Covid, il ‘cacciatore di varianti’ sul mix Omicron e Omicron 2

Omicron 2
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Sars-Cov-2 continua la sua evoluzione e si presenta a noi sotto una nuova veste. Una nuova variante composta da un mix di Omicron 1 e Omicron 2. I primi ad averne traccia sono i ricercatori israeliani che hanno sequenziato i campioni prelevati da due persone risultate positive all’infezione.  A darne notizia ieri è stato il ministero della Salute israeliano, che ha twittato di una variante “mai vista la mondo” prima. Una notizia che è subito rimbalzata sulle agenzie di stampa di mezzo mondo.

In realtà per quanto sappiamo ora, non c’è da preoccuparsi. “Si tratta di una normale ricombinazione che avviene tra i ceppi dei virus a Rna come è Sars-Cov-2. Un po’ come accade di consueto al virus dell’influenza stagionale”, rassicura il professor Massimo Ciccozzi, responsabile Unità di ricerca in Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Raggiunto da Fortune Italia spiega che ciò può avvenire quando una stessa persona viene infettata contemporaneamente da due varianti dello stesso virus, in questo caso Omicron 1 e 2, che ricombinano tra loro dando origine a una nuova variante.

Alla luce di ciò, sono molte le domande a cui rispondere: la nuova variante sarà più infettiva? Più aggressiva in termini di gravità dei sintomi? E il vaccino sinora somministrato è in grado di proteggerci? “Non abbiamo ancora dati sull’eventuale diverso grado di pericolosità della nuova variante. Trattandosi di Omicron, possiamo supporre che la copertura fornita dal vaccino permanga”, dice Ciccozzi. Che aggiunge: “È una variante alla stregua di Deltacron (Delta + Omicron), che poi non ha fatto più parlare di sé. Esiste e basta”.

Approfittiamo della disponibilità dell’epidemiologo per un’altra domanda: esiste una relazione diretta tra la diffusione della variante Omicron 2 e la ripresa della curva dei contagi in Italia? “Probabilmente sì. Anche se il condizionale è d’obbligo, dal momento che non sappiamo esattamente quanto questa variante sia diffusa nel nostro Paese. Diversamente da quanto avviene all’estero, da noi la capacità di sequenziamento dei campioni prelevati dalle persone positive al virus è ancora molto bassa. Dobbiamo guardare a ciò che avviene nelle altre nazioni europee: dai loro dati possiamo stimare che Omicron 2 in Italia rappresenti tra il 10 e il 30% delle infezioni”.

“Non è escluso che possa soppiantare Omicron 1, ma non dovrebbe destare maggiore preoccupazione né per contagiosità né per gravità dei sintomi. Eventuali conseguenze potrebbero manifestarsi su una leggera riduzione di efficacia del vaccino. Stiamo conducendo alcuni esperimenti a livello cellulare proprio nel nostro laboratorio, ma è ancora presto per dirlo. Piuttosto, possiamo riferirci a una perdita di efficacia della dose booster rispetto al contagio, quando siano trascorsi due o tre mesi dalla somministrazione. Questo rende la popolazione un po’ più sensibile all’infezione e questo è un elemento che può contribuire a una ripresa dei contagi”.

Vien da chiedersi allora se potrebbe avere senso la famosa quarta dose, o secondo richiamo che dir si voglia. Tranchant la risposta di Ciccozzi: “Sarei favorevole a un nuovo richiamo se fosse fatto con un vaccino disegnato sulla variante Omicron. Una nuova somministrazione di un vaccino prodotto contro una variante ‘vecchia’ non la ritengo utile”.

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