Prendiamo antibiotici come fossero caramelle: troppi e male. Risultato? L’antibiotico resistenza in Italia è “una pandemia silente”, che rischia di diventare la prima causa di morte nel 2050. A ‘fotografare’ il fenomeno – e il rischio superbug – è un dossier di 12 pagine prodotto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in occasione della Giornata europea per la lotta all’antibiotico-resistenza, che apre la Settimana mondiale per il consumo consapevole di questi farmaci organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Un’analisi corposa, commentata senza peli sulla lingua dal presidente di Aifa, Robert Nisticò: la situazione italiana è “critica”, dice l’esperto. E questo “sia per la diffusione dell’antibiotico-resistenza, sia per il consumo degli antibiotici”.
Maglia nera in Europa insieme alla Grecia
Il trend dei consumi è infatti di nuovo in crescita e “continua a essere superiore alla media europea, sia nel settore umano che veterinario, con una grande variabilità tra le regioni e con un ritorno nel 2022 ai valori registrati durante il periodo pre-pandemico. Nelle mappe europee relative alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l’Italia detiene, insieme alla Grecia, il primato per diffusione di germi resistenti”, si legge nel rapporto.
L’utilizzo degli antibiotici è aumentato del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno questi farmaci sono stati prescritti a quasi 4 persone su 10, con livelli più elevati al Sud, dove il 44,8% della popolazione ne ha assunto almeno uno nell’anno in esame, contro il 30,9% del Nord e il 39,9% del Centro.
La prevalenza nell’uso di antibiotici aumenta con l’avanzare dell’età, raggiungendo il 60% negli over 85. Nella popolazione pediatrica, invece, i maggiori consumi si concentrano tra 2 e 5 anni: circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio sanitario nazionale. Più di un quarto dei consumi a livello territoriale (26,3%), invece, corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A).
La minaccia superbug
In Europa si verificano ogni anno più di 670.000 infezioni da germi antibiotico-resistenti, i cosiddetti superbug, che – secondo all’ultimo rapporto di sorveglianza dell’Ecdc europeo, presentato oggi – causano oltre 35 mila decessi, di cui quasi un terzo in Italia, che risulta così essere il primo Paese a livello europeo, nota il dossier Aifa.
Circa 12mila morti
Per la precisione i morti causati nel nostro Paese da infezioni ospedaliere resistenti agli antibiotici sono circa 12mila all’anno. Nel biennio 2022-23 430mila ricoverati hanno contratto una infezione durante la degenza, l’8,2% del totale dei pazienti, contro una media Ue del 6,5%. Peggio di noi – con l’8,9% – solo il Portogallo, che però ha una popolazione più giovane e meno vulnerabile.
Gli antibiotici pià gettonati
Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo (36% dei consumi totali), seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Nelle regioni del Sud, inoltre, il report segnala una predilezione per l’utilizzo di antibiotici di seconda scelta. Ma di questo parleremo meglio fra poco.
Tra prima e seconda scelta
Entrando nei dettagli, l’Italia si conferma uno dei Paesi europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, spesso usate ‘a copertura’ e a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche. Per questo sono considerate di seconda linea. L’Italia è anche uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo ‘Access’ (47%), considerati antibiotici di prima scelta e che, secondo l’Oms, dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali.
In ambito ospedaliero si osserva in particolare un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti. Sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche sono aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I soliti sospetti
Quanto all’elenco dei ‘cattivi’, i nomi sono ormai noti: tra i più diffusi c’è la Klebsiella, che infetta le vie urinarie con una mortalità che arriva alla metà dei casi, lo Pseudomonas che provoca infezioni osteoarticolari con mortalità al 70%, l’Escherichia coli che causa diarrea anche sanguinolenta, il Clostridium difficile che prolifera nell’intestino con una mortalità a 30 giorni che si avvicina al 30%.
Costi e priorità
I super batteri sono responsabili di un significativo assorbimento di risorse (sanitarie e non) che ammontano a circa 1,5 miliardi di euro l’anno. E la ricerca latita.
“L’epidemia silente delle infezioni batterico-resistenti dipende da una molteplicità di fattori, non ultimo le difficoltà per l’industria a investire ingenti risorse nella ricerca di nuovi antibiotici nella prospettiva di un loro uso più limitato nel tempo. Per questo occorre individuare strategie push and pull – dice Nisticò – spingendo la ricerca di base ma puntando anche su incentivi in campo regolatorio che consentano da un lato di semplificare, dall’altro di velocizzare i tempi di approvazione di nuovi antimicrobici in gradi di aggirare le resistenze batteriche”.
In questo senso un modello “può essere quello della legge sugli orphan drug che ha stimolato la ricerca di farmaci per le malattie rare”, ricorda lo specialista. Nel frattempo per ricordare agli italiani cosa fare e cosa evitare, sta partendo la campagna promossa da Aifa e ministero della Salute su Tv e altri media, mentre il Governo ha annunciato la disponibilità di 21 milioni di euro nel prossimo triennio, con una partnership globale senza scopo di lucro che sostiene lo sviluppo di nuovi antibiotici tramite incentivi ‘push’ per stimolare l’interesse dell’industria a investire nella ricerca. Inoltre l’esecutivo nei mesi scorsi ha annunciato di lavorare su incentivi ‘pull’, per rendere attrattivo il mercato, valutando la possibilità di utilizzare parte del fondo già esistente per i farmaci innovativi oncologici e non per gli antibiotici innovativi.
L’impegno delle imprese
L’industria del farmaco, dal canto suo, non resta a guardare: sono circa 100 gli antibiotici in sperimentazione clinica e 155 vaccini in sviluppo a livello globale per combattere l’antimicrobico-resistenza, ha ricordato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria.
Una sfida, ha concluso Cattani, “da affrontare con determinazione per individuare strategie sempre più efficaci e incisive anche con misure a favore di investimenti per la R&S e per l’accesso ai nuovi antibiotici Reserve, come peraltro il Governo sta prevedendo nella prossima legge di bilancio”.