Transizione sessuale, i rischi del testosterone in gravidanza

feto gravidanza

Sul caso, di cui si è discusso molto, di una donna in transizione sessuale e in gravidanza non si hanno molte informazioni. Ma, essendo stato reso noto che la transizione era in fase avanzata e si attendeva solo l’isterectomia, possiamo presumere che fosse in trattamento con testosterone per modificare i caratteri sessuali secondari. Sulla vicenda i media si sono concentrati sul caso giuridico di questo soggetto, che per la legge è un uomo ma, vale ricordarlo, è una donna, senza considerare i pericoli concreti per il piccolo che sta venendo al mondo.

Purtroppo, i rischi della terapia con testosterone durante la gravidanza non sono ampiamente riportati in letteratura. È noto però che livelli elevati di testosterone materno (anche se solo endogeno) sono stati associati a deficit di crescita entro la 36a settimana di gestazione, indicando che livelli elevati di testosterone materno possono influenzare anche lo sviluppo neurocomportamentale del feto.

Uno studio di Whitehouse del 2010 sull’esposizione prenatale al testosterone ha scoperto che questo fenomeno può influenzare la maturazione del cervello fetale, la cognizione e il comportamento postnatale. Secondo altri prestigiosi studi (Holler 2013 e Hines 2010) questa esposizione è collegata alle differenze sessuali osservate nella comunicazione e nel comportamento durante l’infanzia.

Per quanto riguarda il sesso fenotipico, inoltre,è stato riscontrato che i livelli di testosterone materno durante la gravidanza non sono correlati al sesso del feto, indicando che la fonte dell’esposizione prenatale al testosterone potrebbe provenire direttamente dall’unità fetale piuttosto che attraverso il trasferimento materno-fetale. Invece l’orientamento sessuale potrebbe esserlo. È infatti noto che il passaggio di estrogeni nel cervello embrionale delle femmine porta, al contrario di quanto ci si aspetta, ad una mascolinizzazione del cervello femminile.

Personalmente ho sempre ritenuto che una importante componente della spinta disforica delle donne che desiderano trasferimento sessuale sia dovuto a questo. Il cervello femminile è protetto embriologicamente dagli estrogeni, che lo influenzerebbero virilmente, grazie al fatto che la placenta produce una proteina (l’alfafetoproteina) che li lega, impedendo il passaggio degli stessi nel cervello.

In questo caso la somministrazione di testosterone, che viene in gran parte trasformato prontamente in estradiolo nel grasso della madre, potrebbe aver sovrasaturato la capacità legante dell’alfafetoproteina esponendo il cervello fetale a un carico estrogenico che potrebbe portare, se fosse femmina, anche a una disforia di genere.

In estrema sintesi, tutti questi studi indicano che elevati livelli di testosterone materno possono avere implicazioni significative sullo sviluppo fetale, in particolare in termini di esiti neurocomportamentali. L’impatto sembra essere complesso e potenzialmente avere una influenza sia su aspetti cognitivi che comportamentali del feto.

*Claudio Giorlandino, Direttore generale Italian College of Fetal Maternal Medicine

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