Per la salute mentale solo 3,5% risorse sanità

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Il nostro Paese destina per la salute mentale solo il 3,5% delle risorse della sanità. In occasione della Giornata mondiale della salute mentale che si celebra ogni anno il 10 ottobre, The European House Ambrosetti e Angelini Pharma hanno presentato la ricerca “Headway 2023 – Mental Health Index”, una fotografia multidimensionale che contiene i dati disponibili sulla Salute Mentale nei ventisette Paesi Ue e nel Regno Unito, e le risposte dei sistemi sanitari e sociali tra cui scuola e lavoro.

Prima della pandemia, il contesto della salute mentale in Europa era già molto preoccupante: si stima che 84 milioni di persone (1 persona su 6) soffrissero di disturbi mentali e che 165.000 morti all’anno fossero dovute a malattie mentali o suicidio, posizionando così le condizioni di salute mentale al quinto posto tra le più comuni e al secondo posto tra le malattie non trasmissibili più invalidanti, rappresentando il 15% del carico di disabilità europeo.

Tra le patologie mentali, le più diffuse sono ansia (5.529 casi per 100.000 abitanti) e depressione (4.367 casi per 100.000 abitanti) seguite da bipolarismo, disturbo dello spettro autistico e schizofrenia (337 per 100.000 abitanti). Il suicidio è la sesta causa di morte nell’Unione Europea nella popolazione di età inferiore ai 70 anni e la quarta causa di morte nella popolazione sotto i 20 anni. I Paesi con il più alto tasso di suicidio sono la Lituania e la Slovenia (rispettivamente 26 e 19,5 casi ogni 100 000 abitanti) mentre quelli con il più basso tasso sono la Grecia e Cipro (rispettivamente 4,5 e 4 casi ogni 100 000 abitanti); l’Italia registra 5,9 casi.

Almeno il 50% dei disturbi mentali si manifesta prima dei 15 anni e l’80% di questi insorge prima dei 18 anni. In Italia il 30% dei ragazzi che abbandonano la scuola, è anche affetto da un disturbo mentale o comportamentale, più alto della media europea (pari al 27,4%), ma più basso del 72% in Portogallo e del 59% in Spagna. In Danimarca, dove i programmi di prevenzione e promozione della buona salute mentale nelle scuole sono più consolidati, il tasso di abbandono scende all’8,3%.

Uno dei fattori di rischio e campanello d’allarme per l’insorgenza di disturbi mentali è l’abuso di alcool, i cui danni sono uno dei principali problemi di salute pubblica nell’Unione Europea. Nel 2020 più di 140 milioni di persone in Europa, il 32,9% della popolazione, hanno riferito di aver fatto abuso di alcool: la situazione peggiore è quella registrata in Germania e Slovenia, in cui quasi la metà della popolazione ha dichiarato di aver fatto uso di alcool in modo eccessivo (rispettivamente il 49,3% e il 48,4%), il 15% in più rispetto alla media europea. L’Italia, assieme all’Estonia, ha registrato la percentuale più bassa, il 22%.

Anche il bullismo, che colpisce migliaia di bambini e adolescenti nell’Unione Europea, rappresenta un importante fattore di rischio per i disturbi mentali. In media, il 28,2% dei giovani ha riferito di aver subito atti di bullismo. Tra i giovani di età compresa fra 9 e 16 anni, l’80% ha riferito di essere vittima di cyber bullismo. L’Italia è il Paese con la percentuale più bassa, davanti solo alla Svezia, con il 15,3% dei giovani italiani che ha riferito di essere stato vittima di bullismo frequentemente: la percentuale più alta in Lituania, il 53,3%.

L’Italia, assieme a Paesi Bassi, Irlanda e Danimarca, ha ottenuto il punteggio più alto riguardo la qualità dell’assistenza sanitaria alle persone affette da un disturbo mentale, mentre Lettonia, Grecia e Romania hanno ottenuto quello più basso. Dall’altro canto, però il nostro Paese ottiene valori inferiori alla media europea per quanto riguarda la disponibilità di operatori sanitari (psichiatri, psicologi e infermieri).

Da “Headway 2023 – Mental Health Index”, emerge in generale un’ampia variabilità nella risposta dei Paesi europei in riferimento alle risorse economiche, servizi e strutture sanitarie e servizi sociali e assistenziali per i pazienti affetti da disturbi mentali.

Ebbene, l’Italia risulta uno degli ultimi Paesi europei, sopra solo a Estonia e Bulgaria, nella percentuale di spesa sanitaria destinata alle malattie mentali: nel nostro Paese solo il 3,5% delle risorse viene destinato in modo specifico alla salute mentale, un valore modesto rispetto alla Germania (11,3%), Svezia (10%) e Regno Unito (9,5%) che superano ampiamente la media generale.

“Headway 2023 – Mental Health Index è uno strumento fondamentale per evidenziare i punti deboli e le criticità che ancora ci sono nella gestione di questi pazienti e nella risposta ai loro bisogni di salute. Il confronto tra le varie esperienze europee è utile affinchè ogni Paese focalizzi l’attenzione su quali servizi sia necessario implementare, quali e quante risorse impiegare per introdurre i miglioramenti necessari – ha commentato Agnese Cattaneo, Global Chief Medical Officer di Angelini Pharma – Come altri aspetti del benessere psico-fisico, anche la salute mentale può essere influenzata da fattori ambientali, socioeconomici ed evolutivi. Ancora oggi, purtroppo, stigma e discriminazione sono le principali cause di emarginazione delle persone con disturbi di salute mentale nelle scuole, sul posto di lavoro e nella società”.

L’urgenza di migliorare ulteriormente il benessere mentale della popolazione europea è supportata da recenti studi dell’Ocse che stimano gli elevati costi totali impiegati per la gestione e la presa in carico di chi soffre di patologie mentali a più del 4% del Pil (oltre 600 miliardi di euro).

Ad una situazione già così complessa, da due anni si è aggiunta l’epidemia di Covid-19 che ha completamente stravolto la vita personale e lavorativa di tutti, con pesanti ripercussioni sul benessere psico-fisico.

Per quanto riguarda le donne, la pandemia ne ha notevolmente minato il benessere mentale tra perdita del lavoro e gestione di casa e lavoro, fino all’aumento di episodi di violenza domestica: il 53%, contro il 37% degli uomini, ha riferito che il lockdown ha avuto un impatto negativo significativo sulla propria salute mentale e l’83% di loro, contro il 36% degli uomini, denuncia un aumento importante dello stato di depressione.

Anche i giovani sono stati duramente colpiti dalla pandemia, a causa dei prolungati periodi di isolamento e delle limitate interazioni sociali: il rischio di depressione nella popolazione dai 18 ai 34 anni è stato sempre più alto fino a raggiungere il 64% durante l’ultima ondata della pandemia. È aumentato del 15% (rispetto al 2015) il numero di bambini in carico ai servizi sociali a causa di maltrattamenti; 1 minore su 6 sotto i 6 anni ha riscontrato problemi comportamentali e di regressione, 1 minore su 7 tra 6 e 18 anni.

Tra le categorie più vulnerabili, e quindi maggiormente colpite dalla pandemia, le persone affette da disturbi mentali sono tra quelle che hanno risentito di più dell’interruzione dei servizi di presa in carico: secondo uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 93% dei Paesi ha riportato una paralisi di uno o più servizi per i pazienti con problemi mentali, il 78% e 75% dei Paesi la completa o parziale interruzione dei servizi di salute mentale, rispettivamente, nelle scuole e nei luoghi di lavoro.

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