Il morbillo continua ad aumentare in Italia: dal 1 gennaio al 30 novembre sono stati 991 i casi registrati nel nostro Paese, con i bimbi piccoli ancora una volta più colpiti. Ma non sono mancati, nel corso dell’anno, casi in giovani adulti e operatori sanitari.
Questa malattia – che può causare pesanti complicanze – è un’osservata speciale per chi si occupa di sanità. Anche perchè può essere prevenuta col vaccino. Ebbene, c’è un’interessante novità per mappare la diffusione del morbillo, anche considerato l’arrivo nel nostro Paese di milioni di pellegrini per il Giubileo. Una strategia descritta in un nuovo studio pubblicato su ‘Scientific Data’ da un gruppo di ricercatori italiani.
Il lavoro propone un metodo innovativo per monitorare la malattia in Europa – e in Italia – utilizzando un modello matematico avanzato, basato su dati relativi ai movimenti dei passeggeri aerei. Ma vediamo prima meglio gli ultimi dati sul morbillo dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
Le aree italiane più interessate
Se il numero dei casi di morbillo nel nostro Paese è definito “in lieve aumento rispetto al mese precedente”, in otto Regioni si è concentrato l’86,2% dei pazienti: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia, Campania, Toscana, Abruzzo, Liguria. Nella provincia autonoma di Bolzano è stata osservata l’incidenza più elevata (46,7/milione abitanti).
L’età mediana dei pazienti è di 30 anni, ma oltre la metà (52,3%) è formata da adolescenti o giovani adulti (15-39 anni) e il 23,7% ha più di 40 anni. Come dicevamo, l’incidenza più elevata è stata osservata nei bambini sotto ai 5 anni, con 48 casi in bimbi con meno di un anno di età, troppo piccoli per essere vaccinati.
Niente vaccino per il 90% dei contagiati
Lo stato vaccinale è noto per il 93,3% dei casi segnalati: il 90,1% era non vaccinato al momento del contagio. Inoltre 77 pazienti sono operatori sanitari. Tra le complicanze, le più frequenti sono state epatite e polmonite. Cosa ci dicono questi dati? Esistono sacche di popolazione non vaccinate e vulnerabili.
La mappa del morbillo
Anche considerati questi numeri, lo studio pubblicato da Francesco Branda, Massimo Ciccozzi e Chiara Romano dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme a Fabio Scarpa dell’Università di Sassari e Giovanna Jona Lasinio dell’Università Sapienza di Roma, “offre un contributo cruciale, non solo fornendo un dataset aperto e accessibile a ricercatori e decisori politici, ma anche proponendo un modello che può essere adattato per affrontare altre malattie infettive”, spiega a Fortune Italia Branda.
“Il fulcro del lavoro è un ampio dataset che combina tre tipi di informazioni principali: casi di morbillo riportati, con dati raccolti dal 2011 al 2023 da 32 Paesi europei, inclusi i membri dell’Ue e altri stati come il Regno Unito, la Norvegia e la Svizzera. Copertura vaccinale Mmr (morbillo, parotite, rosolia), con informazioni annuali sulle percentuali di vaccinazione per la prima e la seconda dose, fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e da altri enti. Movimenti aerei, ovvero dati sul traffico passeggeri tra Paesi, una proxy cruciale per misurare la mobilità internazionale e il rischio di trasmissione transfrontaliera”, continua Branda, già 40Under40 di Fortune Italia.
Una base dati unica
Questi numeri “sono stati raccolti e armonizzati per creare una base dati unica, che permette di analizzare con precisione le dinamiche della diffusione del morbillo e di confrontare situazioni tra diversi Paesi. Il dataset, pubblicamente accessibile, non solo promuove la trasparenza scientifica, ma permette anche di replicare lo studio e di adattare il modello proposto a nuove sfide epidemiologiche”.
Al centro dello studio vi è il modello HHH (Held, Höhle e Hofmann), uno strumento statistico particolarmente potente per analizzare e prevedere i contagi di malattie infettive. L’aapproccio adottato dai ricercatori “permette di distinguere tra epidemie locali e quelle che si diffondono attraverso i confini nazionali, offrendo una comprensione dettagliata delle dinamiche di trasmissione. Il modello HHH utilizza i dati di mobilità aerea per identificare rotte di viaggio ad alto rischio, evidenziando come i voli possano fungere da vettori per la diffusione del virus”, dice Branda.
Ad esempio, un aumento del traffico passeggeri tra Paesi con bassa copertura vaccinale potrebbe preannunciare la possibilità di un’epidemia transfrontaliera. “Sebbene il lavoro si concentri sul morbillo, la nostra metodologia ha implicazioni più ampie e può essere utilizzata per monitorare e prevedere la diffusione di altre malattie infettive trasmesse per via aerea, come l’influenza stagionale o Covid-19”, scrivono gli autori.
I virus e i confini
Un altro elemento critico è l’importanza della mobilità umana nella diffusione delle malattie. In un mondo sempre più interconnesso, è evidente che la salute pubblica non può più essere considerata una questione locale. Gli strumenti come quello proposto in questo studio rappresentano un passo avanti verso una sorveglianza sanitaria globale, capace di rispondere rapidamente alle minacce emergenti.
“Il morbillo, nonostante la disponibilità di un vaccino altamente efficace, continua a rappresentare una sfida significativa per la salute pubblica, con ricorrenti epidemie in Europa. Questo lavoro – evidenzia Branda – sottolinea l’importanza di mantenere un’elevata copertura vaccinale, non solo per prevenire la malattia, ma anche per limitare l’insorgenza di ‘sacche’ di popolazione vulnerabile che possono diventare focolai di trasmissione. La lezione che emerge è duplice: da un lato, la necessità di dati accurati e aggiornati per prendere decisioni informate. Dall’altra l’urgenza di contrastare le disuguaglianze nell’accesso alla vaccinazione e la disinformazione che mina la fiducia nei vaccini. Questo lavoro, inoltre, è un invito alla collaborazione internazionale. La disponibilità aperta del dataset e del codice associato per sviluppare i modelli matematici promuove la trasparenza e incoraggia l’interdisciplinarità, permettendo a epidemiologi, statistici e responsabili delle politiche di lavorare insieme per prevenire future crisi sanitarie”.
Il Giubileo
Come evidenziano gli autori, questo studio assume una rilevanza particolare in vista del Giubileo del 2025, un evento che attirerà milioni di pellegrini e turisti da tutto il mondo a Roma e in Italia. “La mobilità internazionale su larga scala e l’elevata densità di persone in spazi condivisi, caratteristiche tipiche di eventi di massa, rappresentano un’opportunità per la diffusione di malattie infettive, incluso il morbillo, se non vengono adottate adeguate misure di prevenzione”, ricorda Branda.
Insomma, proprio tenendo conto dell’imminente Giubile “il nostro lavoro può contribuire a prevenire epidemie, grazie a un uso strategico dei dati e alla collaborazione tra istituzioni sanitarie. È fondamentale anticipare i rischi e mettere in atto misure proattive, come campagne vaccinali rafforzate e controlli sanitari sui flussi di mobilità”, conclude lo specialista. Perchè, anche nel caso delle malattie infettive, prevenire è meglio che curare.