Vaccino Takis, dal Pascale identikit della sperimentazione

Covid Paolo Ascierto
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E’ il secondo vaccino ‘made in Italy’ contro Covid-19, dopo quello ‘targato’ Reithera. Secondo solo in base ai tempi della sperimentazione, perché la Takis di Castel Romano i risultati della ricerca di base sul suo candidato vaccino iniziò a renderli noti proprio a marzo di un anno fa, in piena prima ondata.

Poi il cammino di questo vaccino sembrò farsi più accidentato, fino all’accordo con Rottapharm Biotech di Monza. Ora, invece, si corre. E’ infatti iniziata la fase 1 di sperimentazione italiana del vaccino Takis, che vede coinvolti l’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, l’ospedale San Gerardo di Monza e l’Istituto nazionale Malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Proprio al Pascale c’è grande ottimismo su questo vaccino, come ci hanno raccontato Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di Melanoma e Terapie innovative dell’Irccs Pascale di Napoli, e Attilio Bianchi, direttore generale dell’Irccs, in un’intervista a due voci.

Quali sono le peculiarità del vaccino Takis Rottapharm? E quali sono i vantaggi, in particolare, di un vaccino a Dna rispetto al problema delle varianti di Covid-19?

Ascierto: Il vaccino Takis Rottapharm è un vaccino a Dna, il quale contiene al suo interno il codice genetico del virus che poi viene tradotto in proteine attraverso la mediazione dell’Rna. Il suo vantaggio è che, a differenza dell’Rna che è una molecola che va conservata a temperature molto basse, il Dna è stabile e non necessita di particolari temperature per essere conservato o trasportato. Inoltre, proprio come l’Rna, può essere modificato molto velocemente secondo le sequenze delle varianti emergenti del coronavirus.

Parliamo della sperimentazione: quali sono i tempi, quante persone coinvolgerete al Pascale e che tipo di volontari cercate per il vaccino Takis?

Bianchi: Il Pascale è ente coordinatore per la sperimentazione e parteciperà a tutte le fasi di sperimentazione del vaccino. Ora ci troviamo nella fase 1 della sperimentazione, che ha lo scopo di testare il vaccino su un numero limitato di volontari, per valutarne la tossicità. I soggetti che possono candidarsi devono avere tra i 18 e i 65 anni, devono essere in buone condizioni di salute ed ovviamente non devono aver mai contratto il virus.

C’è il timore che il caos su AstraZeneca possa complicare la sperimentazione?

Ascierto: Per quanto riguarda il “caos” su AstraZeneca, la paura che questa situazione possa in qualche modo ridurre il numero di candidati alla sperimentazione ovviamente c’è. Ma per ora stiamo procedendo molto bene e ogni giorno ci arrivano tante adesioni. E’ importante stressare il concetto che la vaccinazione della maggior parte dei cittadini sarà l’elemento cruciale nel risolvere il problema Covid.

Se tutto procederà secondo i tempi, quando pensate di avere tutti i dati necessari?

Ascierto e Bianchi: La prima fase, quella in corso, dovrebbe durare circa 2 mesi. Successivamente una volta ottenuti i primi dati riguardanti l’efficacia e la sicurezza, partiremo con la fase 2 (ad agosto-settembre), che corrisponde alla fase di espansione, e coinvolgerà circa 150 volontari che saranno trattati con il dosaggio e la schedula di somministrazione approvata durante la fase 1.

Infine inizierà la fase 3 (inizi 2022), in cui il vaccino sarà confrontato con il placebo e ci permetterà di valutarne l’efficacia reale. Se tutto va come speriamo, per la fine dell’anno prossimo dovremmo avere i dati definitivi con cui procedere alla richiesta di autorizzazione da parte degli enti regolatori.

Questo sarà un vaccino di seconda generazione, quante dosi prevede?

Ascierto: Il numero delle dosi dipenderà dai risultati dello studio, valuteremo infatti la somministrazione di una e di due dosi, per verificare quale darà la migliore efficacia e quindi protezione. Tuttavia sarà possibile ripetere la somministrazione del vaccino anche più di una volta, in caso di necessità, per permettere una maggiore risposta immunitaria.

Possiamo avere qualche dettaglio in più sul meccanismo d’azione? E perché lei professor Ascierto su è sempre detto molto ottimista su questo vaccino?

Come ho già anticipato il vaccino è a Dna e, oltre alla possibilità di essere conservato e trasportato senza dover rispettare particolari temperature, può essere facilmente modificato in laboratorio secondo le sequenze delle varianti del coronavirus. Il motivo dell’ottimismo è dovuto agli studi che si stanno facendo anche nel campo oncologico, che sembrano molto promettenti. Non è un caso che siamo impegnati con questa sperimentazione. Infatti da anni collaboriamo con Takis per la messa a punto di un vaccino terapeutico per il melanoma metastatico.

Una domanda ad entrambi: siete già stati vaccinati contro Covid-19? E perché tutti dovrebbero sottoporsi alla vaccinazione?

Bianchi e Ascierto: Si, siamo stati tra i primi a vaccinarci. Riteniamo che, sia come cittadino, che come medico, padre, marito, sia un dovere etico oltre che morale sottoporsi alla vaccinazione. È l’unica arma che abbiamo a disposizione per tornare alla normalità, che tutti ormai ci auguriamo ritorni il prima possibile.

In un momento in cui si è fatta davvero molta confusione e si sono moltiplicati i timori sui vaccini, colpisce pensare che dei volontari si offrano per testare prodotti del tutto nuovi. C’è qualche storia particolare su qualche volontario che ci volete raccontare?

Ascierto: Non abbiamo storie particolari, tuttavia è storia comune la determinazione dei soggetti che, anche se non rientrano tra i criteri di inclusione dello studio, insistono per essere arruolati e per dare una mano alla ricerca scientifica.

Bianchi: Io in realtà un ricordo ce l’avrei. Non è un volontario, è la prima paziente oncologica vaccinata al Pascale una settimana fa. Una signora semplicissima, sulla sedia a rotelle, accompagnata dal figlio, che mi disse: “Io avevo voglia di vaccinarmi, ma avevo anche tanta, tanta paura. Qui, insieme a voi, mi sento protetta, e sono contenta di averlo fatto”. Ecco, non la dimenticherò mai.

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