Da Covid al clima, l’arte del complotto

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Negare e mistificare sono abitudini che l’uomo conosce da sempre. Così come l’arte antica, secolare, del complotto. Gli ultimi anni hanno consegnato però al fenomeno una dimensione diversa. Dal Covid al clima, la crescita esponenziale delle informazioni e della velocità della loro diffusione ha reso sempre più complicato separare ciò che è vero da quello che è verosimile o falso.

L’esperienza della pandemia Covid ha ulteriormente alimentato la circolazione di fake news e di teorie fondate sul nulla, creando una polarizzazione sempre più evidente fra chi si affida alla scienza e alle informazioni certificate e chi cerca, al contrario, conforto e supporto per ribaltarle. Il fenomeno no vax, poi in parte diventato movimento no green-pass, non è la sola espressione della tensione negazionista.

L’altra grande emergenza, quella del clima, si presta a una simile distorsione della realtà. Lo dicono le analisi dei post su Facebook (tra le altre quella dell’organizzazione ambientalista no-profit ‘Stop Funding Heat’) ma anche l’insofferenza di parte della stampa e dei commentatori, pronti a denunciare un eccesso di catastrofismo ambientale a ogni passaggio utile. Anche su questo fronte, lo scontro si riduce all’essere pro-scienza, e quindi sostanzialmente preoccupati per una situazione che sta rapidamente evolvendo in negativo, o contro la scienza, e quindi disponibili a considerare quella climatica un’emergenza costruita per altri interessi.

Più che sulle posizioni più politicizzate, o su quelle estreme, è interessante soffermarsi sulle implicazioni per la comunicazione della tendenza al negazionismo e al complottismo.

Il tema è il peso e la resa, in termini di consenso, del messaggio che si diffonde e delle tesi che si cavalcano. Da una parte, è evidente che lo schierarsi contro qualcosa, l’andare controcorrente, crea aggregazione intorno a un’idea e aumenta la propria esposizione. Un attore che invita a vaccinarsi è uno dei tanti, un attore no vax è una voce che diventa riconoscibile. È lo stesso meccanismo che spinge l’autore di una trasmissione televisiva a privilegiare una voce che possa alimentare un dibattito, possibilmente acceso.

Facendo il rapporto tra la popolazione vaccinata e quella no vax e facendo il confronto con la quantità di contenuti ascrivibili ai due fronti la spoporzione risulta evidente. Allo stesso modo, il numero di persone preoccupate per il cambiamento del clima e convinte che sia un’emergenza reale sono sensibilmente di più di quelle che lo negano.

Eppure, l’arte del complotto attrae e viene alimentata, sostenuta e finanziata perché produce un ritorno, sia inteso in termini economici sia in termini di visibilità e di consenso. Anche per questo il ruolo e la qualità dell’informazione devono restare centrali e la lotta alle fake news deve diventare un patrimonio condiviso. Mettendo da parte l’arte del complotto e cercando di avvicinarsi il più possibile alla verità.

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