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Medici, pensioni e carenze: le parole di Schillaci e la proposta Fiaso

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Sono giorni caldi per i medici italiani, ma anche per il Ssn. Dal 2018 al 2025 saranno andati in pensione oltre 54mila medici, solo nel 2021 5mila operatori sanitari hanno lasciato il Servizio Sanitario Nazionale e, se non si interverrà, la  carenza di personale metterà a rischio la tenuta stessa della sanità pubblica. Ne è consapevole il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che a Sky Tg24 apre al dialogo con le sigle dei sindacati medici che hanno proclamato lo scioperto del 5 dicembre.

Medici in sciopero il 5 dicembre, le ragioni della protesta

“Stiamo cercando di intervenire sui problemi della sanità pubblica italiana e nella legge di bilancio ci sono segnali importanti, sia per i medici sia per i cittadini”. Sulla questione delle pensioni dei medici “mi sono sentito quasi quotidianamente con il ministro Calderone e quindi c’è tutta l’intenzione e l’interesse a cercare di rivedere la norma, che non riguarda solo i medici ma anche altri dipendenti del settore pubblico e quindi il governo sta lavorando per trovare una soluzione”,  ha affermato il ministro della Salute.

Un’apertura incassata con soddisfazione dai rappresentati dei sindacati, che però al momento non tornano indietro sulla questione dello sciopero.

La ‘ricetta’ Fiaso

La carenza di operatori  e lo scarso appeal della professione medica e infermieristica preoccupano anche il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore, che dalla Convention della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere propone un cambio di rotta: eliminare il tetto di spesa per il personale, assumere 30 mila medici e infermieri, assegnare una maggiorazione nelle retribuzioni ai professionisti che contribuiscono ad abbattere le liste d’attesa e introdurre una flat tax al 15% per le prestazioni extra e i turni aggiuntivi del personale sanitario.

Solo nel 2021 in 5mila operatori sanitari hanno lasciato il Servizio Sanitario Nazionale e in sette anni, dal 2018 al 2025, Fiaso ha calcolato che saranno andati in pensione oltre 54mila medici. Ai numeri di personale ridotti all’osso si aggiunge poi il dato sull’età media dei dipendenti in servizio: nel 2020 il 56% del personale medico italiano aveva più di 55 anni, valore questo più alto tra tutti i paesi dell’Unione europea. Un dato, quello dell’età media, che diventa ancora più problematico in rapporto alle limitazioni che, secondo una recente ricerca Fiaso presentata nel corso della convention, rappresentano l’11% del totale degli operatori sanitari.

“Le carenze negli organici e le lunghe liste di attesa aumentano il rischio di non garantire un servizio sanitario all’altezza e richiedono soluzioni immediate – ha affermato Migliore – Occorre procedere a 30 mila assunzioni tra medici e infermieri per garantire il futuro ed abolire il tetto di spesa per l’assunzione del personale lasciando alle aziende la possibilità di investire nelle risorse umane nei settori più critici e di contrattare con i singoli professionisti una quota di retribuzione variabile che aumenti in modo significativo la retribuzione. L’idea potrebbe essere quella di rendere possibile un’attività libero professionale di medici e infermieri fuori dall’orario di servizio con prestazioni acquistate dal Ssn nell’interesse dei cittadini per consentirci di sfruttare appieno le strutture e le macchine delle nostre aziende. Perché acquistare all’esterno delle aziende prestazioni che possono essere rese dai nostri professionisti, ridando a ciascuno la possibilità di investire sulla propria professione?”.

C’è poi la questione liste di attesa. “Si potrebbero smaltire visite ed esami fuori dall’orario di servizio e con una retribuzione extra – ha proposto Migliore – Una incentivazione fuori busta paga per incarichi extra. Su tutti i turni aggiuntivi e le prestazioni extra destinate a ridurre le liste d’attesa – ha concluso – dovrebbe essere ridotta la tassazione attraverso l’introduzione di una flat tax al 15%”.

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