Covid in Italia, +10% casi in una settimana. Il silenzio sui vaccini

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Nell’inverno dei virus, Covid-19 torna a cresce a doppia cifra in Italia (+10%), con un impatto che inizia a farsi sentire sugli ospedali (e i decessi). Intanto però le vaccinazioni sono ancora in calo e di vaccini, praticamente, non si sente più parlare. E di “grave e inspiegabile ritardo del piano di comunicazione sulla campagna vaccinale” parla Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe, commentando i dati dell’ultimo monitoraggio indipendente.

Nella settimana 18-24 novembre rispetto alla precedente il report segnala un incremento di nuovi casi Covid (229.122 vs 208.346) e dei morti (580 vs 533). In aumento anche i casi attualmente positivi (492.457 vs 452.895), le persone in isolamento domiciliare (484.594 vs 445.667), i ricoveri con sintomi (7.613 vs 6.981) e le terapie intensive (250 vs 247) (figura 3). Guardando l’andamento degli ultimi mesi, vediamo che la curva – in risalita – non ha raggiunto l’altezza di quella precedente (metà ottobre). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

Decessi: 580 (+8,8%), di cui 18 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: +3 (+1,2%)
Ricoverati con sintomi: +632 (+9,1%)
Isolamento domiciliare: +38.927 (+8,7%)
Nuovi casi: 229.122 (+10%)
Casi attualmente positivi: +39.562 (+8,7%)

“Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si registra un aumento del 10%: da 208 mila della settimana precedente salgono a quota 229 mila, con una media mobile a 7 giorni che raggiunge quasi i 33 mila casi al giorno”. Ben 17 Regioni registrano un incremento dei nuovi casi (dal 2,2% del Lazio al 39,3% della Valle d’Aosta) e 4 un calo (dal -1,6% della Provincia autonoma di Trento al -13,4% della Sardegna).

In 84 Province si rileva un aumento dei nuovi casi (dal +0,5% di Prato al +66,6% di Modena), in 23 una diminuzione (dal -0,2% di Terni al -27,9% di Oristano). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 22 Province: Rovigo (1.032), Padova (785), Ferrara (723), Vicenza (689), Venezia (676), Treviso (649), Mantova (612), Verona (573), Ravenna (557), Lodi (553), Pordenone (541), Pavia (535), Bologna (535), Ancona (521), Belluno (517), La Spezia (515), Lucca (515), Reggio nell’Emilia (514), Cremona (514), Livorno (504), Monza e della Brianza (503), Forlì-Cesena (502).

La fiammata si fa sentire sugli ospedali. Come spiega Marco Mosti, direttore Operativo Gimbe, “restano sostanzialmente stabili le terapie intensive (+1,2%), mentre salgono i ricoveri in area medica (+9,1%)”. In termini assoluti, i posti letto Covid occupati in area critica, sono 250 il 24 novembre; mentre in area medica hanno raggiunto quota 7.613.

Al 24 novembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 12% in area medica (dal 6% della Sardegna al 31,3% dell’Umbria) e del 2,5% in area critica (dallo 0% della Provincia autonoma Bolzano e della Valle d’Aosta al 4,3% dell’Emilia-Romagna). “Restano stabili gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 30 ingressi/die rispetto ai 31 della settimana precedente”.

Ancora in calo i nuovi vaccinati. “I dati confermano la diffusa ripresa della circolazione virale – riflette Cartabellotta – che rimane nettamente sottostimata per il largo utilizzo diffuso di tamponi “fai da te” e che comincia a ripercuotersi in particolare sui ricoveri in area medica. A fronte di un virus che rialza la testa, continuano a scendere le somministrazioni delle quarte dosi per anziani e fragili, lasciando scoperte quasi tre persone su quattro. In questo contesto – conclude – risulta inspiegabile la scelta del ministero della Salute di attendere sino al 1 dicembre per avviare il piano comunicativo sulla campagna vaccinale”.

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