Covid e vaccini, mentre discutiamo il virus se la ride

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Mentre noi discutiamo su vaccini e varianti, obbligo e adolescenti, controlli e green pass, il virus di Covid-19 “se la ride”. Ne è convinto Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, che il Sars-Cov-2 lo conosce bene per averne studiato, fin dall’inizio della pandemia, sequenze e varianti.

Insieme ai colleghi Antonello Maruotti, Giancarlo Ceccarelli, Fabio Divino, Michele Guarino e Silvia Angeletti, Ciccozzi – in una lettera all’editore del ‘Journal of Medical Virology’ – analizza quella che, generosamente, possiamo definire una comunicazione caotica e confusa su Covid-19 e sui vaccini.

Ma anche le varie linee di azione che hanno visto – ad esempio – aprire tutto (come nella Gran Bretagna alle prese con gli Europei di calcio), o chiudere tutto (come in Australia), di fronte alla minaccia delle varianti.

“In linea di principio – spiegano gli autori – evitare la vaccinazione è molto rischioso. In Russia la popolazione ha rifiutato la vaccinazione e sono sorte molte infezioni”. L’agenzia regolatoria “contribuisce ad aumentare la confusione e l’incertezza. Diverse affermazioni, anche contraddittorie, sono state diffuse nel tempo sui vaccini e sull’età per la somministrazione. Ciò ha portato le persone a dubitare dei vaccini”.

Insomma, abbiamo avuto “troppe regole poco chiare da seguire e nessuna spiegazione del perché le regole cambino nel tempo. Infine, c’è un enorme dibattito sugli effetti dei vaccini sul ‘valzer delle varianti’, Alfa, Beta, Gamma, Gamma plus e così via. Possiamo elencare ricerche che dicono che i vaccini non proteggono dalle varianti, che i vaccini proteggono un po’, che i vaccini proteggono dalle varianti. La gente è confusa; lo siamo anche noi”, confessano i ricercatori.

Ma in realtà “i dubbi sono pochi: ormai – ci dice Ciccozzi – sappiamo che due dosi di vaccino proteggono contro gli effetti più gravi di Covid-19 e contro le varianti”. Ma come spiegarlo a chi esita? “Dobbiamo essere onesti: è vero che dopo la vaccinazione ti puoi infettare, ma il vaccino scinde il legame tra infezione e malattia. Ti puoi infettare nel 23% dei casi, ma se hai la doppia dose non vai in ospedale: stai a casa con un po’ di febbre e dopo 8-9 giorni spesso si è già negativi”.

A dimostrarcelo è anche l’andamento di quella che è stata definita la quarta ondata. “Il virus ha circolato e sta circolando, ma non si sono raggiunti i picchi nefasti che erano stati previsti da alcuni, ancor più se guardiamo quello che sta accadendo negli ospedali”, aggiunge Ciccozzi.

“Questa è una pandemia dinamica, occorre guardare i dati settimana per settimana, ben sapendo che sono i numeri quelli che ci devono guidare. I numeri dei contagi, ma anche quelli dei vaccinati”. Insomma, per Ciccozzi “la curva si sta appiattendo, anche se di certo i dati sono incompleti perché non tutti i casi Covid positivi oggi vengono identificati e tracciati”.

“Noi l’anno passato avevamo meno infetti in estate, perché venivamo da due mesi di lockdown, ma i pazienti erano anziani e finivano in rianimazione e in ospedale. Oggi abbiamo il vaccino: è vero che gli infetti sono di più, ma spesso sono giovani. E i numeri degli ospedali non sono paragonabili: la maggior parte dei pazienti in ospedale è non vaccinato. E anche il tasso di letalità di Covid-19 si è drammaticamente ridotto in questi mesi: da 2,5 è sceso sotto 2″.

C’è poi la questione dell’altruismo epidemiologico, come dicono Ciccozzi e colleghi. “In Africa, Paesi Medio Orientali e nella stragrande maggioranza dei Paesi poveri il vaccino resta un miraggio. Finora solo 20 milioni di africani, circa l’1,5% della popolazione del continente, sono stati completamente vaccinati. Dall’America Latina al Medio Oriente fino al Sud-Est asiatico, il vaccino continua a essere un bene prezioso. ‘Proteggili per proteggerci’ dovrebbe essere la regola: questi Paesi possono essere una sorta di sacca endemica dove il virus si muove, infetta e può creare nuove varianti. Varianti che possono ridurre la protezione del vaccino nel tempo”, avvertono

“I francesi sono soliti dire “On a remise l’église au milieu du village” (“Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio”), che significa riabilitare certi valori dopo un periodo di annebbiamento. Ciò è particolarmente vero e importante in periodi, come quello attuale, di estrema incertezza, in parte dovuta a discussioni scientifiche, ma in gran parte a questioni comunicative che riflettono una non piena comprensione dei risultati della ricerca. Questo disorienta le persone e scredita la scienza, e intanto… il virus se la ride”, scrivono i nostri scienziati.

Ebbene, per farlo smettere di ridere “dobbiamo essere più veloci di lui: sta a noi, adesso, fare in modo che questo virus diventi uno dei tanti con i quali conviviamo da secoli. E possiamo farlo facendo, anche a livello personale, le scelte giuste: vacciniamoci con due dosi“, conclude Ciccozzi.

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