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Tumore alla mandibola, da Bari a Napoli per una bimba di 10 anni

tumore santobono
Gilead

Restituire il sorriso di una bimba di 10 anni colpita da un raro tumore maligno,  prelevando un segmento del perone – un osso della gamba – modellato e poi impiantato nella mandibola, dopo l’asportazione della formazione maligna.

E’ una storia di buona sanità quella che coinvolge l’equipe maxillofacciale del Policlinico di Bari, arrivata al Santobono di Napoli per la rimozione di un sarcoma di Ewing in una bambina campana. Sottoposta a un trattamento microchirurgico complesso, senza doversi allontanare da casa: questa volta, infatti, a spostarsi sono stati gli specialisti. 

Il tumore di Ewing

Si tratta di una famiglia di forme tumorali che possono essere localizzate in aree diverse del corpo, con un’origine comune e caratteristiche simili dal punto di vista istologico e genetico. Sono tumori che possono insorgere a tutte le età, ma si manifestano prevalentemente nei bambini e negli adolescenti. Come ricorda l’Airc i tumori di Ewing sono piuttosto rari: per il sarcoma, per esempio, si registrano in Italia meno di 100 nuovi casi ogni anno. Il picco di incidenza della malattia si registra fra i 10-20 anni e il tumore è un po’ più diffuso tra i maschi.

L’operazione a Napoli

L’asportazione tradizionale, sottolineano dal Policlinico di Bari, avrebbe comportato la rimozione di una porzione di mandibola. Gli esiti di questa procedura, in assenza di una ricostruzione, portano a problematiche invalidanti e permanenti: deformità del volto, difficoltà nell’alimentazione e nell’articolazione delle parole.

Così per l’intervento eseguito all’ospedale pediatrico Santobono, si è tentata un’altra strada. Ed è stata chiamata la professoressa Chiara Copelli che opera con la sua equipe nell’unità operativa di chirurgia maxillo-facciale del Policlinico del capoluogo pugliese.

“L’intervento di ricostruzione – spiega Copelli – ha previsto il prelievo di un segmento di osso dal perone, il suo modellamento a ricreare la forma della porzione di mandibola asportata e il successivo trapianto nella zona da ricostruire. Quest’ultima fase viene effettuata al microscopio e – precisa la chirurga – prevede l’esecuzione di connessioni tra vasi arteriosi e venosi del diametro di pochi millimetri”.

Tutto è andato come previsto e il decorso posto-operatorio della piccola “si è svolto regolarmente e senza complicanze”, fanno sapere i sanitari. Grazie alla tecnica utilizzata, la giovanissima paziente può ottenere un completo recupero sia sotto il punto di vista estetico (simmetria del volto) che funzionale (deglutizione, fonazione, capacità di alimentarsi).

Il team e la ‘rete’

Il complesso intervento di chirurgia oncologica ricostruttiva è stato possibile grazie alla collaborazione delle direzioni generale e sanitarie delle due strutture, per riunire il team multidisciplinare. Oltre alla Copelli, hanno operato Marcello Zamparelli, direttore unità operativa di chirurgia Plastica e delle ustioni dell’Ospedale Santobono di Napoli e da Franco Ionna, direttore dell’unità operativa di chirurgia testa-collo dell’Istituto Irccs Pascale di Napoli.

L’intervento richiede l’utilizzo di tecniche microchirurgiche e di biomateriali specifici che non interferiscano con la crescita ossea della parte ricostruita nella bimba. “La rete degli ospedali pediatrici è stata fondamentale per offrire l’opportunità di un completo recupero e corretto sviluppo della piccola paziente che, senza lasciare la sua regione, ha potuto beneficiare di un intervento di assoluta eccellenza che solo pochi centri in Italia possono eseguire”, sottolinea il direttore generale del Policlinico di Bari, Giovanni Migliore.

“L’esiguo numero di rare forme tumorali in pediatria spesso non consente a più di un centro di acquisire le competenze necessarie a garantire risultati ottimali. Per questo la collaborazione tra strutture ospedaliere assicura le migliori risorse in ambito nazionale nell’esclusivo interesse dei bambini e garantisce la sostenibilità del servizio sanitario”.

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