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Alzheimer: spray nasale made in Italy contro il declino cognitivo

Alzheimer
Adyen Articolo
Velasco25

Sembra davvero che gli anni di ricerca su Alzheimer e malattie degenerative stiano finalmente dando i loro frutti. Questa volta parliamo di un ‘interruttore’ somministrato sotto forma di ‘spray nasale’ per ‘spegnere’ il declino cognitivo innescato dalla malattia. Una soluzione studiata dai ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, in collaborazione con l’Università di Catania.

Un nuovo bersaglio

Il team ha scoperto che, inibendo nel cervello l’attività di un enzima (S-aciltransferasi) con un farmaco in versione  spray nasale, si può contrastare il danno dell’Alzheimer. Ma facciamo un passo indietro: nel cervello delle persone morte e malate Alzheimer è presente un eccesso di S-aciltransferasi. Questo enzima dunque può divenire il bersaglio di nuove cure. Maggiore era la concentrazione di tale enzima nel cervello, spiegano gli studiosi, peggiori erano le performance cognitive del paziente.

Ora, grazie a un finanziamento ottenuto nell’ambito del bando Pnrr 2023 da parte del ministero della Salute per l’ammontare di 890.000 euro, gli esperti sperimenteranno nuove cure mirate contro questo enzima (da somministrare in modo non invasivo, sotto forma di spray nasale).

All’origine dell’Alzheimer

Ma come si sviluppa la malattia e come è stato messo in luce il ruolo degli enzimi al centro della ricerca? Gli scienziati da tempo hanno acceso l’attenzioe sulle alterazioni a carico di alcune proteine, tra le quali beta amiloide e tau, che si accumulano nel nostro cervello. La funzione di queste proteine è regolata da una molteplicità di segnali e modifiche, tra cui l’aggiunta di una molecola di un particolare grasso che viene agganciata attraverso una reazione biochimica chiamata ‘S-palmitoilazione’, eseguita proprio dagli enzimi S-aciltransferasi.

In studi precedenti “avevamo dimostrato che l’alterazione della S-palmitoilazione di proteine sinaptiche gioca un ruolo fondamentale nel declino cognitivo correlato alle malattie metaboliche come il diabete di tipo 2 e che lo sviluppo di insulino-resistenza a livello cerebrale può interferire con la quantità degli enzimi S-aciltransferasi attivi nel cervello”, spiega su ‘Pnas’ il gruppo del professor Claudio Grassi, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e ordinario di Fisiologia dell’Università Cattolica e dal collega professor Salvatore Fusco, associato di Fisiologia.

Il diabete di tipo III

La correlazione tra insulino-resistenza e malattie neurodegenerative è così stretta che la malattia di Alzheimer viene anche definita diabete di tipo III. “In questo nuovo lavoro – evidenziano gli studiosi – abbiamo dimostrato che nel cervello, durante le prime fasi della malattia di Alzheimer, le alterazioni tipiche dell’insulino-resistenza cerebrale determinano un aumento della quantità dell’enzima zDHHC7 e l’alterata S-palmitoilazione di proteine importanti per la regolazione delle funzioni cognitive e dell’accumulo di proteina beta-amiloide”.

Gli esperimenti sullo spray nasale

In esperimenti condotti su topi geneticamente modificati che riproducono il quadro clinico dell’Alzheimer i ricercatori hanno spento gli enzimi ‘nel mirino’ con un farmaco sperimentale somministrato appunto con uno spray nasale, il ‘2-bromopalmitato’. Così sono riusciti a fermare la neurodegenerazione e frenato i sintomi tipici, riducendo l’accumulo di beta-amiloide e allungando la vita degli animali.

“I nostri dati dimostrano che, in modelli sperimentali di Alzheimer, l’inibizione sia farmacologica che genetica della S-palmitoilazione proteica è in grado di contrastare l’accumulo di proteine dannose per i neuroni e ritardare l’insorgenza e la progressione del declino cognitivo”, dice Francesca Natale, prima autrice dello studio. “Anche nei cervelli post-mortem di pazienti deceduti con l’Alzheimer abbiamo riscontrato elevati livelli di S-aciltransferasi e di S-palmitoilazione proteica”. La scommessa del team è chiara: ‘spegnere’ l’interruttore per intercettare e mettere in pausa i meccanismi che danneggiano le capacità cognitive e la memoria dei malati di Alzheimer.

I prossimi passi della ricerca

Oggi non sono disponibili farmaci in grado di bloccare selettivamente gli enzimi ‘nel mirino’, inoltre il 2-bromopalmitato non è sufficientemente preciso. “Ma, grazie al finanziamento ottenuto nell’ambito del bando Pnrr 2023 da parte del ministero della Salute – conclude Grassi – testeremo in modelli sperimentali nuovi approcci terapeutici facilmente traslabili un domani nell’uomo, come terapie basate su ‘cerotti genetici” o proteine ingegnerizzate capaci di interferire con l’attività degli enzimi” S-aciltransferasi. Insomma, in un futuro prossimo lo spray made in Italy potrebbe cambiare davvero le prospettive dei pazienti.

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