La crisi in Medio Oriente e i diritti dei bambini e degli adolescenti

Osservando la situazione della crisi in Medio Oriente dal punto di vista dei diritti dei bambini e degli adolescenti sanciti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo approvata dall’Assemblea dell’Onu il 20 novembre 1989, e recepita da quasi tutti gli Stati del mondo, si traggono due conclusioni operative che richiamano i governi al rispetto dei 54 articoli della convenzione.

Mi limito a citarne due, che sono particolarmente esemplificativi. L’articolo 6 recita che: “Gli Stati riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita”. E inoltre che “gli Stati assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo”.

Prima di esaminare in che modo garantire la vita e la salute al bambino, il successivo articolo 8 recita: “Gli Stati  si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari…”. L’applicazione di questi due articoli è particolarmente urgente.

L’articolo 6 porta l’impegno a garantire il diritto alla vita e alla sopravvivenza. Le condizioni dei bambini palestinesi erano gravi già prima della guerra, pertanto dobbiamo garantire impegni di assistenza ancora maggiori quando arriverà la tanto attesa tregua.

Alcuni dati sono molto esemplificativi. La media degli ultimi anni, prima della guerra, indicava che su mille neonati palestinesi ne morivano 23 entro il primo anno di vita, questo mentre in Italia la mortalità è dieci volte inferiore: noi abbiamo lo stesso numero di morti ogni 10.000 nati (2,6 per 1000). Questo richiede un primo impegno di potenziare i servizi di assistenza alla gravidanza, al parto e all’infanzia.

Altro dato importante riguarda l’alto numero di bambini palestinesi che hanno cardiopatie congenite. Già in passato i cardiochirurghi pediatrici italiani sono andati a operare gratuitamente i bambini palestinesi, ma proprio ora sarà opportuno potenziare i servizi di cardiologia e cardiochirurgia pediatrica per poter fare diagnosi precoci e assicurare interventi ma anche assistenza e monitoraggio ai bambini cardiopatici.

Infine tra la popolazione palestinese è stato notato che l’assistenza sanitaria è minore lontano dai centri più grandi più grandi, pertanto è raccomandabile che dopo il periodo dell’emergenza post bellica, possano essere potenziati dei servizi sanitari attuando quello che viene definito “mobile clinic”, cioè centri sanitari mobili.

Non solo. In base all’articolo 8 dobbiamo garantire ai bambini palestinesi l’esistenza di uno Stato indipendente, ove possano sviluppare un processo di identificazione nella cultura, nella famiglia, nella religiosità, nella vita quotidiana. I bambini, tutti i bambini, hanno bisogno di radici per crescere. E questo vale anche per i bambini israeliani, che hanno diritto alla sopravvivenza del loro Stato. E che gli adulti si impegnino per il rispetto dei loro diritti.

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