Tremila interventi con chirurgia robotica all’anno, almeno un centro specializzato in ogni provincia e una rete che riunisca le eccellenze regionali. Sono le prospettive dell’azione di sviluppo e formazione approvata ieri dalla giunta della Lombardia.
La proposta viene dall’assessore al Welfare Letizia Moratti, che ritiene la chirurgia robotica “strategica” per la sanità regionale. E per questo intende “intraprendere questa strada con ancora più convinzione, attraverso percorsi virtuosi e momenti di formazione e aggiornamento”.
“Lo sviluppo della chirurgia robotica, come per tutte le innovazioni tecnologiche introdotte nel settore sanitario, richiede che ci sia una valutazione di appropriatezza clinica, basata sulle evidenze. Come pure una formazione adeguata degli operatori e un accesso universale ed egualitario per i cittadini. Il che costituisce la risposta a uno dei principi cardine del Sistema sanitario nazionale: l’accesso alle cure”, ha detto Moratti.
Indicando anche i due enti di riferimento per la formazione in virtù della propria esperienza proprio nel campo della chirurgia robotica: l’ospedale Niguarda e l’asse Santi Paolo e Carlo.
Secondo i piani della Regione in ciascuna delle 12 province ci dovrà essere un centro specializzato in grado di eseguire almeno 250 interventi di chirurgia robotica l’anno, lavorando per estendere questa tecnologia al maggior numero di specializzazioni chirurgiche.
I dati pre-Covid relativi al 2019 indicano infatti che dei quasi 24 mila interventi di chirurgia robotica eseguiti in Italia, la maggior parte riguarda soprattutto l’urologia (67%) e solo il 16% la chirurgia generale, la ginecologia (10%), la chirurgia toracica (5%) e l’otorinolaringoiatria (2%).
Appropriatezza e value-based medicine saranno le direttici lungo cui si muoverà il piano della Regione. Che istituirà un gruppo di lavoro per valutare i costi-benefici relativi alle operazioni ‘tradizionali’ o assistite dalla robotica.
