Tunnel carpale, quando il dolore è colpa di Covid

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Formicolii, intorpidimento e dolore alla mano e al braccio. Di sindrome del tunnel carpale si stima soffra circa una persona su dieci. A contribuire all’insorgenza di questa patologia, l’anatomia del polso e movimenti ripetitivi delle mani: come scrivere al computer o sulla tastiera del cellulare. Ma anche malattie rare e persino Covid-19 possono esserne una causa.

E’ quanto suggeriscono gli scienziati del Campus di Roma dell’Università Cattolica e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, diretti da Luca Padua, professore della Facoltà di Medicina e chirurgia all’Università Cattolica e Direttore della Uoc di Neuroriabilitazione ad Alta Intensità della Fondazione Policlinico Gemelli, che hanno pubblicato il loro lavoro su Lancet Neurology.

Luca Padua, professore associato in Medicina Fisica e Riabilitativa alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e Direttore della Uoc di Neuroriabilitazione ad Alta Intensità della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Ircss

Ma che cos’è la sindrome del tunnel carpale? Si tratta di una neuropatia periferica, dovuta alla compressione del nervo mediano che raggiunge le dita passando all’interno di uno stretto canale: il tunnel carpale, appunto. Attraverso meccanismi di tipo traumatico o infiammatorio si può verificare un aumento della pressione all’interno di questa struttura anatomica, che può provocare un danno del nervo.

“La sindrome del tunnel carpale è una patologia che insorge più frequentemente con una sintomatologia notturna“, spiega Padua. Caratterizzata da parestesie e dolore alla mano. “Con il tempo, i sintomi compaiono anche di giorno, spesso in seguito all’utilizzo prolungato della mano e talvolta con una localizzazione delle parestesie alle prime tre dita”.

Nei casi più gravi si rileva una perdita di sensibilità e deficit di forza della mano. E per quanto non ci siano dati certi in merito, è probabile che un eventuale aumento dei casi si registri in specifichi gruppi di individui. “Per esempio nei soggetti più anziani o in chi soffre di alcune malattie rare“, dice ancora Padua.

In effetti, la sindrome del tunnel carpale si presenta con maggiore frequenza tra 50 e 54 anni, seguono le persone tra 75 e 84 anni. Nei soggetti più anziani la disabilità degli arti superiori potrebbe persistere anche dopo la decompressione chirurgica. Mentre alcune condizioni genetiche, che portano allo sviluppo di malattie rare, aumentano il rischio di sindrome del tunnel carpale.

Ma la novità dello studio condotto dai ricercatori dell’Università Cattolica è che “anche Covid-19 può contribuire all’insorgere di questa sindrome”, come sottolinea il professore. “Sono stati presi in esame due casi clinici. Il meccanismo ipotizzato è quello di una reazione infiammatoria delle cartilagini scatenata dal virus, con conseguente compressione del nervo mediano al livello del polso. Tuttavia, si tratta al momento di un dato troppo esiguo per poter affermare che esista una relazione causale tra Covid-19 e sindrome del tunnel carpale”.

Le evidenze disponibili non hanno ancora definito con sicurezza nemmeno se l’uso prolungato delle tecnologie rappresenti un fattore di rischio per sindrome del tunnel carpale. È verosimile tuttavia che l’utilizzo prolungato di device come lo smartphone possa predisporre alla sindrome.

Per il trattamento della sindrome del tunnel carpale sono ora disponibili diverse opzioni di cura, che forniscono ai medici la possibilità di scegliere l’approccio migliore personalizzandolo per ogni paziente. Ma il primo passo nel trattamento della sindrome, precisa Padua, “è non chirurgico, di tipo conservativo, iniziando con l’informazione e l’educazione del paziente“.
Poiché nella maggior parte dei casi la sindrome del tunnel carpale peggiora nel tempo, è importante accertarla e curarla prima possibile. “La chirurgia dovrebbe essere riservata alle compressioni più gravi e in fase più avanzata. La selezione dell’approccio migliore per la diagnosi e il trattamento della sindrome del tunnel carpale, si baserà poi ovviamente sull’esperienza e sull’opinione del medico”, conclude il professore.
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