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Bulimia cinese: il Dragone “divora” tutto il mercato dei veicoli elettrici

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Velasco25 Articolo
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Se ne parla da tempo ma sembrerebbe che la Cina si stia mangiando fette sempre più grandi del mercato delle automobili elettriche mondiale. E i dati mostrano quanto siano proprio i mercati emergenti a risentirne di più. Gli Stati Uniti, dalla loro, tentano di mettersi al sicuro imponendo tariffe al 100% sulle autovetture cinesi. “Questa non è competizione, questo vuol dire barare”, non ha mezze misure il Presidente Joe Biden che si scaglia contro quelli che,  secondo Washington, sono modelli produttivi sleali, che consentono di inondare i mercati mondiali con veicoli elettrici a basso prezzo, sbaragliando la concorrenza.

L’Agenzia internazionale per l’energia prevede che già solo nel 2024 in Cina verranno venduti 10,1 milioni di veicoli elettrici, 3,4 milioni in Europa e 1,7 negli Stati Uniti. Più in generale, la quota di macchine elettriche vendute aumenterà di otto volte, raggiungendo i 240 milioni entro il 2030. Ecco perché Pechino è attratta dai fiorenti mercati emergenti del sud-est asiatico, del medio oriente e delle economie occidentali più inclini ad un riavvicinamento con il Dragone.

E la ricetta segreta del dominio assoluto cinese sulla produzione delle autovetture elettriche è “unire l’utile al dilettevole”. Gli investimenti cinesi nei paesi emergenti, possibilmente ricchi di materiali preziosi, hanno infatti un duplice scopo: aprire nuovi impianti produttivi ma, al contempo, aumentare l’estrazione in loco di materie prime cruciali per la stessa produzione, prima fra tutti il Litio.

Concretamente, il più importante gruppo automotive made in China è BYD, di base a Shenzen. Di recente, il suo Ceo, Wang Chuanfu, ha incontrato il presidente del Brasile, Lula, per costruire il primo hub produttivo al di fuori del continente asiatico. BYD ha riqualificato un vecchio polo produttivo abbandonato a Camaçari dove un tempo, ironia della sorte, si producevano autovetture dell’americana Ford, segno che il mondo sta cambiando, che il vento spira ad est e non più ad ovest.

BYD ha presentato un piano da un miliardo di dollari per produrre veicoli elettrici ed ibridi anche nello Stato di Bahia, ricco di materie prime, il Litio primo fra tutte. La scelta del Brasile non è un caso. Il Paese è uno dei più ricchi di riserve di metalli preziosi. Così la strategia cinese fila perfettamente: estrarre, produrre, esportare, controllare ed infine imporsi come partner commerciale dominante.

Un altro esempio? L’Indonesia. Nel 2023 alcune aziende con sede in Cina e Hong Kong hanno investito complessivamente quasi 14 miliardi di dollari nell’industria mineraria estrattiva. Il 90% delle fonderie di Nickel del Paese è in mano ad aziende private cinesi e diverse sono le banche cinesi che finanziano un numero crescente di impianti per la sua produzione. In seguito, però, è stato inaugurato anche uno stabilimento per la vera e propria fabbricazione di veicoli elettrici. Dalla materia prima, nella fattispecie il Nickel, si passa poi alla produzione vera e propria in loco. Questa la strategia del Dragone.

Quello che sta cercando di fare la Cina è una “diversificazione al contrario”. Il blocco occidentale è ormai in una fase di de-risking da Pechino, alla ricerca di partner commerciali alternativi e di un’autonomia strategica più solida, soprattutto nelle catene del valore strategiche (l’India? Il Vietnam?). Xi Jinping, complementarmente, intende rendere il suo Paese meno dipendente dal mercato europeo e statunitense stringendo accordi commerciali con i grandi del “Sud Globale”, in particolare i BRICS (Brasile e Indonesia in testa).

Anche il Messico, però, nonostante il suo dichiarato rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, sta di fatto registrando uno spostamento delle preferenze dei suoi consumatori verso scelte che guardano a oriente. Nel 2023, un quinto delle macchine elettriche vendute, e dunque preferite dai messicani, sono state Made in China.

Insomma, se l’Ue non delineerà una politica industriale comune, finanziando a dovere il settore automotive, la transizione ad una mobilita sostenibile sarà supportata dai soli veicoli elettrici cinesi, a danno della capacità produttiva europea, oramai in declino(?)

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