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AI, digitalizzazione e futuro delle professioni: il Brainstorm Innovation di Fortune Italia

“Il capitale umano è centrale nella rivoluzione innescata dall’AI: si stima che il 44% delle competenze verrà stravolto e il 60% dei lavoratori dovrà essere formato ad hoc da qui al 2027”. Così Paolo Boccardelli, direttore del Centro di Ricerca in Strategic Change ‘Franco Fontana’ della Luiss, ha aperto la seconda giornata del Fortune Brainstorm Innovation Italia, ospitato dall’Aula Magna The Dome dell’università romana. Uno spazio di discussione autorevole, che ogni anno apre le sue porte a decisori e protagonisti del cambiamento, affinché possano confrontarsi per rispondere alle sfide sociali e ambientali più urgenti.

Paolo Boccardelli

Il valore della formazione e l’impatto sulla finanza

“Il piano strategico sull’intelligenza artificiale che verrà presentato a giorni destinerà alla formazione il 60% delle risorse – informa il Chief innovation officer della Presidenza del Consiglio Serafino Sorrenti – Upskilling e reskilling sono i temi del momento, i processi che consentono di avere credibilità nel del mondo del lavoro. Dobbiamo colmare un gap importante e formare le risorse di cui il mercato ha bisogno”. 

Tra gli impatti più importanti dell’intelligenza artificiale e della transizione digitale c’è sicuramente quello sul mondo della finanza. Claudia Cattani, Presidente di BNL BNP Paribas e Findomestic Banca, racconta che il piano industriale del Gruppo, GTS 2025, “pone la T di Techonology come fattore strategico che agevoli la G Growth ponendo al centro la S-Sustainability per una transizione tecnologica sana, positiva ed etica”. In tutto questo, “i dati sono ‘gocce di petrolio’ che alimentano un giacimento di informazioni utili e necessarie per la conoscenza del cliente, per la sua cura e per la migliore risposta ai bisogni, in una vera sinergia tra potenza della macchina e valore dell’intelligenza umana. È qui che si gioca la rivoluzione industriale dei nostri tempi”. Secondo Agostino Scornajenchi, Ad e Dg di Cdp Venture Capital, ricorda come proprio il venture capital sia alla base dell’innovazione. Ma come può essere sostenuto questo collegamento tra finanza e sviluppo tecnologico? Un esempio sono gli Usa: in un Paese “dove l’imprenditoria privata è tutto”, il supporto alle imprese stesse “attinge a uno dei più grandi strumenti di supporto pubblico dell’economia” mondiale, spiega Scornajenchi.

MPW: colmare il divario di genere

Il divario di genere è uno dei principali tasti dolenti quando si parla di tech e innovazione. La presenza femminile nel settore tech è ferma al 15% e nell’ICT le donne occupano appena il 22% delle posizioni tecniche. Se l’AI plasmerà il futuro, non potrà mancare lo sguardo femminile. 

“C’è comunque da segnalare un trend positivo; le imprese e le startup innovative femminili stanno crescendo e spesso si rivelano anche le più resilienti. È chiaro però che c’è ancora molto da fare, ad oggi il 50% è un miraggio: sono guidate da donne solo il 22% delle imprese e il 13,9% delle startup innovative”, informa Maria Isabella Leone, professore associato di Economia e Gestione delle Imprese della Luiss.  

L’Italia al momento è tredicesima in Europa per divario di genere: “Dal 2010 siamo il Paese che ha migliorato di più la sua performance fra tutti i Paesi dell’Ue  – sottolinea Mirta Michilli, Direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale. “Almalaurea stima che le laureate nelle materie Stem in Italia rappresentino il 40% del totale: abbiamo ormai superato la media europea del 36%. Abbiamo riscontrato inoltre che gli atenei che hanno più successo nell’attrarre talenti femminili sono quelli che hanno introdotto delle lauree multidisciplinari. Il problema persistente è legato all’entrata nel mondo del lavoro. In Europa siamo ultimi per partecipazione delle donne alla vita lavorativa”. 

Il panel MPW

La trasformazione digitale delle imprese 

Quello della digitalizzazione delle imprese rappresenta un passaggio decisivo per continuare a essere competitivi nell’era dell’intelligenza artificiale. “Cisco ha fatto dell’innovazione la sua stella polare. Attraiamo i talenti con comunità inclusive, nelle quali avviene l’incontro tra emerging talent e figure senior e lo scambio fra le rispettive competenze”, spiega il Ceo di Cisco Italia Gianmatteo Manghi.

Il futuro delle professioni 

L’impatto dirompente dell’intelligenza artificiale solleva con crescente attenzione il tema del destino delle professioni attuali e delle professioni del futuro. “Oggi siamo di fronte ad una crisi di offerta di lavoro – sostiene la deputata Marta Schifone – Le aziende richiedono a gran voce alcuni profili e soft skill ma non li trovano. Le ‘professioni del futuro’ offrono grandissima opportunità in ambito professionale, ma sono lavori ancora poco conosciuti. Bisogna contrastare il deficit comunicativo su queste professioni”. Per Alice Acciarri, Managing Director 24 Ore Business School, “bisogna seguire la curiosità, le proprie passioni e in questo senso la formazione è fondamentale. Questa sete di conoscenza deve essere alimentata dalla formazione specifica verticale e dalle soft skill”. 

Da un punto di vista accademico, secondo Federica Brunetta, professore associato Management e Strategy Luiss “le competenze tecniche saranno fondamentali, bisogna essere padroni delle professioni e saper gestire la trasformazione digitale. L’approccio migliore, però, rimane quello olistico: lavorare solo sulle tecniche non basta”. Anche nelle professioni giuridiche “le competenze classiche non bastano più. Serve una crescita degli investimenti in capitale sociale, che formi i ragazzi alla luce della nuove rivoluzione tecnologica”, spiega Carlo Gagliardi, Managing Partner Deloitte Legal Europa.

AI e formazione

Il capo gabinetto del ministero dell’Università e della Ricerca Marcella Panucci analizza l’impatto dell’AI generativa sulla formazione accademica e la ricerca. “Nella ricerca scientifica, l’AI accelererà l’elaborazione dei risultati e la loro applicazione e sarà di grade supporto, mentre nella formazione accademica velocizzerà alcune attività a minor valore aggiunto”. 

Sul fronte degli investimenti “l’Italia si posiziona a un livello molto elevato, in particolare sugli strumenti di supercalcolo. Stiamo procedendo ora con un upgrade che ci consentirà di avere il più grande supercomputer europeo. Ora si investirà sui supercomputer accessibili alle aziende, anche le più piccole, che dovranno inevitabilmente utilizzare queste infrastrutture come facility”, suggerisce Panucci.

Digitalizzazione della PA e interoperabilità 

Il direttore generale AgID Mario Nobile ha analizzato la centralità della interoperabilità dei dati per favorire la digitalizzazione della pubblica amministrazione. “Il dato deve avere una dimensione standard. Attraverso gli standard si ha certezza delle informazioni e l’interoperabilità si basa su proprio sugli standard. Inoltre, per quanto riguarda il dato qualcuno dovrà verificarne la qualità, migliorandola sempre di più. Il problema dei profili giusti per il digitale è prioritario – conclude il direttore generale – per alcuni aspetti, nella ricerca di figure per la pubblica amministrazione siamo fermi al secolo scorso”. 

Le infrastrutture sono alla base della digitalizzazione. “Il mondo digitale sarebbe inimmaginabile senza infrastrutture” rimarca Michelangelo Suigo, External Relations, Communication & Sustainability Director di INWIT. Per Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Sogei “è necessaria anche l’istituzione di un’agenzia del dato vista l’importanza che esso ricopre nelle recenti tecnologie”. 

In futuro “l’AI dovrà rimanere aperta, ibrida e affidabile. I possibili casi d’uso per la Pa, poi, sono infiniti. Le tecnologie di AI potranno rendere le operazioni nel campo del welfare, della giustizia, della sanità pubblica molto più accurate. L’intelligenza  artificiale diventerà uno strumento fondamentale per promuovere la sicurezza dei servizi critici del Paese”,  aggiunge Stefano Rebattoni, Presidente e Ceo di IBM Italia. 

Innovazione digitale e tutela dei dati personali

L’80% delle frodi informatiche dipende ancora da una scarsa formazione digitale. “Con le dovute cautele, possiamo rendere l’intelligenza artificiale l’arma in grado di neutralizzare il rischio di attacchi cyber, investendo massicciamente nei modelli dei dati”, rassicura Massimo Palermo, Country Manager di Fortinet Italia. Ma la sicurezza dei dati passa anche dalla solidità delle infrastrutture e dalla resilienza degli ecosistemi di imprese, come ha sottolineato Benjamin Jolivet, Country Manager di Nutanix Italia. E dalla compliance con le nuove regole sull’AI approvate dall’Europa e che l’Italia intendere recepire. 

“L’esistenza di regole certe è una ricchezza” secondo Nicola Mangia, Vicepresidente DXC Technology Italia, “ma intanto vanno fatti passi avanti nella capacità di mettere a terra gli investimenti”. La sanità, in cui collidono nuove regole europee sui dati e importanza di framework etici, è l’esempio perfetto per capire come strumenti concreti come le sandbox siano utili per addestrare le organizzazioni all’uso delle nuove tecnologie, ha evidenziato la Strategic Foresight Giorgia Zunino.

L’intervento del Monsignor Paglia 

Durante la giornata è intervenuto anche il Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademica per la vita. “Dobbiamo rendere l’AI una tecnologia a servizio dell’umano e non viceversa. Abbiamo scritto una ‘Rome Call’ per l’AI etica, nella quale si affrontano tre dimensioni indispensabili: etica, educativo-pedagogica e giuridica”. Se l’AI è creata dall’uomo, spetta all’uomo definirne gli scopi. Per questo, “gli algoritmi devono essere aperti e verificabili. La figura umana diventa cruciale affinché l’AI si muova su una traiettoria più etica. Inoltre – conclude – non si può pensare di legiferare sull’AI escludendo player globali come la Cina”. 

Monsignor Vincenzo Paglia

Il fascicolo sanitario elettronico 

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’innovazione Sergio Butti fa il punto sull’avanzamento dei lavori per l’implementazione del fascicolo sanitario elettronico. “È il tema del momento e posso dire con un pizzico di orgoglio che c’è un mondo che ci sta osservando. Ne sento parlare dagli albori del terzo millennio e adesso l’Italia sta insegnando agli altri come si fa”. Sono 56 milioni i fascicoli sanitari attivi in Italia, ma “a causa di una scarsa interoperabilità, il fascicolo viene utilizzato da poco meno di 4 milioni di italiani”, spiega il sottosegretario.

“L’interoperabilità è fondamentale, ma prima si parla di qualità del dato. Noi abbiamo integrato i dati amministrativi con i dati sanitari e clinici, fondamentali per allestire il fascicolo. Attraverso l’incrocio dei dati, nel fascicolo avremo gli alert per le emergenze, che però saranno fondamentali anche per la prevenzione. Un medico di base potrà capire da remoto se un suo paziente ha dei valori preoccupanti. La nostra ambizione – conclude Butti – è di erogare un servizio omogeneo sul territorio nazionale. Ci sono dei tempi tecnici per implementare il fascicolo sanitario elettronico, ma siamo in anticipo rispetto alla scadenza del 2026 fissata dal Pnrr”.

Innovation Startup Awards

Nel corso dell’evento c’è stato spazio anche per l’Innovation Startup Awards, il premio con cui Fortune Italia promuove realtà imprenditoriali innovative. Il board, composto da Paolo Boccardelli, Mirta Michilli e Serafino Sorrenti, ha selezionato la startup più innovativa fra le sette finaliste. Ad aggiudicarsi il premio è stata Limenet, una società benefit deep tech che, come ha spiegato il Ceo Stefano Cappello collegato da remoto, ha brevettato una tecnologia per rimuovere e stoccare in modo permanente la CO2, immagazzinandola in mare in forma di bicarbonati di calcio.

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