Covid cambia il mondo, nel cervello l’arma in più

Rosario Sorrentino

Rosario Sorrentino

Catapultati sul set di un film, come comparse per caso. Un kolossal su Covid-19 che narra l’imminente fine di una gloriosa civiltà. Proprio così: è questo il sentimento, la sensazione, che prevale qua e là. Storditi e confusi, come non mai, ci dimeniamo con azioni scomposte, talora senza controllo. Quasi vinti da un nemico invisibile che non molla la presa. Anzi. Che oltre ad iniettarci se stesso, ci trasmette pure la paura e l’angoscia di vivere. Il consistente e per certi versi surreale, quasi onirico, ‘strappo esistenziale’ dovuto a Covid-19 e al suo forte impatto emotivo, non può non suscitare però alcuni interrogativi e riflessioni di diversa natura.

 

Nessuno di noi può sottrarsi dal riconoscere che quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, è a tutti gli effetti un trauma collettivo. Una morsa, un evento negativo senza precedenti. O meglio, un ‘disturbo post-traumatico da stress’ prolungato, di tipo globale. Il nostro cervello, in alcune condizioni che potremmo definire stupefacenti, si comporta e agisce come una sorta di spugna e successivamente come una grossa ghiandola. Registra, apprende a livello cosciente e inconsapevolmente, cose che solo in parte percepiamo. Per poi restituirci tutto, ogni cosa, sotto forma di azioni, decisioni e pensieri che ci appaiono sconcertanti, perché difficili da interpretare e comprendere.

 

Le incognite che ci attendono sono molteplici, al punto che sono in molti quelli che iniziano ormai a guardare al futuro più come una minaccia, che come una opportunità. Se da una parte, infatti, la pandemia di Covid ci ha fatto scrollare di dosso una serie di falsi bisogni e di abitudini non poi così necessarie, dall’altra ha messo a dura prova la nostra tenuta nervosa. Ci sentiamo un po’ tutti sospinti a vivere in una dimensione, per certi versi unica, paradossale. Limitati nella nostra libertà di azione e avvolti da un profondo senso di vulnerabilità per quanto riguarda la nostra salute. Cose preziosissime, che avevamo dato per scontate. Esortati, poi, se non costretti a più riprese, a realizzare quel salto di mentalità per tenere il passo di una realtà che ci appare a tratti sconvolgente. Che può esprimersi solo attraverso l’acquisizione di un diverso modo di pensare, essere ed agire.

 

L’onda di quello che ci attende è lunga, se non addirittura lunghissima. La sfida è di quelle vere, ma per vincerla è necessario attrezzarsi con una strategia di medio-lungo periodo. E allora avanti a colpi di resilienza, il ‘piano B’ del nostro cervello, per non soccombere e risalire la china, possibilmente più forti e migliori di prima. Questo, attraverso risorse di tipo genetico, neurobiologico e soprattutto comportamentale. Mai espresse finora, si intende. Ma anche, e non guasta mai, di una buona dose di flessibilità mentale. Che aiuta a realizzare adattamento ambientale ed emotivo. Ma anche l’idea di accettare ruoli e percorsi diversi, in un mondo improvvisamente cambiato. Uno scatto in avanti necessario, per continuare a mantenere quel ruolo di protagonisti che l’evoluzione, puntando su di noi, sembra averci assegnato.

 

*Rosario Sorrentino, neurologo, divulgatore scientifico e autore del volume ‘La paura ci può salvare’ (Solferino).

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