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Taglio tasse solo con stabilità conti

Il taglio delle tasse, cavallo di battaglia dei vicepremier Lega-Cinquestelle e del premier Conte dopo l’ultimo vertice a Palazzo Chigi, è attuabile solo in un quadro di salvaguardia della stabilità dei conti. Lo mette in chiaro il ministro dell’Economia Giovanni Tria sottolineando che: “il Parlamento ha impegnato il Governo, con l’approvazione del Def, a riprendere il percorso di riduzione del debito e di avvicinamento al pareggio di bilancio pur in un quadro di non aumento e di progressiva riduzione della pressione fiscale”. Ed è proprio su questo punto che Tria intende “spingere” per trovare un accordo con l’Ue: “si tratta di un’indicazione positiva perché la riduzione della pressione fiscale è favorevole alla crescita se perseguita salvaguardando la stabilità finanziaria. Il Governo è al lavoro per rispettare queste indicazioni. Questo spiegheremo alla Commissione”.

Il numero uno del Mef è convinto che un compromesso con l’Ue per evitare la procedura di deficit si troverà. “Dovremo renderci disponibili a un dialogo serrato e costruttivo che consenta di arrivare a un accordo per evitare la procedura”, sottolinea. E accenna a stime più aggiornate che “lasciano intendere che a consuntivo i saldi di finanza pubblica saranno sostanzialmente minori, pur a legislazione invariati, di quelli stimati in precedenza e risulteranno di conseguenza coerenti con quanto previsto dal braccio preventivo del patto di stabilità e di crescita”. E in ogni caso “il Governo è determinato a centrare gli obiettivi adottando dove necessario le iniziative adeguate per il loro raggiungimento”.

Tria ha ricordato che “l’indebitamento netto sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione: il monitoraggio più recente evidenzia maggiori entrate tributarie e contributive e non tributarie che, dedotte le risorse necessari all’assestamento” porteranno “un beneficio netto di 0,2 punti percentuali” cioè “il deficit al 2,2%”. Tenendo conto delle previsioni economiche e dell’output gap “produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale 2019 e tale risultato configurerebbe un sostanziale rispetto del braccio preventivo”. Il governo, ha ribadito, “potrà fornire stime più aggiornate a fine luglio” sulle entrate. Tria ha ricordato anche lo “0,07% del Pil” di risparmi calcolati al momento su reddito di cittadinanza e quota 100 che porterebbero il deficit al 2,1%.

“Nel primo trimestre di quest’anno l’economia italiana è tornata a crescere” anche se “aver ritrovato il segno più non è assolutamente soddisfacente ma mostra inversione di tendenza e la resilienza dell’Italia” e del suo sistema produttivo, afferma il ministro dell’Economia. “Ci aspettiamo che nel prossimo semestre si dispiegheranno gli effetti della misure adottate con la legge di bilancio“, e “non solo consumi”, ma soprattutto – sottolinea- in termini di “ripresa degli investimenti pubblici” come “volano” dell’ economia. “Nel 2018 sebbene la crescita abbia sorpreso al ribasso l’anno si è chiuso con una significativa diminuzione del disavanzo, al 2,1% in discesa dal 2,4% del 2017, inoltre il saldo primario” si è attestato “all’1,6% dall’1,4%: ciò dimostra che il governo ha avuto un approccio prudente e responsabile per il 2018”. Al primo posto è necessario porre la ripresa dell’economia, spiega Tria: “Abbiamo una debolezza strutturale della crescita da molti anni e un gap con il resto dell’Europa la cui diminuzione è stata posta come primo obiettivo programmatico del governo”, sottolinea. E conclude sottolineando che il problema economico viaggia ben oltre i confini nazionali: “oggi ci troviamo di fronte ad uno schock macroeconomico negativo che non riguarda solo l’Italia ma l’economia mondiale ed europee sia pur in modo disomogeneo”.

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