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Manovra: payback pharma e pensione medici, le novità

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Tengono ancora banco le discussioni sulle misure per la sanità e la farmaceutica previste nella legge di bilancio 2024, alla luce della bozza della Manovra circolata in questi giorni. Parliamo di payback farmaceutico e pensioni dei medici. Novità accolte in queste ore con atteggiamenti diversi dai rispettivi settori.

Il payback

Letteralmente significa ‘recupero del capitale investito’, ma il payback – contro il quale da anni si battono le imprese del farmaco e quelle dei dispositivi medici – è un meccanismo, forse poco conosciuto, che da anni impone alle imprese fornitrici del Servizio sanitario nazionale di partecipare al ripiano della spesa rispettivamente per i farmaci e i dispositivi medici. Lo Stato, infatti, fissa ogni anno un tetto alla spesa per le forniture di questi presidi. Se il tetto viene superato, il ripiano viene diviso tra Stato e aziende. Un meccanismo che vorrebbe incentivare le imprese a contenere i prezzi.

Ebbene, la Manovra in cantiere alza il tetto della spesa farmaceutica diretta. Una misura che avrà l’effetto di ridurre il payback dovuto dalle aziende. Per farlo si procede rideterminando entrambi i tetti della spesa farmaceutica (acquisti diretti e convenzionata) tenendo fermo il valore complessivo al 15,3%. Il tetto della spesa farmaceutica per gli acquisti diretti è rideterminato nella misura dell‘8,6% dal 2024 (era 8,15), mentre quello della spesa farmaceutica convenzionata sarà del 6,7% (era il 7%). Resta fermo il valore percentuale del tetto per acquisti diretti di gas medicinali, secondo la bozza della Manovra esaminata dall’Adnkronos Salute.

“La Manovra prevede un incremento del Fondo sanitario e questo è un dato assolutamente positivo – ha commentato a caldo, parlando con Italpress, il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani – Crediamo che, nel perimetro attuale economico del Paese”, questo sia “un segnale importante nella direzione giusta. Probabilmente ci sarebbe bisogno di ulteriori fondi. Ma dare agio e rivedere i contratti degli operatori sanitari riteniamo che sia una priorità non più derogabile. Per quanto ci riguarda, sulla spesa farmaceutica registriamo in maniera positiva l’effetto dell’incremento del fondo sanitario”.

A quanto apprende Fortune Italia anche il ‘ritocco’ dei tetti di spesa è letto come un passo nella direzione nella direzione giusta dalle imprese del settore, che da anni si battono contro il payback. Ma siamo certi che di questo tema sentiremo parlare parecchio nelle prossime settimane, quando sarà pubblicato il testo della Manovra, dal momento che le aziende farmaceutiche chiedono da tempo  il superamento di questo meccanismo.

Le pensioni dei medici

Sul fronte della previdenza dei ‘camici bianchi’ la bozza della Manovra ha suscitato un vero e proprio vespaio. La Cosmed (Confederazione dei medici e dirigenti) parla di un “colpo di mano” che “taglia i rendimenti della parte retributiva, erodendo il capitale e i risparmi maturati da parte dei contribuenti”. Su questo fronte, insomma, si annuncia una mobilitazione.

Nel mirino l’articolo 34, che “ripropone un provvedimento già annunciato e poi ritirato nella legge di bilancio dello scorso anno: il taglio dei rendimenti della parte retributiva delle pensioni, in particolare dei dipendenti della sanità (CPS) e degli Enti locali (CPDL)”.

Le pensioni, contesta il segretario generale Giorgio Cavallero “non sono un regalo: tutti i contributi sia di parte datoriale che a carico dei dipendenti vengono da sempre sottratti dalle risorse contrattuali. In particolare gli aumenti contrattuali vengono decurtati del 37% per alimentare gli accantonamenti previdenziali, e inoltre il 33% delle retribuzioni viene destinato per la pensione futura. Semmai sono gli evasori che beneficiano di pensioni non sostenute dalla contribuzione”.

Fonte Cosmed

Insomma, tagliare i rendimenti “significa manomettere le regole e non rispettare le condizioni previste per coloro che hanno riscattato i periodi di studio sulla base di una tabella che adesso non si vuole più rispettare”, puntualizza Cavallero. Pensiamo che per Medicina parliamo di diversi anni. “Sarebbe come se, dopo aver acquistato un titolo di Stato con un determinato tasso di rendimento fisso, in corso d’opera questo venisse ridotto. Uno Stato e un Governo credibile e responsabile non lo può fare. Tutto ciò è inaudito e fonte di un infinito contenzioso“.

Oltretutto “i risparmi sono irrilevanti”, mentre la misura va “a colpire il pubblico impiego che contribuisce con le aliquote massime e senza evasione fiscale. Le conseguenze di questo provvedimento, se confermato, sarebbero devastanti: il sistema previdenziale perderebbe di credibilità favorendo l’esodo dei dipendenti pubblici alla prima data disponibile e l’istituto del riscatto, fonte di entrata immediata, sarebbe fortemente penalizzato. Inoltre si anticipa di due anni la ripresa dell’indicizzazione all’aspettativa di vita per le pensioni: dalla promessa di un anticipo si passa al posticipo”, aggiunge il segretario Cosmed.

Non solo. “Vengono tagliate in modo feroce oltre la misura della precedente legge di bilancio anche le rivalutazioni delle pensioni al tasso di inflazione sopra 4 volte al minimo, in deroga alla legge vigente con rivalutazione al 22% delle pensioni oltre 10 volte il minimo lordo”, conclude Cavallero, chiamando a raccolta le forze sindacali contro la misura.

I timori di Anelli (Fnomceo)

“Condividiamo la forte preoccupazione espressa dai sindacati medici Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed e dalle Confederazioni Cosmed e Cida sulle notizie di stampa che vedrebbero, in Manovra, una norma di adeguamento in ribasso delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali dei medici”, ha detto il presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, in merito ai tagli alle pensioni che sembrano emergere dalle bozze del Ddl Bilancio. Bozze da cui, in effetti, il Mef ha preso le distanze, definendole “non attendibili”.

“Invitiamo il Governo a chiarire la sua posizione e, nel caso, a modificare un provvedimento che penalizzerebbe in maniera severa oltre 50mila medici, spingendo coloro che ne hanno i requisiti ad abbandonare in massa, prepensionandosi, il Servizio sanitario nazionale”, ha concluso il presidente della Fnomceo.

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