Club Santé, Italia e Francia unite di fronte alle sfide europee

Club Santé Italie
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Italia e Francia sono “complementari” nel settore della salute e possono, anzi devono, fare fronte comune per vincere le sfide che si prospettano a livello europeo e rendere l’Europa “più attenta alle esigenze dei cittadini”. Ne è convinto l’ambasciatore Christian Masset, che ha ospitato a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia, rappresentanti del Governo e delle aziende di Club Santé Italie: l’associazione senza scopo di lucro nata nel 2014, che riunisce le oltre 25 aziende francesi del settore della salute, della sanità e del pharma presenti in Italia, dove “puntano a innovare, creare valore e posti di lavoro”, ha ricordato Masset.

Fil rouge, il Trattato del Quirinale per una cooperazione rafforzata tra il nostro Paese e la Francia. Ebbene, il settore della salute è una delle aree in cui questa ‘alleanza’ può essere declinata.

E se nelle ultime settimane i rapporti fra i due Paesi non sono stati proprio idilliaci, l’impressione uscendo da Palazzo Farnese è che la sintonia fra le imprese francesi e le istituzioni poggi su solide basi. D’altronde se gli investimenti francesi nelle scienze della vita in Italia sono importanti, lo stesso vale per quelli italiani in Francia, come ha ricordato Masset (le nostre imprese Oltralpe hanno dato vita al Club Leonardo).

Una partita da giocare insieme

“Sono tanti i punti di contatto fra i nostri due Paesi – ha detto Marcello Cattani, presidente di Club Santé Italie, presidente, amministratore delegato di Sanofi per Italia e Malta nonchè presidente di Farmindustria – Quella delle nuove sfide che fronteggia l’Europa è una partita che Italia e Francia devono giocare insieme”. E a dirlo sono anche i numeri.

Il ‘peso’ del Club Santé Italie

Le imprese del Club Santé danno lavoro a “circa 12.600 persone, con investimenti pari a 6.324.628.667 euro e un fatturato di oltre 3,7 mld nel 2022. Parliamo di realtà imprenditoriali profondamente radicate nel nostro Paese, aziende d’eccellenza che credono nelle sue grandi potenzialità e ne accrescono la competitività a livello internazionale – ha detto Cattani – Lo spirito con cui apriamo un confronto con i nuovi interlocutori istituzionali è concreto e costruttivo, perché pone al centro temi che sentiamo cruciali per promuovere lo sviluppo e l’innovazione nel settore della salute in Italia e in Europa”.

Investimenti, digitalizzazione, competitività, ma anche Pnrr, sanità e innovazione fra i temi al centro dell’incontro. Le imprese del Club Santé hanno presentato un Manifesto con proposte e obiettivi ritenuti prioritari.

Più investimenti in sanità (e personale)

Come ha ricordato Gonzague Dehen, vicepresidente del Club Santé e Ad di Home Healthcare Italia (Gruppo Air Liquide), per essere un interlocutore autorevole nel contesto europeo, l’Italia ha bisogno di passare per un progressivo rifinanziamento del sistema che – pure a fronte degli investimenti previsti – vede oggi un gap di oltre il 20% della spesa pro-capite e un profilo decrescente del rapporto tra spesa pubblica e Pil.

A questo si aggiunge l’importanza, sottolineata dalle aziende di Club Santé Italie, di investire sulla competitività del Paese, considerato anche fatto che, per esempio, il settore farmaceutico e quello dei dispositivi medici in Italia è fortemente penalizzato, a causa del meccanismo del tetto di spesa e del payback. Misure che secondo le imprese d’Oltralpe andrebbero riviste, se vogliamo rendere il Paese maggiormente attrattivo. E questo anche favorendo la cooperazione tra pubblico e privato.

Le sfide per l’Italia

“Il governo si è impegnato a invertire il trend dei sotto-finanziamenti della sanità pubblica – ha rinvedicato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato – allocando 7 miliardi di euro sul Fondo sanitario nazionale per il prossimo triennio. Ma è cruciale rivedere i modelli organizzativi e gestionali dell’assistenza sanitaria a tutti livelli, favorendo soprattutto una migliore programmazione”.

Un altro tema chiave, per Gemmato, è l‘assistenza territoriale. “E’ importante considerare che la continuità della presa in carico del paziente fra ospedale e territorio passa dalla razionalizzazione dei presidi intermedi e di prossimità e dal necessario coinvolgimento della rete dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e delle farmacie. Occorrono nuovi modelli organizzativi”. E questo anche quando si parla delle nuove case di comunità. “Il Pnrr corre su binari fissi, dobbiamo implementarlo mettendo in piedi un sistema che eviti il sovraffollamento degli ospedali e risponda davvero ai bisogni del cittadino”, ha detto Gemmato.

Una cabina di regia

Quando agli investimenti in sanità, la proposta del Club Santé Italie è quella di istituire una cabina di regia per la strategia nazionale in ambito sanitario con il Governo, le Regioni e l’Industria per studiare soluzioni, quali ad esempio assicurazioni sanitarie da parte delle aziende private e programmi di welfare, in grado di alleggerire la pressione sul sistema pubblico liberando risorse da investire.

Inoltre la promozione di partenariati pubblico-privati può migliorare la sostenibilità del sistema, producendo innovazione e garantendo efficienza ed efficacia dei servizi pubblici erogati.

Un’eccellenza da valorizzare

Quello delle “Life Sciences in Italia – ha detto Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e Made in Italy – è un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale grazie ad una forza lavoro altamente qualificata, all’ottimo sistema accademico e alla ricerca applicata, con investimenti in ricerca e sviluppo in continua crescita. Il Governo sta investendo fortemente nel settore sia in termini economici, grazie anche al rinnovamento del sistema degli incentivi, sia in termini organizzativi, grazie alla creazione di strutture dedicate a favorire gli investimenti sul nostro territorio”.

“L’emergenza pandemica – ha sottolineato Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione – ci ha mostrato con chiarezza quanto sia essenziale investire nella sanità. Con la trasformazione digitale abbiamo oggi l’opportunità di aumentare le nostre capacità di prevenzione e reazione, ottimizzare i costi, ma soprattutto garantire ai cittadini un equo accesso ai servizi sanitari. Da Nord a Sud, ovunque essi si trovino. Per la sanità digitale abbiamo stanziato oltre 2 miliardi di euro dal Pnrr. Sarà ora nostro compito procedere in modo deciso, coinvolgendo tutti gli operatori pubblici e privati, assicurando la sicurezza dei dati e favorendo gli incentivi a sostegno dell’innovazione nel campo della sanità”.

Fra i temi prioritari, ha detto Butti, anche “il fascicolo sanitario elettronico, che in alcune Regioni funziona e in altre no. Dobbiamo popolarlo di dati e questo è uno dei nostri obiettivi per il futuro. Ma dobbiamo anche difendere i dati, specie quelli healthcare, dal cybercrime“. Insomma, le sfide non mancano ma nella partita sulla salute a livello europeo Italia e Francia giocano nella stessa squadra. 

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