L’allarme arriva dall’Anaao Assomed, il sindacato più rappresentativo di medici e dirigenti del Sistema sanitario nazionale: siamo in una fase rischiosa per la tutela del diritto alla salute. Il SSN è in crisi. Mentre la sanità pubblica si sgretola, il privato avanza. Ma se il SSN smettesse del tutto di esistere, quanto saremmo costretti a pagare?
Se non ci fosse più il SSN, che oggi grava sui cittadini solo per la fiscalità generale, “il conto delle cure sarebbe assai salato”, è la denuncia del sindacato. In base a una ricerca condotta a giugno 2023, un ricovero nel privato può costare fino a 1.278 euro al giorno. Decisamente troppo, per un Paese in cui uno stipendio medio corrisponde a circa 1700 euro netti al mese.
Le ragioni della condizione disastrosa della nostra sanità pubblica sono diverse: il cronico insufficiente finanziamento pubblico del servizio sanitario nazionale che ci qualifica come il primo dei Paesi poveri, paragonabile a Grecia e Romania; l’autonomia differenziata, l’eccessiva frammentazione regionale e territoriale che subordina il diritto alla salute alla residenza, comportando drammatiche differenze di aspettativa di vita e assurdi ‘viaggi della speranza’; la mancanza di riforme organiche nazionali del servizio sanitario che innovando e aggiornando tengano il passo con le novità scientifiche e tecnologiche di cui disponiamo, affrontando i cambiamenti demografici e sociali in cui siamo immersi.
Per non parlare di Covid, post Covid, della carenza di personale che tutti lamentano ma per la quale nessuno prende misure concrete. I turni massacranti degli operatori in corsia e l’incremento vertiginoso dei costi di tutte le attività sanitarie.
I costi nel privato
La domanda è semplice: che ruolo deve avere la sanità pubblica nella scala di priorità delle politiche nazionali? Quanta parte del nostro Pil siamo disposti a destinare alla salute delle persone? Il confronto con l’Europa è desolante. E chi ci governa deve essere in grado di capirlo e aggiustare il tiro.
Per l’Anaao Assomed è una questione di scelte. “Le decisioni in tema di sanità, che spettano al Governo, alle Regioni e alle Istituzioni, potrebbero avere inevitabili e pesanti ripercussioni sulle nostre tasche”.
Per fare pochi ma eclatanti esempi, ai già 1.278 euro al giorno per un ricovero nel privato, vanno aggiunte ulteriori voci di spesa: 1.200 euro l’ora per la sala operatoria, 600 euro al giorno per la degenza in un reparto chirurgico, 400 euro al giorno per la degenza in un reparto di medicina, 165 euro al giorno per ricovero ordinario post acuzie.
Se si avesse bisogno di un banale intervento di colecistectomia invece, si dovrebbero pagare dai 3.300 ai 4.000 euro, più la parcella del chirurgo, da 3.000 a 10.000 euro. E per un check up cardiologico si spenderebbero 775 euro (con mammografia) per una donna under 40, 694 euro (con mammografia) per una over 40, 345 euro per un uomo under 40 e 395 euro per un over 40.
E allora, chiosa provocatoriamente Anaao: “Siamo sul serio disposti a pagare queste cifre per curarci?”