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Neve: 7 istruzioni per l’uso (a tutta salute)

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Adyen Articolo
Velasco25

Una specie di magia, che rende tutto più bello. La neve conserva intatto il suo fascino fra grandi e piccini: alzi la mano chi riesce a non sdraiarsi per riprodurre la forma di un angelo sulla coltre innevata! Attenzione, però, perchè come molte cose belle, la neve cela (non poche) insidie.

Tanto per dire: evitiamo di mangiarla, come invece suggeriscono alcuni video girati dagli influencer in settimana bianca o in vacanza nei Paesi nordici. Ma non solo. Nella Giornata mondiale della neve, ecco allora da Fortune Italia sette ‘istruzioni l’uso’ in sicurezza e a tutta salute, con l’aiuto dei anti-bufale di Dottoremaeveroche.it – il portale contro le fake news della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici) – e degli esperti di Assosalute, l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica.

Un assaggio? No grazie

Che tentazione: chissà che sapore avrà la neve. Sembra zucchero, ma è decisamente meglio evitare di mangiarla. Oltre a contaminazioni di batteri e inquinanti, dissetarsi con la neve può causare disidratazione e ipotermia.

“Mangiare anche piccole quantità di neve non vuol dire ingerire solo acqua gelata. Come prima cosa, è importante valutare dove si raccoglie la neve che si ha intenzione di utilizzare per un assaggio o per bevande e sorbetti. La prima regola è, dunque, osservare. Se la neve non è candida e fresca, cioè appena posata al suolo, è meglio evitare. Non si deve raccogliere la neve che si sospetta sia stata calpestata o spalata, e nemmeno quella che è diventata gialla perché potrebbe contenere urina di animali, guano, o residui degli scarichi di automobili. Insomma, evitiamo di utilizzare la neve di città per preparazioni alimentari”, dicono i dottori che svelano le bufale.

Il fatto è che durante una nevicata, i fiocchi si comportano da rastrello o spazzola: raccolgono e portano a terra frammenti di polveri e altre sostanze chimiche contenute nell’aria. La prova è che, dopo un abbondante nevicata, l’aria sembra – ed effettivamente è – più pura e pulita. Tra le sostanze trasportate dai fiocchi, però, ci sono non pochi inquinanti, soprattutto in città. Non solo: su strade e marciapiedi possono esserci il sale grosso e altre sostanze sparse per impedire la formazione di ghiaccio. Materiali non commestibili e potenzialmente tossici.

Quanto ai microrganismi, la maggior parte degli agenti patogeni (batteri e virus) non sopravvive alle basse temperature, ma ce ne sono alcuni che si ambientano e resistono anche due mesi nel ghiaccio. Tra questi, c’è il temibile Escherichia coli. Responsabile di infezioni come la gastroenterite, il batterio è stato rilevato anche in alta montagna.”Ecco perchè dovremmo evitare di mangiare la neve. Le conseguenze possono comprendere sintomi lievi e passeggeri, come un mal di pancia, oppure più seri come febbre, vomito e infezioni debilitanti”, dicono i dottori anti-bufale.

Occhio alla disidratazione

Perchè allora non fare un bel sorbetto con la neve? Il fatto è che mangiare simili alimenti espone al rischio di disidratazione. Ingerire qualcosa di molto freddo, infatti, costringe l’organismo a consumare molta energiaper conservare la giusta temperatura: ciò può causare la perdita di liquidi (sudore). Insomma, non pensiamo che poichè abbiamo mangiato la neve non dovremmo bere (o dovremmo bere meno). Un altro rischio è l’ipotermia, perché ingerire ghiaccio o neve potrebbe innescare uno stress termico.

Sci che passione, ma muscoli e cartilagini…

Nel periodo delle settimane bianche, le discese sulla neve possono costare care agli appassionati di sci e snowboard: non solo dolori alle ginocchia, contratture e distorsioni, spesso dovuti a una preparazione fisica insufficiente o a uno sforzo troppo intenso rispetto alle proprie caratteristiche, ma anche traumi meno noti (come quelli al pollice, come vedremo fra breve).

In caso di piccoli incidenti, è importante agire tempestivamente per evitare complicazioni, raccomandano da Assosalute. Distorsioni, strappi e slogature possono essere trattati tenendo a riposo l’articolazione interessata, applicando ghiaccio e, nei casi i fastidi sono più intensi, utilizzando farmaci ad azione analgesica e antinfiammatoria applicati localmente o assunti per via orale.

Sci e snowboard: tutti i rischi sulle piste e come ridurli

Lividi ed ecchimosi, di solito si risolvono spontaneamente in pochi giorni, ma se fossero particolarmente ampi come conseguenza di una brutta caduta, si possono utilizzare prodotti a base di sostanze protettrici dei capillari che favoriscono il riassorbimento più rapido dell’ematoma. Per le escoriazioni e piccole ferite è invece fondamentale pulire la zona con acqua fredda e sapone, applicare un disinfettante non alcolico e proteggere con garze o cerotti medicati, che accelerano la guarigione. Tuttavia, se una ferita non guarisce e mostra segni di aumentato rossore, gonfiore o striature e dolore è opportuno consultare un medico.

Il “pollice dello sciatore”

Cattive notizie (ancora) per gli appassionati di sci. Durante una caduta, tenere il bastoncino stretto può infatti provocare un movimento improvviso che forza il pollice, causando una dolorosa iperestensione o, nei casi più gravi, la “lesione di Stener”, una rottura completa del legamento. Il pollice può subire traumi che causano dolore, gonfiore e difficoltà di presa. “Nei casi meno gravi, il riposo e l’immobilizzazione con dispositivi specifici possono essere sufficienti, affiancati a farmaci ad azione antinfiammatoria da usare localmente. Tuttavia, in caso di lesioni complete del legamento, sarà necessario un intervento specialistico”, ammonisce Assosalute.

Pelle sulla neve

Forse l’avrete notato: nelle località montane l’epidermide appare spesso più secca e arrossata. Il fatto è che la pelle è una delle prime barriere contro il freddo e richiede una cura specifica. Creme idratanti e protettive sono indispensabili per creare una barriera contro vento e basse temperature, mentre le creme riscaldanti aiutano a mantenere il calore in aree particolarmente esposte, come mani e piedi.

Se il freddo è eccessivo

Sulle piste le temperature possono rappresentare un rischio per la salute, specialmente per chi si dedica agli sport invernali senza una preparazione adeguata. Raffreddamenti, irritazioni cutanee, geloni e ipotermia sono tra i disturbi più comuni. “Saper ascoltare i segnali che il corpo invia è cruciale per prevenire complicazioni. Formicolii, pelle pallida e stanchezza estrema possono essere i primi sintomi di condizioni più gravi come il congelamento o l’ipotermia. Inoltre, il freddo intenso può causare disturbi specifici, come la cefalea da freddo, che si manifesta a seguito di bruschi cali termici, sia localizzati (ad esempio, consumando bevande ghiacciate) sia generalizzati, come l’esposizione prolungata a temperature vicine o inferiori allo zero”, avvertono da Assosalute.

Se la gola s’infiamma

Gelo, caldo ma anche sudore dopo una discesa impegnativa: per gli sciatori (e non solo) la temperatura sulla neve è un’altalena. In caso di sintomi più lievi legati al freddo, come raffreddore, tosse, mal di gola o mal di testa, “i farmaci da banco rappresentano un valido supporto. Analgesici, decongestionanti nasali, antisettici del cavo orale e sciroppi antitussivi aiutano ad alleviare i fastidi”, ricorda Assosalute.

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