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Tabacco, se a preoccupare sono giovanissimi (e policonsumo)

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Adyen Articolo
Velasco25

I numeri italiani diffusi in occasione della Giornata mondiale senza tabacco andrebbero letti con attenzione. A fronte di alcuni dati francamente positivi, non mancano infatti le criticità. È il caso, in particolare, delle abitudini di giovani e giovanissimi, delle reazioni dei loro genitori e della tendenza al policonsumo (sigaretta, tabacco riscaldato o e-cig), che quasi raddoppia, passando dal 38,7% al 62,4%.

Tabacco, adolescenti e genitori

Come rivela un’indagine dell’Istituto superiore di sanità (su un campione rappresentativo di 6.012 studenti), nel nostro Paese uno ragazzo italiano su tre tra i 14 e i 17 anni (30,2%) ha utilizzato un prodotto a base di tabacco o nicotina negli ultimi trenta giorni, tra sigarette tradizionali, elettroniche e tabacco riscaldato. Ma, soprattutto, in circa un caso su tre i genitori sono a conoscenza del fatto che i ragazzi utilizzano un prodotto a base di tabacco o nicotina e sembrano tollerare maggiormente l’utilizzo dei nuovi prodotti rispetto alla sigaretta tradizionale. Forse perchè ne sottostimano l’impatto sulla salute.

Come sottolinea Simona Pichini, che dirige il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss, “il marketing sempre più aggressivo nei confronti di questa fascia di età dei prodotti a base di nicotina, che passa da strumenti come il packaging e l’aspetto esteriore dei dispositivi sempre più ‘accattivante’ all’ideazione di sapori ‘fruttati’, più vicini al gusto dei giovani, sta facendo sì che l’uso sia sempre più diffuso. Non bisogna dimenticare che la nicotina è una sostanza che dà dipendenza, e che ci sono evidenze degli effetti negativi per la salute anche dall’uso di questo tipo di dispositivi”.

Il policonsumo

L’uso composito dei prodotti da fumo rappresenta “una sfida complessa per la salute pubblica, perché non si può escludere che la combinazione di sigarette tradizionali e dispositivi elettronici, con e senza nicotina, si traduca in aumento del rischio per la salute, per l’esposizione ai prodotti della combustione del tabacco che comunque restano e si sommano ai rischi legati alla esposizione a livelli più alti di nicotina e ad una varietà di sostanze chimiche nocive contenute nei dispositivi elettronici”, riflette Giovanni Capelli, direttore del Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute.

Ragazze e ragazzi

Tornando ai dati, forse non stupirà che tra le ragazze il consumo di tabacco è in percentuale leggermente maggiore rispetto ai coetanei maschi. Inoltre, come anticipavamo, gli esperti sono preoccupati dal policonsumo, cioè l’utilizzo contemporaneo di questi prodotti, che si attesta al 62,4%, rispetto a un precedente 38,7%.

L’effetto fine settimana

C’è poi un tema legato alle abitudini: in maniera più marcata per la sigaretta tradizionale, ma anche per i dispositivi a tabacco riscaldato e l’e-cig, il consumo si concentra prevalentemente nel weekend e l’età del primo contatto si attesta tra i 13 anni e mezzo e i 14 e mezzo. Non sembrano esserci particolari ostacoli o stretti controlli sull’età al momento dell’acquisto, tanto che la maggior parte dei ragazzi intervistati afferma di acquistare personalmente i prodotti al bar o dal tabaccaio.

E gli adulti?

Qui arrivano le buone notizie: la maggioranza dei connazionali tra i 18 e i 69 anni non fuma (59%) o ha smesso (17%). Dunque oggi un italiano su quattro è fumatore (24%). Questa percentuale cresce però tra i giovani: il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica. La riduzione dei fumatori registrata negli ultimi 15 anni coinvolge tutte le fasce di età, uomini e donne, ma con modalità e ritmi diversi. La quota di fumatori si riduce sia fra gli uomini che fra le donne ma fra queste ultime la riduzione risulta più lenta. Risultato? Oggi le donne hanno in parte eroso il vantaggio che storicamente avevano sugli uomini.

E ancora, lungo lo Stivale si accendono in media circa 12 sigarette al giorno, tuttavia 22 fumatori su 100 ne consumano più di un pacchetto. Il fumo di sigaretta è più frequente fra gli uomini rispetto alle donne (28% rispetto al 21%) e riguarda molto di più le persone con difficoltà economiche o bassa istruzione.

Quanto ai territori, in testa alla classifica dei fumatori troviamo Umbria e Campania. Inoltre, un terzo di quelli intervistati dichiara di aver tentato di smettere di fumare nei 12 mesi precedenti, restando almeno un giorno senza fumare. Ma nella stragrande maggioranza dei casi (quasi il 78%) il tentativo fallisce: solo una bassa quota (11%) raggiunge l’obiettivo e riferisce di aver smesso da più di 6 mesi.

“Negli ultimi 15 anni la percentuale di fumatori si è ridotta, ma troppo lentamente. Era il 30% nel 2008, adesso si attesta al 24%. Questo processo va accelerato puntando sulla prevenzione, che deve partire dalle scuole”, sottolinea il presidente dell’Iss Rocco Bellantone.

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