Non risultano danni al cuore e al cervello del giovane calciatore della Fiorentina Edoardo Bove, ricoverato in terapia intensiva al Careggi di Firenze dopo il malore che ieri pomeriggio ha tenuto l’Italia del pallone col fiato sospeso. Ma sono ancora tanti gli interrogativi aperti.
Il malore
Domenica, al diciassettesimo minuto del primo tempo della partita con l’Inter, Bove si è accasciato perdendo conoscenza, subito circondato dai compagni di squadra. Soccorso dal 118, è stato defibrillato e portato in ospedale. Ora resta da capire cosa abbia provocato l’improvviso svenimento e l’arresto cardiaco del giovane atleta della Fiorentina. E, soprattutto, se Edoardo Bove potrà tornare a giocare a calcio. Fortune Italia ne ha parlato con Antonio Rebuzzi, professore di Cardiologia dell’Università Cattolica di Roma.
La fibrillazione
Si è scritto di un arresto cardiaco dovuto a torsione di punta, è stata segnalata anche una contusione al torace e valori anomali del potassio. “Si sono dette tante cose, dall’epilessia a un trauma. Bisogna premettere – sottolinea Rebuzzi – che parliamo senza sapere tante cose. Ma un trauma non fa venire un arresto cardiaco in 5 minuti. Diverse il caso della fibrillazione ventricolare con un’iperperfusione cerebrale: verosimilmente si è trattato di un’aritmia ventricolare che non ha permesso che il sangue arrivasse al cervello, per cui Bove è crollato a terra. Per fortuna i soccorsi sembrano essere stati tempestivi, anche attraverso l’uso del defibrillatore, scongiurando danni cardiaci e cerebrali”.
Patologie ‘invisibili’
Parliamo di atleti oggi super controllati. “E di una squadra, la Fiorentina, che dopo il caso di Davide Astori (rinvenuto senza vita dopo una fibrillazione ventricolare dovuta a una cardiomiopatia aritmogena silente, ndr), immagino sia particolarmente attenta ai controlli – aggiunge Rebuzzi – Esistono però alcune patologie, nella fattispecie le canalopatie, molto difficili da intercettare”.
Canalopatie e prevenzione
Come spiega il cardiologo, “si tratta di disturbi a carico di alcuni canali ionici all’interno del muscolo cardiaco e che possono essere o meno ereditarie. Queste canalopatie possono portare all’improvviso a un arresto cardiaco. Sono patologie molto difficili da intercettare, a meno di sottoporre il paziente a uno studio elettrofisiologico con un catetere intracardiaco. Purtroppo – puntualizza Rebuzzi – la prevenzione di questo tipo di patologie è molto complicata: non si può fare uno studio elettrofisiologico intracardiaco a tutti i giocatori di calcio. Siccome non si può fare prevenzione dell’evento, bisogna essere pronti a intervenire, come pare siano stati a Firenze, con il defibrillatore“.
Il fattore tempo
Proprio sul fattore tempo interviene Mario Balzanelli, presidente nazionale della Sis 118 (Società italiana sistema 118): “Non sono ammessi ritardi nei soccorsi – dice a Fortune Italia – Bisogna intervenire immediatamente, perchè avviene tutto in pochi istanti. La vittima avverte un malore fulmineo, non ha neanche il tempo di capire cosa stia succedendo, perchè perde coscienza. Si accascia al suolo. Smette di respirare. Può presentare, nei primi istanti, scosse a livello degli arti come se fossero convulsioni. Questa tragedia si chiama arresto cardiaco improvviso. Significa che il cuore ha improvvisamente cessato di battere in modo efficace”.
Ecco, a questo punto “inizia una corsa disperata contro il tempo. I minuti utili per intervenire al fine di salvare il cervello, l’organo più importante che rischia di essere distrutto dalla anossia (carenza assoluta di ossigeno), e quindi la vita, sono solo 3-4 al massimo. Intervenire oltre significa compromettere le possibilità di salvarsi senza esiti neurologici”.
Più formazione
Per Balzanelli la tragedia che ha colpito Edoardo Bove “deve far riflettere il legislatore su 2 aspetti fondamentali: il massaggio cardiaco, in questi casi, deve essere iniziato immediatamente da chi si trovi sul posto, quindi dai calciatori stessi. Si impone, pertanto che tutti i calciatori siano addestrati e certificati nelle competenze rianimatorie di base in modo da riconoscere l’arresto cardiaco e iniziare, all’istante, il massaggio cardiaco prima che arrivi sul posto il personale sanitario a bordo camp. Inoltre durante ciascun evento sportivo, all’ambulanza di rianimazione, che deve presente e pronta a partire in qualsiasi momento, devono essere assicurati percorsi logistici veloci di rapido accesso allo scenario dell’evento e di altrettanto fulminea via di uscita verso l’ospedale”.
Cosa succede ora
Al momento le notizie che arrivano dai sanitari che hanno in cura Edoardo Bove e dai compagni di squadra sono tranquillizzanti. I “primi accertamenti cardiologici e neurologici hanno escluso danni acuti a carico del sistema nervoso centrale e del sistema cardiorespiratorio”, ha fatto sapere il Careggi nella serata di domenica. Oggi poi – dopo una notte tranquilla – il calciatore è stato estubato, è sveglio e lucido e viene sottoposto a una serie di esami diagnostici. “Ora bisognerà vedere, attraverso degli studi mirati, se Edoardo Bove potrà continuare a fare attività sportiva professionistica. Agli europei qualche anno fa – ricorda Rebuzzi – il calciatore danese Christian Eriksen ebbe un malore e fu salvato col defibrillatore. Poi gli è stato impiantato un defibrillatore cardiaco sottocutaneo ed è tornato a giocare”.
Nel suo libro ‘Dalla parte del cuore’, Rebuzzi racconta la storia di un ragazzo che all’epoca aveva 19 anni e che – allenandosi allo stadio dei mermi a Roma – era crollato a terra all’imporvviso. Anche quella di Francesco Stefanelli, rimasto in coma per quasi un mese al Gemelli, è una storia a lieto fine. “Poi si è svegliato, ha messo il defibrillatore e oggi sta bene”, conclude Rebuzzi.