Conosciuta come ‘malattia del bacio’, la mononucleosi è tutto fuorchè una patologia romantica. “Causata dal virus di Epstein-Barr, che fa parte della famiglia degli Herpes virus, si può trasmettere tramite la saliva, attraverso le effusioni, ma anche la condivisione di bicchieri, posate, bottiglie. O ancora starnuti, colpi di tosse e rapporti sessuali non protetti”. Parola del virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Milano, che spiega a Fortune Italia come riconoscere e trattare la mononucleosi.
Come mai questo particolare soprannome?
Se la si ‘schiva’ da piccoli (la diffusione è atraverso la condivisione di oggetti), il bacio diventa la via di trasmissione principe nei giovani che, insieme agli adulti, tendono a risentirne in modo più pesante. Si chiama mononucleosi perchè c’è una produzione nel sangue di globuli bianchi, in particolare di cellule mononucleate e monociti, che costituiscono anche un elemento di diagnosi.
A che età colpisce di più?
Non è una malattia contagiosissima, ma d’altra parte si è contagiosi a lungo dopo la fine della sintomatologia. I casi che si vedono in questo periodo sono soprattutto fra i giovani, dai 15 ai 40 anni. In genere, parliamo di soggetti con una contingente riduzione della capacità di risposta immunitaria.
Professore, quali sono i sintomi sospetti?
I sintomi sono tutto sommato aspecifici: astenia, febbre anche elevata, ingrossamento dei linfonodi soprattutto al livello del collo, faringite. Si presenta, insomma, come una sindrome simil-influenzale.
L’incubazione è prolungata?
Oscilla dalle tre alle sei settimane.
Come si riconosce?
Esistono dei test, in particolare l’esame cromocitometrico e il monotest, più rapido ma poco specifico. Poi ci sono due tipi di anticorpi: gli anti-EBV EBNA nel siero (sia Igm, che indica un’infezione recente, che Igg), e gli anti-EBV EA, riscontrabili anche a distanza di mesi.
Come si cura?
Farmaci specifici non ci sono: in genere si tratta con antipiretici e antinfiammatori, e si guarisce nel giro di qualche settimana senza troppe complicazioni, ma può persistere per diversi mesi una sensazione di stanchezza. In alcuni casi però l’infezione può avere una manifestazione più grave con coinvolgimento di linfonodi, milza, fegato, cuore, polmoni e sistema nervoso centrale.