Benessere, il volontariato fa bene (anche) a chi lo fa

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“Fare del bene ti fa bene”. Quello che può suonare come uno slogan sul “prendersi cura” degli altri come una vera e propria medicina per il benessere di chi presta il proprio aiuto pare essere in realtà un’evidenza scientifica. E non solo sul fronte psicologico.

Essere disposti a dare una mano e a far sentire la propria vicinanza a chi soffre per problematiche sociali e/o sanitarie può rappresentare addirittura un meccanismo di controllo per le reazioni infiammatorie, con evidenti ripercussioni sul benessere di chi offre il proprio aiuto. Insomma: se è vero che abbiamo bisogno di persone che si prendano cura di noi nei momenti di debolezza e fragilità psicofisica e che una mano tesa ci aiuti a sentirci meglio, è altrettanto vero il contrario.

Darsi da fare per gli altri può rivelarsi produttivo per il nostro benessere, in chiave di prevenzione dell’infiammazione cronica e di tutte le sequele che questa comporta.

L’originale conclusione, esami ematochimici alla mano, arriva da uno studio condotto all’Università Statale dell’Ohio da un’equipe coordinata da Tao Jiang, apparsa sulla rivista scientifica Brain, Behaviour and Immunity. Lo studio dimostra che proprio un parametro dell’infiammazione cronica, ovvero la misurazione dei valori di IL-6 (Interleuchina-6), tende a modificarsi in senso positivo quando si instaurano relazioni d’aiuto positive a favore di altri e proprio la reazione infiammatoria sarebbe inferiore, nel tempo, se si ha la sensazione di poter essere davvero si supporto ad altre persone.

Questo dato avrebbe anche una decodifica di genere, pur se non si può parlare di una certezza statistica, vista che le donne tendono ad avere un maggior impatto positivo dalla disponibilità di prendersi cura di un’altra persona. Ovviamente, sia chiaro, perché tutto funzioni deve esistere la percezione che il supporto sia bidirezionale, quindi reciproco. In sintesi, come rivelano gli autori della ricerca, se le persone credono di poter dare più sostegno ad amici e familiari, queste relazioni sono particolarmente gratificanti e alleviano lo stress, con conseguente riduzione dell’infiammazione.

Sul fronte della ricerca, va detto che sono state considerate le informazioni relative a oltre 1000 persone adulte sane tra i 34 e gli 84 anni, che hanno offerto dati sul fronte psicosociale comprendenti la vita di coppia, le amicizie, i rapporti familiari. Oltre a questo i partecipanti hanno dato indicazioni sulla percezione del possibile aiuto che poteva arrivare da amici e familiari stretti, per capire poi l’impatto del loro eventuale impegno.

Il supporto sociale reciproco si è dimostrato molto utile, tanto che livelli più elevati di IL-6, marcatore dell’infiammazione cronica e quindi potenzialmente indice di un possibile maggior rischio di malattie cardiovascolari ed altre, si sono osservati in chi non percepiva questo aiuto e quindi era meno disposto ad offrirlo. Aiutare gli altri, insomma, aiuta noi stessi.

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