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Banche e Def, Tria incassa l’appoggio Ue

“L’uomo giusto, al posto giusto e al momento giusto”, lo definisce il commissario Pierre Moscovici all’Eurogruppo di Bucarest, in Romania. Il posto è l’Italia, nel pieno delle tensioni politiche e delle preoccupazioni economiche. Il momento è quello della Brexit, delle elezioni europee che si avvicinano (abbastanza da rimandare la questione italiana a dopo maggio, ricordano i commissari europei). L’uomo è Giovanni Tria, ministro italiano dell’economia, che conduce le danze sul Def – fondamentale per invertire la tendenza sulla crescita – e incassa punti sulla questione banche.

Partiamo da questo ultimo punto: i rimborsi dei risparmiatori truffati dalle banche. “Vogliamo pagare tutti, quindi bisogna fare in modo che possano essere pagati nel più breve tempo possibile”, ma “ovviamente” bisogna farlo “secondo le regole, perché altrimenti non si possono pagare”, ha chiarito Tria. In realtà il ministro è forte dell’appoggio dell’Europa su questo fronte: ormai già da diversi giorni fa ha chiuso un accordo con la dg Competition della commissaria Vestager, che gli ha consentito di chiudere i testi dei provvedimenti e consegnarli a Palazzo Chigi – i paletti per i risparmiatori o investitori per avere diritto al rimborso sono Isee di 35mila euro o un patrimonio di 100mila euro. L’accordo, confermato per ora solo ufficiosamente da Bruxelles, contiene un’apertura all’Italia che va oltre le aspettative generali. Non solo accetta l’eccezione della ‘deroga sociale’, ma la interpreta anche nella maniera più ampia possibile, tanto che i rimborsi coprirebbero in maniera automatica il 90% della platea degli interessati, e soltanto il 10% dovrebbe sottoporsi a verifica. Il ministro non ha quindi più bisogno di affrontare il tema con i commissari.

Oltre ai rimborsi, i conti pubblici. In un bilaterale con il vicepresidente Valdis Dombrovskis, Tria illustra le impostazioni del Def – la prossima sarà la settimana decisiva. E ricorda che “l’Italia si è già impegnata con la precedente legge di bilancio a rispettare le regole per i prossimi anni”, quindi “gli obiettivi di rispetto delle regole sono confermati”. Ovviamente, sottolinea, “con qualche cambiamento dovuto al fatto che il tasso di crescita è più basso”. Ma anche quello non è un problema solo italiano: c’è “in tutta Europa e in particolare in Italia e Germania”. La Commissione non può che prenderne atto, e con tutta probabilità sarà il motivo per cui nelle raccomandazioni di giugno non potrà chiedere una manovra correttiva all’Italia. Tria è fiducioso: “non dovremmo avere problemi”, ha detto, svelando che “secondo il disegno del Def che presenteremo, già esiste una compliance (rispetto) con gli obiettivi”.

Il Def arriverà la prossima settimana, dopo la revisione del perimetro delle amministrazioni pubbliche che l’Istat annuncerà il 9 aprile in base a cambiamenti definiti con Eurostat: con un impatto al rialzo, ma contenuto, per il rapporto debito/Pil. La crescita tendenziale che il Tesoro avrebbe messo nero su bianco è un +0,1%, con una riduzione drastica anche rispetto all’1% che, solo quattro mesi fa, l’esecutivo europeo aveva preteso rispetto a un +1,5% giudicato troppo ottimistico.

Dombrovskis ha ricordato al ministro come sia importante che l’Italia resti almeno “largamente conforme” alle regole del Patto di stabilità. Significa che deve assicurare il debito su un percorso di discesa, anche se il Pil rallenta. Per Tria è proprio il motivo per cui è fondamentale ora concentrarsi sulle misure per la crescita, anche se gli effetti di queste ultime si materializzeranno solo nella seconda metà dell’anno. Ma già dal 2020, spiega, dovrebbe andare meglio: secondo le ultime stime Ocse, si dovrebbe ridurre il gap di crescita rispetto al resto d’Europa.

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