L’ anticorpo monoclonale tutto italiano contro Covid-19 va avanti nella sperimentazione e i dati sono promettenti. Ecco quando arriverà. La versione originale di questo articolo, a firma di Margherita Lopes, è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2021.
UN ‘GIOIELLO’ della ricerca italiana, che promette di ‘spegnere’ l’infezione da Sars-Cov-2 prima che diventi un incendio. È il super anticorpo monoclonale made in Italy sviluppato dal team di Rino Rappuoli, scienziato italiano celebre nel mondo, ideatore di numerosi vaccini tra cui quello contro il meningococco B. Rappuoli, Chief scientist di Gsk Vaccines a Siena, è coordinatore del Monoclonal Antibody Discovery (Mad) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences, impegnato nello sviluppo di un potente anticorpo contro Covid-19, che si sta dimostrando estremamente promettente.
Ma a che punto è la sperimentazione di questo farmaco?
Abbiamo iniziato la sperimentazione clinica alcune settimane fa. La fase 1 è composta da tre coorti con tre diversi dosaggi, e la prima è finita. I risultati su 30 volontari sani ci stanno dicendo che il farmaco è sicuro, e ci permetteranno di individuare il dosaggio ideale. La fase 1 finirà verso metà aprile, poi speriamo di partire con la sperimentazione clinica vera e propria: daremo il monoclonale a circa 800 persone positive al tampone e vedremo se le fa guarire nel giro di pochi giorni. In questo modo potranno evitare ricoveri e rischi di aggravamento. Questo trial si svolgerà in diversi centri in Italia, in teoria a fine aprile. Spero di avere dei dati utili per fine maggio-giugno. Poi verrà presentato il dossier per l’autorizzazione, che speriamo avvenga in modo rapido.
In che cosa questo anticorpo si differenzia dagli altri, già approvati o in sperimentazione? E visto che uno dei problemi di queste terapie è il costo – pari a migliaia di dollari a trattamento – si può avere qualche idea sul prezzo?
Il nostro è il più potente fra gli anticorpi sviluppati finora in tutto il mondo, questo ci permette di poterlo dare per iniezione anziché per infusione endovenosa. Dunque, in teoria, può essere somministrato anche a casa. Inoltre abbiamo un costo di produzione più basso, cosa che renderà il prezzo più accessibile rispetto ad altri anticorpi. L’idea di partenza era quella di avere ‘armi’ potenti ma accessibili anche a popolazioni e Paesi che non potrebbero permettersi i prezzi dei monoclonali autorizzati. Infine il nostro anticorpo si è dimostrato efficace anche contro le varianti emerse finora.
Stanno arrivando numerosi vaccini, ma anche nuove terapie: a che punto siamo nella lotta alla pandemia, e quando potremo tirare un sospiro di sollievo?
Siamo in un momento cruciale, nei Paesi ricchi i vaccini stanno arrivando. Il presidente Biden ha detto che vuole vaccinare tutti gli americani entro maggio e noi due mesi dopo dovremmo aver immunizzato la maggior parte della popolazione. È un momento davvero unico: tra monoclonali, vaccini e antivirali, che tra un po’ arriveranno, in autunno dovremmo essere in grado di cominciare a controllare la pandemia. Speriamo di non avere più lockdown e in un Natale più sereno.
Quante dosi potremo produrre in Italia di questo super anticorpo?
In questo momento stiamo producendo il monoclonale insieme a Menarini, che ha un impianto a Pomezia, e lo stiamo infialando presso la Ibi Lorenzini sempre a Pomezia. Tutto è fatto in Italia. Credo che non potremo superare 1-1,5 milioni di dosi l’anno, ma dovremmo avere già abbastanza dosi per affrontare l’emergenza dei prossimi mesi. Se necessario, infine, potremo trasferire la tecnologia ad altri impianti di produzione, purtroppo non in Italia perché non ne esistono. Ma in caso di necessità potremo avere una produzione molto più ampia.
La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.
