendenza. Sono fiducioso e ho voglia di dare un esempio concreto con questa campagna di acquisizioni a livello europeo.

Al contrario, l’estero quali opportunità è in grado di offrire oggi ai “player”nazionali rispetto al panorama Italiano? Possibili misure da adottare per invertire la rotta?

La principale differenza è la dimensione del mercato. Il nostro è tutto sommato un mercato piccolo e a volte anche un po’ arretrato in termini di adozione di soluzioni tecnologiche. Oggi nel nostro paese si registra un deciso miglioramento nella propensione all’utilizzo dei sistemi cloud e digitali, ma siamo ancora un po’ indietro in termini di percentuali di adozione. In prospettiva una buona notizia ma per un gruppo come il nostro, la cui competitività è superiore a quella di molti competitor europei. Allargando la riflessione, ci sono tante aziende nazionali che potrebbero avere un beneficio oggettivo dall’allargamento del loro mercato di riferimento e molte di queste sono certamente pronte per una competizione internazionale. Altre hanno, invece, bisogno di rafforzare la struttura manageriale e dei processi interni o comunque di fare aggiustamenti che tutto sommato comportano sforzi ragionevoli.
Sono ottimista di natura ma, indipendentemente da questo, vedo segnali molto positivi. Al di là delle straordinarie eccezioni, vedo un cambiamento nell’approccio delle nostre “small e mid cap” che finalmente si stanno professionalizzando in tutte le loro dimensioni e stanno recuperando rapidamente il ritardo accumulato in questi anni affacciandosi con successo ai processi di internazionalizzazione. Noi di Wiit faremo bene la nostra parte.

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