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ETÀ

38

PROFESSIONE

Winemaker e Ceo

AZIENDA

Riecine

Non è solo uno dei giovani enologi più brillanti in circolazione, Alessandro Campatelli, ma incarna una figura professionale nuova, completa, capace di dominare ogni aspetto dell’attività aziendale. Nato a Poggibonsi, si laurea a Pisa in Viticoltura ed Enologia, con una tesi in entomologia agraria, prima di cominciare il valzer delle esperienze professionali. Tra queste, importante l’esordio a Monteverro, in Maremma, proprio con una ricerca ambiziosa sugli insetti, quindi la folgorazione e l’incontro con Franchetti, che in quattro e quattr’otto gli propone la direzione della Tenuta di Trinoro. “Avevo solo 27 anni e ovviamente accettai – racconta Campatelli – In pochissimo tempo mi ritrovai a gestire un’azienda decisamente complessa ma le cose andarono bene, anche grazie al feeling con la proprietà. Sarei rimasto più a lungo ma la necessità di trasferirmi mi ha fatto accettare la chiamata di Riecine. Non una cantina come un’altra ma un vero e proprio mito del Chianti Classico e del vino italiano”. L’ingresso a Gaiole è dalla porta principale: prima come amministratore delegato e poi anche come enologo resident. “È vero – sorride – Quando arrivai il vino lo faceva Sean O’Callaghan, figura carismatica, in azienda da tanti anni. L’interruzione della collaborazione di Sean, nell’agosto del 2016, ha cambiato di fatto il mio percorso. Ricordo che ero in vacanza in Croazia quando arrivò la telefonata che mi propone di occuparmi anche della produzione. Avevo meno di 15 giorni per preparare la vendemmia ma accettai con entusiasmo”. Sotto la sua guida, che ha coinciso con il grande ritorno di Carlo Ferrini come consulente ‘discreto’, i vini di Riecine sono tornati a brillare, riposizionandosi tra i migliori della denominazione ma soprattutto tra i più puri per stile e identità territoriale. “C’era da mettere a regime una cantina profondamente rinnovata, con molto più spazio a disposizione, in cui le vasche d’acciaio avevano lasciato il posto a quelle di cemento. Sul piano tecnico, l’innovazione più rilevante che ho portato è quella di non pigiare l’uva ma di lavorare con gli acini interi. Del resto, la squadra è praticamente invariata, rispetto al passato, e l’obiettivo è quello di farla funzionare al meglio”.
bollino