Pdha2019: vince il tech che permette di interagire attraverso il pensiero

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Costruire ospedali ‘portatili’ in due ore e usare gli effetti speciali di Star Wars per la riabilitazione dei bambini. Oppure connettere 500 ospedali nel mondo per le diagnosi e ottimizzare l’attività clinica con Alexa. Così la rivoluzione digitale sta cambiando il panorama dell’Healthcare. Ma per evitare che le aziende, nella corsa verso il futuro, inciampino nella soluzione sbagliata, servono due cose: risposte ai bisogni concreti delle persone “perché troppo spesso industrie e le startup lavorano senza coinvolgere l’utente finale” e semplicità “a volte si pensa di aggiungere funzionalità, colori e caratteristiche, e invece no, bisogna togliere”. Così Cristina Cenci, vicepresidente della Digital health Academy, commenta i risultati del Survey del Pdha19 (Patient digital health academy) presentato in occasione della premiazione Pdha2019 all’Ara Pacis a Roma, organizzata in collaborazione con la Digital health academy e il contributo non condizionato della Fondazione Msd.

Ed è proprio partendo dai reali bisogni delle persone che Pasquale Fedele, Ceo e fondatore di Liquidweb – oltre che vincitore del premio per la categoria ‘soluzioni tecnologiche che sono state già sviluppate o utilizzate’ – ha sviluppato la tecnologia Brain Control, un dispositivo che consente di interagire con la tecnologia attraverso il pensiero. Il questo caso il bisogno era quello delle persone affette dalla sindrome ‘Locked In’. Questa “condizione terribile, infatti, porta a essere prigionieri del proprio corpo”, spiega Fedele. Può accadere dopo un incidente, un ictus, o a causa di malattie neurodegenerative. Il paziente è cosciente e sveglio, capisce, ma non può muoversi oppure comunicare a causa della paralisi dei muscoli volontari del corpo. “Brain Control permette a questi pazienti di uscire dal silenzio. È un caschetto non invasivo con cui riusciamo a intercettare gli stimoli di movimento immaginato che usiamo come una sorta di joy-stick mentale per consentire il controllo di dispositivi”. Ma per Fedele questo è solo l’inizio. La sua azienda sta già studiando un dispositivo ‘Avatar’ che consenta a questi pazienti di visitare ‘virtualmente’ città e musei proprio come se si trovassero sul posto.

La tecnologia sta aiutando a soddisfare i bisogni anche in maniera inaspettata. Ed è così che la stampa 3D diviene non solo un mezzo per aiutare i clinici negli ospedali prima degli interventi, ma anche un importante mezzo di comunicazione con i pazienti, spiega Alberto E. Tozzi, direttore Innovazione e percorsi clinici dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.

Per il futuro, saranno tre i driver di cambiamento nella medicina, secondo Roberto Ascione Ceo e fondatore di Healthware International: “molta dell’attenzione si sposterà dalla cura alla prevenzione della patologia”, spiega. In secondo luogo “le soluzioni tecnologiche permetteranno di fare più cose ‘da casa’, permettendo anche ai servizi sanitari di risparmiare”. Ma soprattutto “mentre oggi noi trattiamo le persone da un punto di vista statistico rispetto alle medie di popolazione, in futuro le soluzioni saranno più personalizzate”. Questo grazie “all’adozione di appositi sensori che permetteranno di rilevare costantemente dati precisi che, confrontati con le enormi quantità presenti nei database, ci permetteranno di avere riferimenti personalizzati e terapie personalizzate”.

Patients’ digital health award

Giunto quest’anno alla seconda edizione, ‘ingaggia’ 43 Associazioni di pazienti, per fare scouting e premiare quelle innovazioni digitali che possono fare la differenza nella loro qualità di vita. Tra le 70 proposte arrivate – per lo più da start up e ospedali e solo 3 da aziende informatiche – sono stati selezionati 4 progetti finalisti per la categoria “soluzioni tecnologiche che sono state già sviluppate o utilizzate” e 4 idee finaliste per la categoria “soluzioni ideate e progettate che non hanno ancora trovato realizzazione o applicazione nella realtà”.

La commissione giudicatrice

Presieduta da Antonietta Pannella e da Cristina Cenci (vicepresidente) della Digital Health Academy e composta dai rappresentanti di tutte le Associazioni Pazienti e da Guendalina Graffigna (Coordinatrice dell’EngageMinds Hub Research Center del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano) e da Domenica Taruscio (Direttore del Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità).

I vincitori

Per la categoria “soluzioni tecnologiche che sono state già sviluppate o utilizzate”:

1)BrainControl – Mind power for assistive technologies.

Il primo classificato del #PDHA2019 è stato il progetto ‘BrainControl – Mind power for assistive technologies’: il dispositivo di comunicazione aumentativa alternativa basato sull’intelligenza artificiale per l’interazione uomo-macchina mediante bio-feedback. L’obiettivo è quello di consentire a chi è affetto da patologie come tetraplegia, Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), Sclerosi Multipla, e distrofie muscolari di varia natura, di superare le disabilità motorie e di comunicazione.

2)BRAVO! Un ambiente di gaming per il contrasto della Adhd

Il secondo classificato del #PDHA2019 è stato il progetto ‘BRAVO! Un ambiente di gaming per il contrasto della Adhd’: la realizzazione di una piattaforma dedicata ai pazienti affetti da Adhd e ai loro terapisti, che sia incentrata sul monitoraggio e sulla personalizzazione dei loro esercizi. Grazie a un videogioco si cattura l’attenzione del bambino per vincere la diffidenza iniziale al fine di creare un ambiente più rilassato in grado di predisporre il paziente alla terapia.

3)PatchAI – Patient Engagement at Every Step

Il terzo classificato del #PDHA2019 è stato il progetto ‘PatchAI – Patient Engagement at Every Step’: è la prima piattaforma cognitiva per la raccolta e l’analisi predittiva in forma conversazionale dei dati riportati dai pazienti nei Clinical Trials. Perché i pazienti non sono più semplici “soggetti” per la raccolta dati durante gli studi clinici, ma collaboratori essenziali del processo. In questo scenario i Patient reported outcomes (Pro) permettono ai pazienti di registrare direttamente il proprio stato di salute e gli esiti del trattamento dando informazioni su qualità di vita, aderenza terapeutica, sintomi, efficacia, tollerabilità, l’utilità e preferenze.

Per la categoria “soluzioni ideate e progettate che non hanno ancora trovato realizzazione o applicazione nella realtà”:

-‘MISSION MultISenSory Integrated system for patient cOmpliaNce improvement (Sistema integrato multisensoriale per il miglioramento compliance del paziente)’: è un sistema domotico con controllo integrato tramite app o personal computer. Il paziente può attivare tramite il suo smartphone lo scenario di sua preferenza e sarà immerso in un ambiente personalizzato multisensoriale. Attraverso l’uso della tecnologia digitale si vuole migliorare la qualità della vita del paziente, e la sopravvivenza (aumentando la compliance e l’aderenza alla terapia oncologica).

Il survey

Tra luglio e settembre, è stata condotta una survey alla quale hanno preso parte le 43 Associazioni pazienti coinvolte nel Ppha: i risultati offrono uno spaccato interessante non solo dell’utilizzo delle tecnologie digitali ma anche dell’importanza che assumono quando, non perdendo di vista effettivi bisogni e necessità, diventano più ‘umane’ e così migliorano la vita delle persone. App e servizi digitali vengono utilizzati soprattutto per comunicare (96,6%) – con Whatsapp che vince su tutta la linea – ma anche per il divertimento, l’online banking, la formazione e l’apprendimento, la mobilità urbana e, fanalino di coda, per la salute. Eppure l’applicazione del digitale in tema di assistenza sanitaria non solo è considerata una possibilità affascinante (49,5%) ma anche un’opportunità per liberare tempo e risorse da dedicare alla relazione medico-pazient (44,3%) e uno strumento per ridurre gli errori umani (30,9%). La digital health, dunque, è vista con entusiasmo e fiducia purché abbia una dimensione ‘umana’ e, quindi, sia in grado di offrire servizi che corrispondano agli effettivi bisogni delle persone (69.2%) e sia di facile utilizzo (61,5%). Promossa, dunque, a pieni voti l’era digitale visto che il 41,1% crede che bisogna focalizzarsi proprio sulle nuove opportunità che offre per risolvere problemi e migliorare la vita delle persone.

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