Covid, amici e parenti divisi dal no ai vaccini

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Ormai ogni prudenza è saltata e l’Italia – fatta di famiglie, colleghi, amici e conoscenti – si è scoperta divisa in due: favorevoli e contrari, complottisti e non, pro vax e no vax.

Al centro di questa nuova tifoseria senza quartiere ci sono loro: i vaccini anti-Covid. Un’arma per uscire dalla pandemia, si è detto. Ma ormai, di fatto, una questione primaria per capire in quale casella includere l’altro: alleato o avversario.

Più della squadra di calcio (penso alla passione per Roma o Lazio, Milan o Inter, per non parlare della Juve), degli studi fatti (si sa che quelli del classico sono un po’ snob, e ogni tanto tirano fuori aoristi e perifrastiche passive), della fede politica (ricordate le infinite discussioni, e le liti, tra conservatori e progressisti alle cene di fine anno?) poterono i vaccini.

Così ormai ci sono amicizie di una vita che si sono polverizzate di fronte all’iniezione anti-Covid. Ma come è possibile, direte voi? La storia di Jennifer Aniston, che ha deciso di tagliare i ponti con gli
amici che hanno deciso di non vaccinarsi, è solo un esempio celebre di quello che sta accadendo ormai da settimane. Più vicino a noi il caso di Salvatore, che racconta la sua esperienza a Selvaggia Lucarelli sul ‘Fatto quotidiano’.

Ma cosa è accaduto alla protagonista di Friends? Il fatto è che, dopo mesi di attacchi, insulti e velate minacce, i pro vax – e con loro la Aniston – hanno deciso di smettere di discutere e stanno tagliando fuori quanti, fra amici, parenti e conoscenti, si professano dichiaratamente contro i vaccini.

Personalmente ho assistito a fughe di massa da chat di gruppo, messe in piedi in pieno lockdown (quando ci volevamo tutti più bene) per consentire contatti (virtuali) fra amici di una vita. All’improvviso addio chat, magari dopo la pubblicazione delle immagini di una delle tante manifestazioni contro i vaccini.

Ma non sono mancate richieste di spostamento di ombrelloni (‘quelli sono no vax’), prenotazioni al ristorante cancellate, limatura degli inviti a cena fuori. Per non parlare di chi, in quest’epoca social, ha fatto pulizia fra gli amici di Facebook o Instagram (una cosa molto più semplice e, di certo, salutare),

Nella mia esperienza devo dire che gli amici o conoscenti no vax sono stati molto rispettosi: sono sinceramente preoccupati per la mia sopravvivenza di vaccinata e, con un certo tatto – perché sanno come la penso – ogni tanto mi inoltrano qualche studio in cui si prevede una trasformazione in unicorno o metal detector.

Amando da sempre gli unicorni, mi limito a rassicurarli sulla mia salute. E a ricordare a tutti che “Covid è una malattia e dunque il genere è femminile”, (la Crusca l’ha resa una battaglia persa, lo so, ma sentire ‘il Covid’ mi ferisce nel profondo).

Evidentemente però io sono fortunata: sentirsi dare del ‘pecorone’, se non peggio (‘idiota’, ‘folle’ ‘subalterno’, ‘chiavo del sistema’) è decisamente spiacevole. Specie se arriva da ‘follower’ o ‘amici’ che fanno molta fatica ad esprimere il loro pensiero superiore in un italiano privo di errori di grammatica e sintassi.

Al di là della consecutio (ho fatto il classico, lo confesso), parlare con un no vax arrabbiato è per certi versi affascinante, perché mostra rotazioni mentali degne di una montagna russa. Ma soprattutto un ego smisurato, e un totale spregio del bene comune.

Sintetizzo così – sommariamente – la posizione che mi pare di aver compreso: non voglio niente nel mio corpo di sconosciuto (immagino che questo esclusa anche il sesso occasionale e sostanze come l’acido acetilsalicilico, considerato che non sono in tanti a conoscere la formula e il meccanismo d’azione dell’aspirina); non voglio pregiudicare la salute futura dei miei figli (che però ho sottoposto di buon grado alle vaccinazioni obbligatorie previste dalla legge Lorenzin, perché altrimenti non sarebbero andati a scuola); non vogli0 diventare magnetico o farmi iniettare un chip dal governo (d’altronde chi lo vorrebbe? Oddio, forse il magnetismo come super potere non è male). Ma, soprattutto, non voglio limiti alla mia libertà, anche quella di non volere i vaccini, quindi non voglio il green pass.

Ma è la democrazia, bellezza. E la libertà, di tutti noi, è limitata da sempre.

Così, dopo mesi di insulti, critiche e discussioni, proprio il green pass ha fatto saltare definitivamente gli equilibri. E gli italiani che da tempo hanno deciso che, invece, i vaccini li vogliono, e li hanno fatti – per loro stessi e per quanti non possono proteggersi o sono più fragili di fronte a Covid-19 – hanno reagito tagliando i ponti.

D’altronde è diventato impossibile evitare l’argomento. E se la posizione intermedia degli esitanti è sempre più traballante – ‘io aspetto’, ‘magari non serve’, ‘vediamo che succede ma non sono un no vax’ – segnalo che i pro vaccini hanno iniziato a guardar male anche loro.

Dunque prepariamoci a cene, tavolate, famiglie, ma persino locali separati: i pro vaccini hanno iniziato l’opera di esclusione. Ve lo dico: ne conosco di agguerriti, che stanno chiudendo senza troppi drammi amicizie di una vita pur di non sentirsi più dare del pecorone.

Aspettando la riapertura delle scuole, e il dramma dei figli che vogliono essere immunizzati contro il parere dei genitori no vax, segnalo che i vaccini sono diventati come l’Innominato: meglio non tirare fuori la questione, se si vuole evitare feroci discussioni.

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