Ci siamo. Dopo gli annunci e le – non poche – polemiche, è arrivato il via libera dalla VII Commissione del Senato al disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina veterinaria.
In un’Italia che, per un’errata programmazione risalente ad almeno un decennio fa, fatica a trovare medici (e infermieri), l’annuncio del ministero dell’Università e della Ricerca è destinato a far rumore. Fra gli studenti, ma anche fra i medici, che più volte in passato si erano detti contrari alla misura.
Le nuove regole
Ma quali sono le novità? La riforma prevede l’abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l’iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i temuti (e odiati) test d’ingresso. Obiettivo, dicono dal Mur, la riorganizzazione del sistema delle professioni medico-sanitarie in un’ottica di sostenibilità sia per gli atenei che per il Servizio sanitario nazionale. Il disegno di legge di delega al Governo mira a garantire una selezione più equa, basata sulle competenze acquisite degli studenti. L’accesso sarà infatti regolato attraverso i crediti formativi e la posizione in una graduatoria nazionale.
Questa giornata “rappresenta un passo storico per garantire a tutti i ragazzi l’opportunità di diventare professionisti in ambito medico”, rivendica il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.
Il semestre ‘filtro’
Dunque quella di quest’anno dovrebbe essere stata l‘ultima tornata di test per gli aspiranti medici. Lo ‘sbarramento’, però, non scompare del tutto. “Il fabbisogno di futuri nuovi medici è di 30mila professionisti i più nei prossimi 7 anni. Per soddisfarlo abbiamo già aumentato i posti disponibili per i corsi di laurea in Medicina e chirurgia e Veterinaria. Ma con oggi – rivendica Bernini – rivediamo completamente i criteri di selezione. Per il primo anno aboliamo il numero chiuso e i test d’ingresso, ma prevediamo un semestre-filtro con esami caratterizzanti, i cui risultati saranno comunque riconosciuti per percorsi formativi alternativi. In questo modo non solo investiamo nelle giuste aspirazioni dei nostri ragazzi, ma garantiamo anche una preparazione di qualità attraverso un’offerta formativa d’eccellenza”.
Come precisa il ministero, inoltre, la riforma include iniziative di orientamento già durante gli ultimi anni di scuola secondaria, con percorsi specifici per favorire l’ingresso nei corsi di laurea. Gli studenti di Medicina potranno insomme beneficiare di una formazione mirata e, in caso di mancata ammissione al secondo semestre, del riconoscimento dei crediti acquisiti per dirottarsi verso altri percorsi di studio.
Sparisce il test ma resta il numero programmato
L’abolizione del test di accesso a Medicina “non toglierà il numero programmato: questa è sicuramente una buona notizia, perché abbiamo bisogno di programmare il fabbisogno dei futuri medici”. Appare agrodolce la reazione del presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, sul disegno di legge delega.
Parlando a Fnomceo Tg Sanità, il numero uno dei medici sottolinea come il numero programmato resti anche se calibrato – secondo la Federazione – su cifre più elevate rispetto ai fabbisogni. “I numeri che in questo momento circolano non sono coerenti con il numero dei medici che andrà in pensione. Forse dovremmo fare tutti una maggiore riflessione per evitare domani la pletora medica e dovremmo tutti quanti provare a riflettere sul valore che dieci anni di formazione hanno per un giovane medico. Tra dieci anni andranno in pensione meno di 7.000 medici e oggi noi consentiamo un accesso a medicina a oltre 20.000 ragazzi: una parte di questi probabilmente non avrà occupazione” in futuro, avverte Filippo Anelli.
Non è un vero stop
“Non è uno stop al numero chiuso – puntualizza con Fortune Italia segretario nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio – ma un posticipare il test d’ingresso a sei mesi, che è una toppa peggio del buco. E questo perchè così si creerà una pletora di studenti ancor prima di una pletora di medici“.
Insomma, la misura per il leader Anaao non servirà a colmara l’attuale carenza di operatori. E oltretutto “rende non trasparente la metodologia di selezione, che resterà appannaggio dei professori universitari. Inoltre – prevede – ne risentirà la qualità formativa perchè le università non sono pronte ad accogliere tanti studenti“.
Infine così si “priveranno della possibilità di scelta libera gli studenti che si ritroveranno, dopo sei mesi o un anno, a dover cambiare facoltà. Insomma, resto profondamente contrario”, conclude Di Silverio.
Una buona notizia
Il via libera della commissione Istruzione del Senato al Ddl delega che abolisce il numero chiuso per accedere a Medicina “è una big news e soprattutto una good news. Finalmente devo dire che sono stati onorati gli impegni. Io lo sostengo da tanti anni che il test di ammissione a Medicina, così come era fatto, non aveva nessun senso: era soltanto un quizificio che finiva col premiare chi poteva investire di più nei test, cioè nei corsi che venivano fatti anche online. In pratica, più pagavi e più avevi la possibilità di entrare, esattamente il contrario di quello che dovrebbe essere un test meritocratico che premia veramente l’intelligenza dei ragazzi e la qualità”, commenta Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, parlando con Adnkronos Salute. L’infettivologo si è battuto da tempo affinché venissero riviste le modalità di accesso a questi corsi di laurea.