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Malattia Congo, i risultati dell’indagine e le critiche degli esperti

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Adyen Articolo
Velasco25

Agli inizi di dicembre l’Organizzazione mondiale della sanità ha acceso i riflettori del mondo su una malattia misteriosa che ha colpito la Repubblica Democratica del Congo. Ebbene, oggi la malattia X, che ha fatto registrare al 16 dicembre 891 casi segnalati, con 48 morti, finalmente ha un nome.

A far ammalare (e a uccidere) le persone, stando all’Oms, è stata “una combinazione di infezioni respiratorie virali comuni e stagionali e malaria falciparum, aggravata da malnutrizione acuta”. Un sospetto già avanzato dagli specialisti, anche italiani, che avevano invitato a mantenere la calma in occasione delle segnalazioni dei casi sospetti di malattia Congo nel nostro Paese.

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Sospiro di sollievo con qualche critica

“L’Oms ha chiuso definitivamente o quasi definitivamente la questione Congo e con un report finale, a distanza di 1 mese dall’evento, ha dichiarato che si è trattato – come avevamo detto più volte – di malaria, in più con delle infezioni respiratorie” da virus “influenzali, da coronavirus e da altri tipi di microrganismi ampiamente noti. Quindi tiriamo tutti un sospiro di sollievo”. Però “rimane il fatto che 1 mese per stabilire che si tratta di un’infezione nota e della malaria è forse un po’ troppo”, considerata “la velocità con cui oggi viaggia il mondo”. Parola dell’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che ha commentato la vicenda in un video postato via social.

Come riferisce Adnkronos Salute, l’auspicio di Bassetti è che “l’Oms prenda spunto da quello che è successo in Congo perché, se nel 2025 o nel prossimo futuro dovessero capitare situazioni simili, si possa avere una maggiore rapidità nel dare risposte alla comunità non solo scientifica, ma in generale al mondo intero”.

Eccesso di cautela?

“Diciamo che l’Oms in effetti ci ha messo un po’ troppo – concorda l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma, parlando con Fortune Italia – I virus respiratori coinvolti in questo caso sono numerosi e in effetti l’ipotesi malaria l’avevamo già esplorata nei primi lavori del nostro gruppo su questo focolaio. Bisogna anche dire che il laboratorio che ha eseguito le analisi per l’Oms era distante, a circa 700 km dalla zona interessata, quindi c’erano degli ostacoli oggettivi. Ma un mese è in effetti un po’ troppo”.

“Credo che all’Oms volessero essere assolutamente sicuri, e questo va bene. Ma nel momento in cui si è scoperto che la malaria era presente nei pazienti, sapendo che questa malattia non si trasmette da persona a persona ma solo attraverso la puntura di un insetto infetto, la cautela poteva ridursi. Tra l’altro nell’area la malaria è endemica e la malnutrizione ben documentata. Questa vicenda a mio parere – conclude Ciccozzi – dimostra che il sensazionalismo e l’allarmismo sono due elementi negativi. Bisogna avere dei dati prima di parlare, altrimenti non è scienza”. Ma bisogna essere in grado anche di collegare tutti gli indizi, contestualizzando le informazioni.

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