Covid in Italia in forte calo, lo scudo dell’immunità ibrida

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Mentre i numeri di Covid-19 in Italia sono ancora in netto calo, a preoccuparci è (ancora una volta) quello che sta accadendo in Cina. Qui, dopo tre anni, le rigide misure della politica Zero Covid sono state allentate di colpo. Un ‘liberi tutti’ che ha fatto correre i contagi (e, si sospetta, i morti), con il rischio di nuova variante “che – come ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci – traghetti Sars-Cov-2 oltre Omicron”.

Ma se al momento dai primi test sui passeggeri in arrivo dalla Cina negli aeroporti italiani non sono emersi nuovi sottotipi, dall’Istituto superiore di sanità arriva una notizia importate: la massima protezione contro le forme gravi di Covid-19 “si osserva con una immunità ibrida: dovuta all’effetto combinato della vaccinazione e della pregressa infezione”.

Non solo: “A parità di fascia di età e di pregressa infezione – spiegano dall’Iss – la vaccinazione riduce ulteriormente il rischio di malattia Covid-19 severa”. Ma vediamo intanto gli ultimi dati sui contagi in Italia.

Incidenza ed Rt in calo

L’incidenza settimanale a livello nazionale scende a 207 casi positivi ogni 100.000 abitanti (23-29 dicembre) contro 233 su 100.000 della settimana precedente. Buone notizie anche per quanto riguarda l’indice di contagiosità Rt: nel periodo 7-20 dicembre l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,84 (range 0,81-0,88), in diminuzione rispetto alla settimana precedente e sotto la soglia epidemica.

In discesa anche l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero: Rt=0,87 (0,84-0,90) al 20 dicembre contro Rt=0,91 (0,88-0,94) al 13 dicembre.

L’andamento è confermato dai dati che arrivano dagli ospedali: il tasso di occupazione in terapia intensiva è sostanzialmente stabile al 3,2% (rilevazione giornaliera al 29 dicembre) contro 3,1% al 22 dicembre. Nelle aree mediche si scende al 13,0% (29 dicembre) dal 13,7% (22 dicembre). Inoltre nessuna regione è definita a rischio alto.

In dettaglio, nella settimana 23-29 dicembre 2022 si registrano: 122.110 nuovi casi positivi con un -11,3% rispetto alla settimana precedente; 706 deceduti, -11,5% rispetto alla settimana precedente e un tasso di positività di 15,1%, +1,6% rispetto alla settimana precedente (13,5%).

Il report sull’immunutà ibrida

Ma torniamo alla questione della protezione. Secondo lo studio dell’Iss, il rischio complessivo di infezione e di Covid  severa è influenzato sia dallo stato vaccinale che da infezioni pregresse. In particolare, è di ben 80 volte maggiore in chi non è vaccinato e non ha avuto diagnosi rispetto a chi è vaccinato e ha una diagnosi recente.

Inoltre il pericolo si riduce sempre sopra i 12 anni, a parità di fascia di età e di condizione di pregressa infezione, con la vaccinazione. Se, ad esempio, un over 80 ha avuto una diagnosi recente, per lui il rischio di una nuova malattia severa è pari a 100 su 100mila se non è vaccinato, 49 su 100mila se ha una dose da più di sei mesi e 42 su 100mila se ha una dose da meno di sei mesi.

Attenzione, però: si osserva una perdita dell’effetto protettivo con il passare del tempo, sia per l’infezione pregressa che per la vaccinazione. Ecco perchè è raccomandato il richiamo vaccinale, anche considerato quello che sta accadendo in Cina e il fatto che, come abbiamo già visto, pensare di bloccare Sars-Cov-2 alle frontiere è un’impresa impossibile.

La circolare del ministero

Intanto una nuova circolare del ministero, firmata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza e da quello della programmazione Stefano Lorusso, stabilisce gli interventi per gestione di Sars-Cov-2 nella stagione invernale. Dall’aumento del monitoraggio alla possibilità di reintrodurre le mascherine, il documento descrive le attività in atto e quelle da rafforzare in caso di peggioramento dei numeri.

“Sebbene l’evoluzione della pandemia sia allo stato attuale imprevedibile, il nostro Paese deve prepararsi ad affrontare un inverno in cui si potrebbe osservare un aumentato impatto assistenziale attribuibile a diverse malattie respiratorie acute, prima fra tutte l’influenza, e alla possibile circolazione di nuove varianti di Sars-CoV-2, determinato anche dai comportamenti individuali e dallo stato immunitario della popolazione”, si legge nel documento.

“Si evidenzia la necessità di intensificare il sequenziamento, al fine di raggiungere una numerosità sufficiente a identificare l’eventuale circolazione di nuove varianti. È particolarmente importante evitare la congestione delle strutture sanitarie limitando l’incidenza di malattia grave da Covid-19 e le complicanze dell’influenza nelle persone a rischio, proteggendo soprattutto le persone più fragili”, raccomandano dal ministero della Salute.

I controlli sugli arrivi e i rischi

Mentre l’Unione europea non interviene su questro fronte, e dunque gli arrivi di passeggeri che fanno scalo in altri Paesi sfuggono facilmente ai controlli, capire che tipo di virus sta circolando in Cina resta fondamentale.

Il pericolo, come hanno detto gli esperti e lo stesso ministro, non è tanto legato a Cerberus, Gryphon o altri ‘nomi’ noti. A preoccupare, infatti, è la possibilità che Sars-Cov-2 ci proponga sottovarianti del tutto nuove. In questa fase della pandemia, sarebbe una vera beffa per il mondo.

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