Innovazione, da Milano un Manifesto in 6 punti per l’Italia

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Una cabina di regia per la strategia nazionale in ambito sanitario con governo, regioni e industria. Garantire regole certe per l’ecosistema delle life science, definendo incentivi e interventi nel lungo termine per chi investe in Italia. Creare un’autostrada tra ricerca accademica e industria. Considerare il brevetto come strumento di valorizzazione e tutela delle risorse strategiche utili a sviluppo e competitività del Paese. Incentivare le partnership pubblico-privato, pubblico-pubblico e privato-privato per riuscire a promuovere in modo inclusivo risorse e competenze. Realizzare uno sportello unico “Ciao Italia” per le life science che supporti l’internazionalizzazione di filiera nell’ottica di attrarre investimenti esteri.

Sono sei i punti del Manifesto per l’innovazione presentato oggi al Mind di Milano. Termine comune a tutti i rappresentanti istituzionali e delle aziende si settore che sono intervenuti è stato ‘collaborazione’. Quella collaborazione che è sinonimo di sinergia e comunità di intenti “che pochi governi hanno saputo avere prima di questo” ha commentato Sergio Dompé, vicepresidente Life Science di Assolombarda.

“Il governo ha ben chiaro il valore del settore life science”, ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Che è intervenuto per illustrare la visione dell’esecutivo rispetto a questo comparto “industriale di eccellenza”. Perché le scienze della vita possono svolgere un ruolo primario per lo sviluppo del Paese.

Per questo “abbiamo attuato – ha detto il ministro – strumenti a favore dell’investimento straniero in Italia. Come lo sportello unico per le aziende, e l’insediamento di un Tavolo per le imprese farmaceutiche e dei dispositivi medici insediato proprio presso il nostro dicastero perché sono aziende che investono, spesso più di altre”.

Tra gli obiettivi del Tavolo anche un “piano industriale per la farmaceutica che preveda la mappatura delle necessità, definisca incentivi e regole razionalizzandoli e rendendoli omogenei. Il tutto secondo indirizzi specifici, analisi delle tecnologie e delle competenze necessarie per lo sviluppo futuro”.

La timeline di Urso prevede uno sviluppo di questo piano entro la seconda parte dell’anno, così da poter far confluire tutte le iniziative in una “conferenza aperta al mondo, vetrina di eccellenza industriale italiana, da realizzarsi nel 2024”.

Concorda con Urso anche il titolare della Salute, Orazio Schillaci, che ha confermato il desiderio di “creare sinergie tra le politiche sanitarie e quelle industriali per rendere il nostro Paese più attrattivo”. Consapevoli del fatto che dall’innovazione farmaceutica e life science arrivano terapie innovative e quindi migliore qualità di vita.

Certamente le criticità da affrontare non sono poche. A partire dal tema delle competenze, che spesso non consentono l’incontro dell’offerta di lavoro con la domanda. “È inquietante che circa 1,2 milioni di posti di lavoro non sono coperti per la mancanza di competenze”, ha avvertito il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Tra le azioni necessarie per invertire questo fenomeno “l’accentuazione della cultura del lavoro sin dalla scuola primaria”, ha proseguito il ministro. E poi riformare l’insegnamento delle materie Stem, in particolare della fisica e della matematica, con proposte volte a un maggior coinvolgimento degli studenti che trovano queste discipline” lontane dall’immediata comprensione.

Ancora, la proposta è la “personalizzazione della formazione. Che significa da un lato integrare le carenze degli studenti bisognosi nelle materie Stem anche in modo extracurricolare pagando un plus ai docenti; e dall’altro fornire stimoli integrativi a quegli studenti più interessati a questi argomenti – i talenti – per i quali i programmi scolastici standard non sono sufficienti”. Un percorso che deve portare alla diffusione “dell’idea dell’economia del futuro come economia della conoscenza, valorizzandone il potenziale inespresso talvolta già nelle scuole superiori”.

Ma quale può essere la chiave di volta per la messa a terra di questi ambiziosi obiettivi? A detta di tutti gli addetti ai lavori: ‘programmazione’. “La stessa che Regione Lombardia mise in campo quando decise di investire per convertire l’area dell’Expo in una cittadella della salute, oggi Mind, dove si è investito tanti milioni di euro”, ha spiegato il vicepresidente e assessore al Bilancio e Finanza della Rosa Camuna, Marco Alparone. Cosa che fu possibile in virtù del “tessuto imprenditoriale e accademico lombardo unico. Ma oggi dobbiamo creare un ecosistema digitale per rendere i dati aggregabili, condivisibili e facilmente accessibili a chi deve utilizzarli per produrre innovazione”.

Perché, concordano ricercatori, istituzioni e imprenditori, il dato è il fattore aggregante – oggi – dell’innovazione. Avverte però il presidente di Farmindustria Marcello Cattani: “Nel seguire questa direzione, nel mettere insieme industria e ricerca, dobbiamo avere regole sì certe, ma flessibili”. Che significa che “seguano una ricerca che va più veloce delle regole”.

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