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Regole e formazione: la ricetta Fintech di Bankitalia e Consob

La rivoluzione tecnologica del Fintech non ha investito solo gli istituti bancari, ma anche le banche centrali e gli organi di vigilanza. Durante il confronto del Fortune Italia Finance, titolato ‘Mercato e regole, come sta cambiando il Fintech’, il ruolo delle regole all’interno di un settore in piena innovazione come quello finanziario ed economico è stato uno dei punti focali di discussione. A rispondere alle domande del direttore di Fortune Italia Fabio Insenga e del giornalista Ansa Andrea D’Ortenzio sono stati la Vice Dg di Bankitalia Alessandra Perrazzelli e il commissario Consob Paolo Ciocca, con l’introduzione dell’intervista video al direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini.
Un tema comune ha caratterizzato le risposte: il tempo. Serve tempo, in banche e organi di vigilanza, per adattarsi ai cambiamenti di un settore stravolto dall’open innovation e che rimette in discussione, ad esempio, le competenze del personale. Ma il paradosso è che non si può neanche perderlo, il tempo: la rivoluzione sta andando troppo veloce per rischiare di essere sorpassati a destra da player che si sono buttati anima e corpo in un settore, fino a poco tempo fa, esclusivo.
Un’urgenza sottolineata anche dalle parole del Governatore Visco nelle Considerazioni finali del maggio scorso: “il ritardo nella risposta alle sfide poste dall’utilizzo delle tecnologie più complesse rischia di determinare una progressiva erosione delle quote di mercato. Secondo le nostre indagini la metà delle banche non ha ancora avviato, né sta pianificando, sperimentazioni in questo campo, ad esempio nell’impiego di nuovi strumenti per la valutazione del merito di credito”.
Come si concretizza questo ritardo? Come è possibile stimolare le banche per migliorare su questo fronte? Secondo Perrazzelli è stata la paura a caratterizzare in parte i movimenti delle banche, negli ultimi tempi, soprattutto sul personale: “forse non si è spiegato abbastanza che questa rivoluzione avrà impatti sui servizi e sul personale. Dobbiamo lavorare sul capitale umano, sulla presenza di determinate figure all’interno delle banche” che adottino “una mentalità che guarda al futuro”. Inoltre “è fondamentale una cultura che non penalizza il fallimento, e questo è fortemente in contrasto con la tradizione del muoversi attraverso schemi regolati in maniere pedissequa”, una tendenza presente “anche nella tematica di creare impresa nel nostro Paese. Ci vuole un lavoro di squadra, che partecipino tutti gli interlocutori”. La vigilanza, per la vice Dg di Bankitalia, deve essere “proattiva”, deve essere “di stimolo a una maggiore attitudine alla rivoluzione tecnologica, il che significa anche avere una visione completa del rischio e dei servizi innovativi. Oggi lo sforzo è quello di andare al di là del sistema regolatorio attuale per affrontare infinite particolarità, che rendono difficile il lavoro”.
Ciocca ha spiegato come si sta attrezzando la Consob per il cambiamento: secondo il commissario c’è un problema generale, di base, di cultura ed educazione finanziaria (un tema riproposto anche da Perrazzelli).”L’Italia ha una capacità di ricerca fortissima nel mondo della crittografia, dell’intelligenza artificiale” e delle nuove tecnologie. Una capacità che “va intercettata”, va capito chi “aiutare e sostenere: sono cose che fa la pubblica amministrazione, ma anche il settore privato può aiutare”. Intanto, la Consob ha aperto “una scuola di approfondimento insieme alla Luiss, aperta anche ad altre autorità di regolamentazione”, e sta lavorando anche attraverso la cooperazione internazionale, partecipando “ad incontri internazionali esattamente su questi temi”.
La Consob si sta ‘esercitando’: “con il Dl crescita è stato previsto che se vietiamo una condotta dagli operatori di telecomunicazioni viene bloccato operativamente il sito segnalato, ad esempio. Ci sono ancora degli aggiustamenti da fare”, ma quello che è importante è “testare la velocità degli operatori nel reagire a nostre indicazioni”. Ma questo non basta: “bisogna cominciare a ragionare con altre categorie, con la deterrenza ad esempio, una modalità più attiva di combattere i comportamenti abusivi, un attività che coinvolge diverse competenze, tra noi, banche, Antitrust, forze di Polizia, eccetera”. Per questo “Consob ha parlato con la Procura di Roma e quella di Milano per chiarire i canali di comunicazione con entrambe”, aspetti che messi a sistema aiutano anche in “un’analisi del rischio: è su questo tipo di ragionamento che Consob sta coordinando il suo sforzo”.
La Banca d’Italia, pur nell’ambito delle prerogative della vigilanza unica Bce e delle competenze europee e internazionali, mantiene un ruolo importante nel settore Fintech, specie nel monitoraggio dei rischi. Quali debolezze e quali opportunità del comparto bisogna allora porre all’attenzione nelle sedi internazionali ed europee? Per Perrazzelli la risposta risiede sempre nella proattività, “una vigilanza che spinga la regolamentazione europea ad essere omogenea”, e che intanto deve accompagnare le banche “nel passaggio faticoso verso una nuova redditività. C’è una grande attenzione da parte dei vigilanti europei, spero che non ci si metta troppo tempo, perché c’è il rischio di essere sorpassati da chi si pone meno problemi di noi”.
“La mia percezione – continua – è che si cominci a parlare solo adesso di queste tematiche. Ho trovato nelle grandi banche un atteggiamento di grande cautela. Ma ho trovato anche propensione a comprendere le tematiche in Banca d’italia, c’è già un atteggiamento proattivo verso i nuovi sistemi di pagamento”, ad esempio. La norma sandbox nata da poco è fondamentale, per Perrazzelli, “stiamo studiando quali indicazioni dare agli operatori” per le sperimentazioni. Il Canale fintech aperto per un dialogo con il comparto, al momento, non ha dato grandi indicazioni: “è in fase di miglioramento la capacita di parlare con gli operatori e reagire in tempi rapidi. Ma non c’è ancora comprensione – profonda – dei fenomeni, qui aiuterà la sperimentazione del Sandbox”.
Quello che ci dobbiamo chiedere, ha concluso la Vice Dg, è “in che mondo vogliamo vivere tra 10 anni, quando non ci saranno carte e faremo transazioni con sistemi che ancora non conosciamo bene. Vogliamo vivere solo con la velocità della tecnologia, o anche con la serenità data dalle giuste misure nel mondo economico e finanziario?”. Serve velocità, quindi, per Ciocca e Perrazzelli, ma anche dialogo con tutti gli attori coinvolti e, fondamentale, formazione: “andiamo verso un futuro dove affideremo alle piattaforme tutti i nostri dati, anche per accendere un mutuo. Che tipo di competenze andranno offerte per accompagnare questa trasformazione?
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