Vaccino Covid agli adolescenti, quanto manca

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È quello di Pfizer-BioNTech il primo vaccino anti-Covid a essere autorizzato per gli adolescenti, per ora in Canada. L’autorità regolatoria del Paese nordamericano (Health Canada) ne ha approvato la somministrazione sugli adolescenti tra i 12 e i 15 anni, sulla base dei risultati della fase III dello studio clinico presentati dall’azienda produttrice.

Lo stesso potrebbe avvenire presto negli Usa. Il siero di Pfizer-BioNTech sarebbe infatti in procinto di ricevere dalla Food and drug Administration (Fda) il via libera alla somministrazione nei ragazzi tra i 12 e i 15 anni. Lo rivela un’indiscrezione del ‘New York Times’, che fa seguito al tweet sugli ottimi risultati della sperimentazione clinica del vaccino sui soggetti di questa fascia d’età che lo scorso 31 marzo aveva pubblicato il Ceo di Pfizer Albert Bourla.

Ma su cosa si baserebbe il disco verde che Fda potrebbe dare a Comirnaty, questo il nome commerciale del vaccino in questione, già la prossima settimana? Anche in questo caso la decisione sarebbe presa in base ai dati del trial clinico di fase III condotto su 2.260 adolescenti americani: il vaccino a mRna sviluppato dalla partnership americano-tedesca sarebbe in grado di proteggere al 100% dall’infezione da Sars-CoV-2 i ragazzi sottoposti a vaccinazione.

Sul tema della possibile vaccinazione dei ragazzi segue a ruota, con circa un mese di distanza, anche l’Europa. L’Agenzia europea dei medicinali (Ema) giorni fa ha annunciato l’inizio della valutazione dell’estensione d’uso del vaccino americano-tedesco, che in Europa è attualmente approvato per la somministrazione dai 16 anni, proprio per i ragazzi tra i 12 e i 15 anni. La previsione è di terminare la valutazione a giugno “a meno che non siano necessarie informazioni supplementari”, riporta una nota dell’Agenzia. Che aggiunge anche che “il parere del Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’agenzia regolatoria”, responsabile di questa valutazione, “sarà trasmesso alla Commissione europea, che prenderà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’Ue”.

Il siero Pfizer, però, non è l’unico a essere in fase di valutazione per l’impiego anche nei ragazzi. Lo scorso 10 dicembre anche l’americana Moderna annunciò l’inizio della fase 2/3 della sperimentazione clinica del suo vaccino sugli adolescenti di età compresa tra 12 e 18 anni (questo vaccino, per ora è autorizzato per la somministrazione solo negli over 18). Una sperimentazione che prevede il coinvolgimento di tremila ragazzi americani tra i 12 e i 18 anni sottoposti a due dosi di vaccino a distanza di 28 giorni l’una dall’altra, con l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’immunogenicità.

Stando a quando riportato dall’azienda, i risultati sono attesi per questa primavera. Quindi, se le previsioni saranno rispettate, nell’arco di qualche settimana potremo sapere se anche questo vaccino è sicuro ed efficace sui nostri ragazzi. In caso di risultati positivi dovrebbe seguire come di consueto l’invio del dossier per la valutazione delle autorità regolatorie americana (Fda) ed europea (Ema). E, a spanne, il responso potrebbe arrivare in estate. Giusto in tempo per poter vaccinare i liceali prima dell’inizio dell’anno scolastico. Naturalmente, disponibilità delle dosi permettendo. E questo apre un altro capitolo. Soprattutto per l’Ue.

Il perché nella corsa per cercare di immunizzare contro Covid dopo nonni e genitori anche figli e nipoti è tanto ovvia, quanto importante. Cercare di evitare sacche di popolazione non vaccinata, che potrebbero rappresentare dei serbatoi dove il virus sarebbe libero di evolvere, potenzialmente esprimendo anche nuove varianti.

“Dobbiamo cercare di vaccinare il numero maggiore di persone possibili. In quest’ottica, è molto importante considerare anche gli adolescenti, che hanno comportamenti talvolta poco rispettosi delle norme anti-contagio e, in ragione di una quotidianità fatta di spostamenti casa-scuola-attività ricreative, rappresentano un veicolo di diffusione del virus”, commenta la pediatra e infettivologa Susanna Esposito, ordinario di Pediatria all’università di Parma e presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (Waidid).

Che aggiunge anche un’importante considerazione: “Vaccinare i giovani permetterà di ridurre le conseguenze, anche gravi, determinate dalla pandemia sugli adolescenti. La privazione della normale socialità e l’alterazione quotidianità di questa fascia di popolazione ha portato nei nostri ambulatori persino casi di autolesionismo”.

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