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Sanità, gli italiani la vogliono pubblica e digitale

sanità Fnomceo
Adyen Articolo
Velasco25

Liste d’attesa, difficoltà nell’accedere a visite ed esami, pronto soccorso ingolfati, operatori stressati e in fuga. I mali del Servizio sanitario nazionale sono ormai ben noti, ma su una cosa gli italiani hanno le idee chiare: la sanità deve restare pubblica. A pensarla così sono  oltre oltre tre connazionali su quattro. E per il 90% dei cittadini deve essere una priorità del Governo nella Finanziaria (il 37% è convinto che meriti addirittura il primo posto).

Inoltre per migliorare l’assistenza, il 55% di coloro che non ne sono soddisfatti propone di agire sul personale incrementandolo, il 42% vuole aumentare i finanziamenti, il 38% migliorare le organizzazioni. E i medici? Non proprio a sorpresa appaiono stanchi e scoraggiati, tanto che il 40% valuta  l’opportunità di andare all’estero. Ma la professione resta attrattiva per i giovani. 

Senza salute non c’è futuro

Insomma, una cosa la pandemia l’ha evidenziata: senza salute non c’è futuro. Anche se il sistema ha bisogno di interventi. L’identikit degli italiani alle prese con la sanità arriva dall’Indagine su opinione pubblica e personale medico condotta dall’Istituto Piepoli per la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, presentata al Convegno “Valore salute: Ssn volano di progresso del Paese. I 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana”, in corso a Roma.

Protagonista delle interviste telefoniche e via web – effettuate su un campione di 1000 persone, rappresentativo degli italiani tra 15 e 75 anni, con un oversampling di 200 interviste nella fascia d’età tra 15 e 19 anni, e un campione di 300 medici e odontoiatri – il Ssn.

Più salute per tutti

A commentare i risultati, il presidente della Fnomeco, Filippo Anelli, che sottolinea come la manovra punti “sui professionisti del Ssn, invertendo una tendenza che, sinora aveva allocato risorse, attraverso il Pnrr, soltanto sulle strutture e sulle infrastrutture. Bisogna continuare a investire, perché – sottolinea – l’auspicio del ministro della Salute Orazio Schillaci di trasformare la sanità in un grande sistema Paese che dia risposte a tutti sia realizzato”.

Filippo Anelli, presidente Fnomceo

Le differenze tra Nord e Sud

L’indagine d’altra parte conferma l’esistenza di notevoli differenze nelle performance della sanità pubblica. Tanto che gli italiani che promuovono il servizio sanitario regionale al Nord sono il 69% contro il 41% di Sud e isole.

Forse non è un caso, dunque, che i cittadini del Nord premano per un modello regionale mentre  quelli del Sud sull’intervento statale. E questo partendo comunque dal fatto che la sanità deve restare pubblica.

In tema di qualità, l’assistenza è largamente sufficiente per gli italiani (il 67% la reputa soddisfacente), che vedono in maggioranza la sanità come un settore in grado di generare ricchezza, dunque sul quale investire, e non come un semplice costo. Mentre ritengono che, al contrario, la gestione dei servizi risponda più alle esigenze di bilancio che a quelle di salute.

La rivoluzione digitale

AI, Big data, televisite e telemedicina piacciono ai connazionali: il 73% apprezza e utilizza ricette elettroniche e ritiro online dei referti. Ma attenzione: per gli italiani l’intelligenza artificiale va bene, ma solo come alleato e supporto al medico. A pensarla in questo modo, il 92% degli intervistati, che escludono di farsi curare, anziché dal medico, da una piattaforma di AI. In barba al ‘dottor Google’, insomma, non si rinuncia al camice bianco in carne e ossa. E il 75% degli intervistati non intende perdere il diritto di scegliere il proprio medico di famiglia.

Quanto costa curarsi

Gli italiani risparmiano il 10% delle proprie entrate per le spese sanitarie, ma tanti (il 23%)  non riescono a farlo, tanto che ad oggi circa 3 milioni di italiani ammettono che, quando devono usufruire di prestazioni sanitarie a pagamento, rinunciano a curarsi.

I viaggi della speranza

La mobilità sanitaria è tornata a crescere dopo la pandemia: il 63% degli intervistati percepisce questo problema, con punte del 79% al Sud e nelle isole. Il 93%, vorrebbe, per questa ragione, un aiuto dallo Stato, mentre otto persone su dieci, trasversalmente su tutto il territorio nazionale, vorrebbero un’organizzazione sanitaria che porti l’eccellenza dove vive, senza per forza essere costretti ai “viaggi della speranza”.

Il parere dei medici

Se il 96% dei ‘camici bianchi’ reputa il proprio lavoro molto o abbastanza importante, nella categoria c’è scoraggiamento: l’idea è che il lavoro del medico oggi sia sottovalutato rispetto al periodo pandemico. I medici vorrebbero poi avere maggior peso decisionale. E a causa della troppa burocrazia, più di uno su tre dichiara di non avere a disposizione tutto il tempo di cui avrebbe bisogno per occuparsi dei pazienti.

Questa condizione di difficoltà spinge il 40% del medici italiani a valutare l’opportunità di andare all’estero. Ciononostante, l’83% è attaccato alla propria professione. Una professione che resta fortemente attrattiva anche tra i giovani: il 57% del campione tra i 15 e i 24 anni ha preso in considerazione la possibilità di formarsi per essere un professionista della salute.

Un patrimonio da difendere

“Il nostro servizio sanitario nazionale è un patrimonio prezioso da difendere e adeguare”, ha sottolineato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in un video per il Fnomceo Tg Sanità. “Un adeguamento” che secondo Schillaci è “non più rinviabile, soprattutto ora che abbiamo piena consapevolezza delle carenze da colmare e degli obiettivi del Pnrr da portare a compimento”.

Il Pnrr è, secondo Schillaci, “un piano nato monco, non certo per volontà di questo Governo, perché non garantisce risorse per il personale. Tuttavia, rappresenta la grande occasione per ridare vigore alla sanità pubblica, che se resta ancora ancorata a vecchi modelli farà sempre più fatica a fare fronte alla domanda di cura dei cittadini. È il momento di scelte decisive sul piano economico per ridare dignità retributiva a tutto il personale sanitario; ma è anche il momento di impostare una riorganizzazione generale del Servizio Sanitario Nazionale che quest’anno compie 45 anni. Per questo sarà necessario ripensare il ruolo del ministero della Salute – ha sottolineato il ministro – rafforzando la sua funzione di accompagnamento attivo nella gestione economica e organizzativa da parte delle regioni”.

Priorità e sfide

Insomma, tutto sommato “gli italiani promuovono la sanità italiana – afferma Livio Gigliuto presidente esecutivo Istituto Piepoli – ma evidenziano il bisogno di risolvere i divari tra Nord e Sud, e per questo chiedono con forza che la sanità sia prioritaria nelle scelte del Governo. Aperti anche al digitale e a un uso consapevole dell’intelligenza artificiale, non sono però disposti a rinunciare al rapporto diretto con il medico, oltre che alla possibilità di scegliere personalmente il medico di famiglia”.

Oggi gli italiani chiedono allo Stato e alle Regioni di lavorare insieme “per superare le diversità di trattamento Nord-Sud, ma anche centro e periferia, tra ricchi e poveri, tra chi ha un più alto livello di istruzione e uno più basso”, sottolinea Anelli. “La sanità del futuro dovrà essere pubblica, partecipata, adeguatamente finanziata, con un numero adeguato di professionisti ed organizzata per rispondere efficacemente agli obiettivi di salute dei cittadini. Una sanità che valorizzi le competenze dei professionisti anche nella governance e organizzazione dei servizi e consenta ai cittadini di poter utilizzare le eccellenze sanitarie nel territorio in cui vivono”.

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