Tumori: costano 20 mld l’anno, 8000 farmaci in sviluppo

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Sono enormi i costi sociali dei tumori nel nostro Paese. A fare i conti nella Giornata mondiale contro il cancro sono i medici della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che li stimano in 20 mld l’anno.

Ma se guardiamo ai numeri, sono importanti anche quelli diffusi dall’industria del farmaco: “Oggi sono 8.000 i farmaci in sviluppo contro le malattie oncologiche a livello globale”, ha detto Marcello Cattani, presidente di Farmindustria.

Numeri che si traducono in speranza di cura contro numerosi tumori. Molte le terapie innovative in arrivo, che sfruttano digitale, intelligenza artificiale e medicina personalizzata per contrastare patologie che costituiscono nel nostro Paese la prima causa di morte per malattia in età pediatrica.

Numeri in crescita e fattori ambientali

I medici Sima parlano di totale stimato in 2.200 nuovi casi l’anno di tumori in Italia tra bambini e adolescenti, e di costi sanitari da almeno 22 milioni di euro. Ecco perché occorre puntare sulla prevenzione primaria, soprattutto rispetto ai determinanti ambientali che incidono sull’insorgenza dei tumori.

“In Europa i malati oncologici sono 2,7 milioni e supereranno i 3 milioni nel 2030 – ha ricordato il presidente Sima, Alessandro Miani – Non si può parlare di lotta al cancro se si rinuncia in partenza a combattere la battaglia per la riduzione dell’incidenza delle neoplasie, cioè del numero di nuovi casi di tumore che si verificano ogni anno. Non vediamo purtroppo seri impegni nemmeno da parte delle Istituzioni europee verso l’obiettivo di non far ammalare le persone di tumore”.

“Per combattere efficacemente il cancro serve prima di tutto rimuovere le esposizioni ai cancerogeni ambientali, ovvero le sostanze certamente cancerogene per l’uomo (Classe 1 IARC), per le quali vale il principio di prevenzione, e quelle probabilmente cancerogene (Classe 2 IARC), classificate come tali dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro, a cui dovrebbe applicarsi il principio di precauzione sancito nei trattati di funzionamento dell’Unione Europea”, ha detto Miani.

C’è anche una questione meridionale ancora aperta, “perché al Sud la sopravvivenza a 5 anni dopo diagnosi di tumore, pur rimanendo nella media europea, è più bassa rispetto al Nord Italia, cioè 81% contro 85%.”, ha ricordato Miani. “Ci appelliamo al Governo perché si affronti la questione in maniera complessiva, non solo in termini di accesso a cure, ma inserendo tra le priorità la prevenzione”, ha detto Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente Sima.

L’Italia e la ricerca

Dall’altro lato della medaglia c’è l’impegno nella ricerca oncologica, nella quale l’Italia – come sottolineano da Farmindustria – vanta una posizione di leadership a livello europeo per pubblicazioni scientifiche. Gli studi clinici “conosceranno certamente un’accelerazione grazie alle molte eccellenze in R&S del Paese e ai decreti attuativi del Regolamento Europeo in materia firmati recentemente dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. Una novità davvero importante – ha detto il presidente di Farmindustria – per snellire i processi burocratici e favorire l’attrattività degli investimenti e la competitività della Nazione nelle Life Sciences in ambito internazionale”.

A testimoniare l’importanza della ricerca è il dato relativo alla sopravvivenza dei pazienti: secondo l’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) le persone con diagnosi di tumore che sopravvivono sono passate da 2,5 milioni del 2006 a 3,6 milioni del 2020, di cui 2,4 con una diagnosi da più di 5 anni.

Le sfide

Bene, ma non benissimo verrebbe da dire: occorre infatti ancora assicurare equità di accesso a innovazione e terapie, fare in modo che nel nostro Paese non ci siano pazienti di serie A e di serie B in base al codice di avviamento postale, ma anche potenziare gli screening, migliorare gli stili di vita e rendere omogenee diagnosi e cure.

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