Il contatto con la natura genera benessere: è questo uno degli assunti fondamentali e scientificamente dimostrati della biofilia, l’innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda. Ma il fatto di abitare in prevalenza in città, genera una disconnessione rispetto ai paesaggi naturali a favore di scenari costruiti asettici, monotoni e scarsamente biofilici.
Del resto, si calcola che ormai circa 6 persone su 10 vivano in zone urbane, trascorrendo quasi il 90% del tempo in contesti artificiali indoor. Ma, insieme all’urbanizzazione, anche la digitalizzazione ha preso piede in maniera massiccia: oggi infatti frequentiamo una nuova dimensione parallela, un “ambiente digitale” dove in media si passano 7 ore al giorno, e questo approccio cambia ulteriormente la percezione della realtà.
“L’impatto delle tecnologie di ultima generazione sulla nostra società determina nuove relazioni fra l’uomo, i luoghi fisici e gli ambienti virtuali in cui vive”, osserva Saverio Mecca, architetto, professore emerito all’Università di Firenze, presidente Comitato Scientifico dell’Accademia Italiana di Biofilia (AIB)”. È proprio nella gestione della complessità di queste dinamiche emergenti che assume un ruolo di primo piano il cosiddetto Digital Twin, il gemello digitale, e cioè “una copia interattiva di un sistema reale complesso, che ne riproduce digitalmente lo stato e le dinamiche e che permette di analizzarne, simularne e predirne il comportamento”, prosegue l’esperto.
“Si tratta, in sostanza, di una soluzione tecnologica avanzata che deriva dall’adozione di tecnologie dell’Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Cloud e Big Data, High Performance Computing e connettività superveloce, dove i dati scambiati tra modello fisico e digitale vengono elaborati in tempo reale e resi fruibili grazie a sistemi di User Experience”. In questa prospettiva, il Digital Twin rappresenta una straordinaria leva strategica per la gestione del processo di evoluzione di edifici, territori e più in generale di ecosistemi umani: “Combinando potenza di calcolo e analisi dei dati provenienti dal sistema reale con modelli numerici, possiamo essere in grado di prevederne il comportamento sotto diverse condizioni di funzionamento”, illustra Mecca. “Ad esempio, l’utilizzo di sistemi di illuminazione basati sui ritmi circadiani e sull’uso della luce naturale, supportato dai dati raccolti e analizzati dai Digital Twin, può migliorare la qualità del sonno e aumentare la produttività nelle scuole e negli uffici. Anche la presenza di elementi naturali come pareti verdi, giardini verticali e spazi vegetali interni contribuisce a purificare l’aria e a ridurre lo stress, ma può anche essere ottimizzata attraverso l’analisi dei Digital Twin”.
Ne consegue che “integrando tecnologie avanzate con principi di design ispirati alla natura, è possibile creare ambienti indoor che rispondono in modo dinamico e adattivo alle esigenze degli occupanti, promuovendo così un modo più armonioso di abitare”, aggiunge Rita Trombin, psicologa ambientale esperta di Biophilic Design e presidente dell’Accademia Italiana di Biofilia (AIB).
La combinazione di gestione biofilica e Digital Twin rappresenta un’opportunità unica per progettare gli spazi – reali e digitali – in cui si vive e si vivrà sempre di più: “Sono già moltissime le persone che utilizzano sfondi digitali a tema naturalistico per desktop e cellulare, e questa forma spontanea di biofilia deriva proprio dal bisogno innato di connettersi alla natura, di portarla dentro la nostra vita, fisica ma anche virtuale, e di trarne beneficio”, fa notare Trombin, fondatrice della piattaforma Biofilia.net.
Da che cosa nasce questa necessità? “La storia evolutiva della specie umana, avvenuta per il 99% in stretto contatto con la natura, prima selvaggia e poi domestica, spiega la nostra scarsa resistenza agli attuali ambienti urbani e la forte attrazione nei confronti della natura, un bisogno che va sotto il nome di biofilia. Per vivere un’autentica rigenerazione psicofisica, che ci permetta di ricaricare le risorse mentali e fisiche consumate durante il giorno, necessitiamo quindi di avere un contatto frequente e regolare con la natura. Che oggi può essere anche di tipo digitale. Esistono infatti delle implementazioni, talvolta multisensoriali, che, cercando di riprodurre in modo fedele l’esperienza in natura, ricreano stimolazioni visive e uditive di vario tipo, dai colori ai suoni ai movimenti della vegetazione in condizioni meteorologiche diverse, a interi paesaggi e panorami incontaminati”.
Negli ultimi anni l’implementazione della natura digitale ha preso diverse strade, inserendosi in numerosi contesti e toccando ambiti come quelli dell’educazione, del lavoro e ospedalieri: “Non pochi studi attualmente si concentrano sull’uso della realtà virtuale sul versante della ricerca psicologica, con lo scopo di confrontare gli effetti che derivano dall’esposizione alla natura reale e digitale”, spiega Trombin. “I risultati delle ricerche, che utilizzano dei visori per rendere l’esperienza la più immersiva possibile, dimostrano in maniera unanime come entrambi gli ambienti naturali – reali e virtuali – aumentino l’attivazione fisiologica, ripristinino le risorse cognitive, riducano lo stress e migliorino l’umore. In particolare si è notato che le immagini che danno la percezione di rifugio e comprendono sia elementi verdi che blu sono quelle che generano benefici più marcati, proprio perché riflettono i bisogni ambientali più profondi dell’essere umano, mentre i suoni naturali, l’illuminazione naturale e gli elementi acquatici veicolati tramite un Digital Twin sembrano essere dei fattori chiave per ridurre lo stress”.
Negli uffici e negli ambienti di lavoro privi di finestre “l’implementazione di schermi al plasma che proiettavano immagini di natura ha portato a numerosi effetti positivi sul benessere dei lavoratori, sulla sfera sociale, cognitiva e psicofisica”, prosegue la presidente AIB. “Un recente studio condotto nel 2023 dal team di Kristin A. Horan al Dipartimento di psicologia della Kennesaw State University di Kennesaw, Georgia, Stati Uniti e pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, ha inoltre evidenziato che per aiutare i lavoratori a rigenerarsi dalla stanchezza è particolarmente importante fare delle pause, dedicarsi a un minimo di attività fisica e avere un contatto con la natura. Quest’ultimo – in mancanza di una frequentazione ‘fisica’ – può anche essere simulato tramite l’utilizzo della realtà virtuale, con risultati del tutto soddisfacenti”.
Gli effetti calmanti della connessione visiva con la natura giustificano anche l’impiego di esperienze di natura digitale in contesti medici: “Numerosi ospedali e cliniche dentistiche scelgono di inserire schermi con immagini di natura per diminuire lo stress, creare un clima di calma e rilassatezza nelle loro strutture, e per migliorare un’esperienza potenzialmente preoccupante e psicologicamente impegnativa”, conferma Rita Trombin. “A tale proposito, un interessante approccio all’utilizzo della natura digitale è quello studiato da ultimo dai creatori di Alamar Life, che utilizzano immagini di natura ad altissima definizione in scuole, uffici e nelle strutture sanitarie seguendo una serie di regole basate sul funzionamento naturale del sistema nervoso umano e rispettano particolari frequenze e cicli”.
La “terapia della natura simulata”, in base alla quale anche solo dieci minuti di esposizione naturalistica realizzata tramite un Digital Twin possono portare a importanti benefici su diversi piani di benessere, tra cui quelli psicofisici, emotivi e relazionali, è dunque già realtà: “In un mondo in cui non tutti hanno la fortuna di poter beneficiare del contatto quotidiano con la natura reale è indispensabile comprendere e utilizzare gli strumenti digitali che, in chiave biofilica, riescono effettivamente ad aumentare il benessere dell’individuo come della società”, sottolinea la psicologa. “L’esposizione alla natura virtuale è quindi una grande occasione per connetterci alla natura di cui abbiamo bisogno anche nell’ambiente digitale: quel ‘non luogo’ dove di fatto spendiamo un tempo significativo delle nostre giornate e della nostra intera esistenza”.