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Barbie-mania, in RSA la Doll therapy per le pazienti malate di Alzheimer

Adyen Articolo
Velasco25

Guardatevi attorno: da quando ‘Barbie’ di Greta Gerwig, il film d’incassi che sta svaligiando i botteghini, è uscito al cinema, un po’ di rosa è finito dappertutto. Sui vestiti, sulle unghie smaltate delle ragazze per strada. Il colore simbolo della bambola iconica nata negli anni ’60 è finito persino nella RSA San Raffaele di Campi Salentina, in provincia di Lecce, dove gli operatori della struttura, travolti dalla scia inarrestabile del fenomeno Barbie, ne hanno regalate alcune a un gruppo di pazienti affette da Alzheimer.

Occhi vigili, attenti. Fermi ai discorsi improvvisati da una bambina che giocava un po’ di anni fa. Acconciature e cambi d’abito. “Le pazienti” – ha raccontato Irene Patruno, educatrice professionale della residenza – hanno preso le bambole e ci si sono rapportate come se non avessero mai smesso di farlo”.

La Doll therapy, o terapia della bambola, rientra nei cosiddetti interventi non farmacologici utilizzati nel trattamento delle demenze. Il concetto terapeutico è quello basato sulla teoria dell’attaccamento: la bambola diventa un ‘oggetto transizionale’, un’ancora a cui tenersi ben saldi in un momento di incertezza.

Come ha spiegato Maria Giovanna Pezzuto, psicologa della RSA salentina, “il contatto visivo e corporeo, la manipolazione tattile e il dialogo creano legame e quindi rassicurazione. Le bambole possono stimolare i processi cognitivi e la memoria, facilitare la capacità relazionale, il rilassamento e i processi emozionali. Diminuire i disturbi comportamentali e del sonno, l’irritabilità e il senso di depressione”.

La demenza senile è una patologia neurodegenerativa dell’encefalo che determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive, e la forma più comune è quella di Alzheimer. Secondo il World Alzheimer Report nel 2015 erano 46milioni le persone colpite dalla malattia. Nel 2050 saranno oltre 131,5 milioni.

L’Alzheimer è una malattia meschina, che rende tutto grigio e incerto. Si perde la percezione del tempo e dello spazio. Soprattutto: si perde la percezione di se stessi e di chi si ha intorno. Barbie è riuscita a eliminare, seppur per qualche ora, quella patina di apatia e tristezza dal volto delle pazienti solitamente poco collaborative. “Ha tinto di rosa”, come ha scritto in un comunicato stampa la struttura del San Raffaele, una giornata estiva in cui tutto è diventato possibile: anche partire per una meta da sogno a bordo di un jet glitterato.

 

 

 

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