Chi proteggere prima: gli anziani, più fragili e falcidiati da un anno di Covid-19, o il mondo della scuola, costretto a lunghi mesi di didattica a distanza (Dad), il cui prezzo reale è ancora tutto da valutare? Oggi la consegna ai Paesi europei delle prime dosi di vaccino contro Covid sviluppato da Moderna, Italia inclusa, coincide con la protesta di studenti (ma anche genitori e insegnanti) contro Dad e lezioni a distanza e le polemiche sulla (mancata) riapertura delle scuole in sicurezza.

Lo stesso ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha sottolineato come “nelle Regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici”, dicendosi “molto preoccupata: oggi la Dad non può più funzionare”. E negli ultimi giorni sono arrivate da più parti sollecitazioni ad anticipare la vaccinazione per il personale scolastico. Un’ipotesi che sarebbe allo studio da parte del Governo, portata avanti anche da un emendamento ai decreti emergenza Covid della capogruppo dem in commissione Affari sociali di Montecitorio, Elena Carnevali.

Il dicastero guidato da Roberto Speranza, però, si trova a gestire una disponibilità ancora decisamente limitata di dosi di siero, con al momento due soli produttori in campo: Pfizer-BioNTech e Moderna, appunto. Lo stesso Speranza ha più volte sottolineato come la vaccinazione proceda in questa fase per categorie prioritarie, tenendo conto della disponibilità effettiva dei vaccini. Il punto, infatti, è proprio questo: a fronte delle dosi stoccate, occorre proteggere i più vulnerabili. Dunque operatori sanitari e pazienti delle Rsa. E poi? Se tecnici ed esperti sono tutti d’accordo sulla priorità di proteggere gli over 80, anticipandone il più possibile l’immunizzazione, dal mondo della scuola (e non solo) si sottolinea come, per una riapertura in sicurezza sia fondamentale anche tutelare gli insegnanti: oltre 300 mila hanno più di 55 anni.

Ma di che tempi parliamo? Come ha precisato il Commissario straordinario Domenico Arcuri, il piano vaccini dopo operatori sanitari e anziani nelle Rsa (siamo a quasi 700 mila immunizzati) coinvolgerà gli over 80. Un piccolo esercito di oltre 4 mln di italiani. A seguire gli over 60, i rappresentanti delle forze dell’ordine e gli insegnanti. Con i ritmi tenuti fino ad ora, potrebbero volerci ancora diversi mesi. Così in questi giorni scienziati, politici e governatori spingono per anticipare l’intervento sul personale delle scuole.

Se per gli studenti l’immunizzazione non è affatto dietro l’angolo, considerato che uno dei due vaccini attualmente disponibili in Europa è autorizzato per gli ‘over 16’ e l’altro solo per gli ‘over 18’, la soluzione per ostacolare la circolazione del virus nelle scuole (e consentire lezioni in presenza anche per gli alunni delle superiori) sarebbe quella di proteggere gli adulti che ci lavorano, è il ragionamento dei promotori di questo approccio. Vaccinare tutti gli insegnanti delle scuole medie e superiori, per favorire una ripresa delle lezioni davvero in sicurezza.

C’è però il nodo delle disponibilità, e il fatto che l’età media delle vittime di Covid-19 in Italia sia (ormai da mesi) intorno agli 80 anni. Sono loro che rischiano di più, e che vanno protetti per primi, come ha sottolineato in tv il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo. Insomma, ancora una volta in questa pandemia si profila uno scontro tra generazioni. E se l’Italia non è un Paese per vecchi, sembra far fatica anche quando si parla di giovanissimi.

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