Covid, quanto incasserà lo Stato da multe a over 50

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Poco più di 140 milioni di euro. Questa è la cifra che l’Erario potrebbe incassare dalle sole sanzioni da 100 euro previste per gli over 50 che ancora dicono no alla vaccinazione anti-Covid.  Una cifra enorme. Un piccolo tesoretto, diremmo in gergo.

Certamente nell’interesse della comunità l’auspicio è quello di riuscire a vaccinare anche questi ultimi refrattari. Ma se così non fosse, ragionando in modo puramente finanziario, queste entrate potrebbero essere una boccata di ossigeno per far fronte alle tante voci di spesa della sanità italiana? Facendo correre i pensieri, si potrebbe immaginare oltre un secolo di copertura per il fondo per le malattie rare. Finanche alla possibilità di sostenere più di un intero anno di spesa sanitaria pubblica e accreditata. Stando a quanto previsto dalla legge di Bilancio per il 2022, questo capitolo di spesa per il bilancio dello Stato ammonterà a poco più di 124 milioni.

Ma si tratta di ipotesi non realizzabili. Infatti, è stato già stabilito che la cifra che arriverà dal pagamento di questa sanzione Covid sarà allocata per il fondo per le Emergenze.
Quanto all’ammontare che l’Agenzia delle entrate riuscirà a riscuotere, molto dipenderà dall’efficienza dell’interazione e della sinergia con il ministero della Salute. Sì, perché la possibilità di inviare una cartella di pagamento al cittadino non vaccinato è tutt’altro che automatica.

Come riferiscono a Fortune Italia dall’Agenzia delle entrate, l’elenco dei nominativi dei cittadini inadempienti all’obbligo vaccinale deve essere fornito dal ministero di Lungotevere Ripa. All’alba degli anni Venti del secondo millennio verrebbe da pensare a un sistema informatizzato in cui i data base delle anagrafi vaccinali si interfacciano con i record-contribuenti in possesso delle Entrate, da cui si origina un flusso di “letterine” inviate a casa delle persone sanzionate. Nulla di tutto ciò.

Qui si parla di un meccanismo che profuma molto di Italia. Fatto di tanta carta che circola, prima tra i palazzi e poi tra i contribuenti e le Asl territoriali. Magari con l’intervento di qualche legale che aggiunge altri fogli. Solo alla fine di un processo lungo e articolato – oggi ancora non è dato sapere né dalla Salute né dalle Entrate quali siano i tempi previsti per i vari passaggi da Erode a Pilato – qualche sanzione potrà essere davvero irrogata e poi pagata.
Ma vediamo in dettaglio le anse che caratterizzano questo iter.

Come spiegato dal ministro della Salute Roberto Speranza nel Question Time del 12 gennaio scorso, “l’’irrogazione della sanzione compete al ministero della Salute, che a tal fine si avvarrà, per i profili operativi, dell’agenzia delle Entrate”. Cioè la Salute indica chi deve essere sanzionato e le Entrate si occupano di far pagare la sanzione. Fin qui tutto normale.

Un primo inghippo pare nascere quando si va al pratico. Continua Speranza: “Sarà cura del ministero della Salute predisporre gli elenchi dei soggetti inadempienti (all’obbligo vaccinale, ndr), anche acquisendo direttamente dal sistema tessera sanitaria le informazioni relative alla somministrazione dei vaccini acquisite giornalmente dall’anagrafe vaccinale nazionale”. Ma con che tempi? Nessuna indicazione. E nessuna risposta della Salute nemmeno a esplicita richiesta di Fortune Italia. Un tempo certo, però, ce lo forniscono proprio le Entrate: i 180 giorni a disposizione per l’invio della cartella di pagamento alla persona a cui viene irrogata la sanzione.

Proseguendo nell’esplorazione dell’iter sanzionatorio, ecco che spunta il secondo collo di bottiglia. È sempre il ministro al Question time a dircelo. “Anche se la verifica dell’adempimento avverrà in prima battuta attraverso sistemi informatizzati, il decreto-legge (7 gennaio 2022, n. 1, ndr) prevede una fase di contraddittorio […]”. Come ci ha confermato anche l’agenzia delle Entrate, i soggetti inadempienti segnalati dalla Salute potranno trasmettere alla propria Asl competente eventuali certificazioni che provano l’esenzione dell’obbligo vaccinale. Ciò che significa aver ricevuto la notifica di sanzione, e presentare la certificazione Covid entro 10 giorni.

A questo punto ci si imbatte in un nuovo banco di sabbia, giacchè l’Asl deve comunicare l’esito della verifica al ministero della Salute che, a sua volta, deve aggiornare gli elenchi degli inadempienti vaccinali e via che si torna all’inizio del tabellone di questo gioco dell’oca. Il tutto senza avere contezza delle tempistiche con cui i diversi giocatori devono muovere la propria pedina.

Una domanda allora sorge spontanea: a poco meno di un mese dall’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per gli over 50, a che punto siamo con l’identificazione dei non vaccinati? Lo abbiamo chiesto al ministero della Salute. Ma non ci è stata data risposta. Probabilmente qualcosa deve essersi inceppato nel processo.

Vogliamo sperare che non si tratti ancora dell’annoso problema di mancanza di dialogo intra e interregionale dei sistemi informatizzati della salute. O, peggio, di un gap di comunicazione tra le sanità regionali e il dicastero di Speranza. Vero che il Pnrr prevede misure volte proprio all’implementazione della digitalizzazione dei dati sanitari per permetterne una fruizione priva di barriere geografiche o amministrative. Attendere il 2026, però, ai fini della verifica della campagna vaccinale anti-Covid ci parrebbe davvero troppo.

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