Un vero e proprio rebus: la scomparsa dei Neanderthal è un mistero che affascina da tempo gli antropologi. E, anche se ormai sappiamo che di questo ominide vissuto nel Paleolitico resta traccia nel nostro Dna, proprio dalle analisi genetiche arrivano preziosi indizi per far luce sulla loro estinzione. Ebbene, per i moderni demografi potrà essere una sorpresa, ma i Neanderthal hanno subito un crollo demografico 110.000 anni fa. Una drammatica perdita di variazione genetica che prefigura la loro estinzione finale.
Lo studio, firmato fra gli altri dal professore di antropologia della Binghamton University Rolf Quam e dallo studente laureato Brian Keeling, si è concentrato sulle orecchie dei Neanderthal. Rilevando preziosi indizi. Vediamo meglio di che si tratta.
Questione di diversità
“Lo sviluppo delle strutture dell’orecchio interno è sottoposto a un controllo genetico molto stretto, poiché sono completamente formate al momento della nascita”, ha affermato Quam. “Ciò rende la variazione nei canali semicircolari ideale per studiare le relazioni evolutive tra specie nel passato, poiché qualsiasi differenza tra esemplari fossili riflette differenze genetiche sottostanti”.
Il team ha misurato la diversità morfologica nei canali semicircolari, responsabili del nostro senso dell’equilibrio, in due collezioni di fossili umani provenienti dai siti di Atapuerca (Spagna) e Krapina (Croazia), nonché da vari latri siti europei e dell’Asia occidentale.

Gli antenati dei Neanderthal
I fossili di Atapuerca risalgono a circa 400.000 anni fa e rappresentano gli antenati dei Neanderthal. Questi ultimi emersero circa 250.000 anni fa da queste popolazioni che abitavano il continente eurasiatico tra 500.000 e 250.000 anni fa.
Il sito croato di Krapina, invece, rappresenta la collezione più completa dei primi Neanderthal e risale a circa 130.000 anni fa. I ricercatori hanno calcolato la quantità di diversità morfologica di entrambi i campioni, confrontandoli tra loro e con quello di Neanderthal “classici” di età e origini geografiche diverse.
“È emozionante essere inclusi in questo progetto di ricerca che si basa su alcune delle più recenti metodologie all’avanguardia nel nostro campo”, ha affermato Keeling.
Il collo di bottiglia
Bisogna dire che una recente ricerca basata su campioni di Dna antico estratti da fossili aveva rivelato l’esistenza di una drastica perdita di diversità genetica tra i primi Neanderthal e i successivi esponenti “classici” della specie. Tecnicamente nota come “collo di bottiglia”, questa perdita genetica è spesso la conseguenza di una riduzione del numero di individui di una popolazione. I dati del Dna antico indicano che il declino della variazione genetica ha avuto luogo circa 110.000 anni fa.
Ebbene, la diversità morfologica dei canali semicircolari dei Neanderthal classici è risultata chiaramente inferiore a quella dei pre-Neanderthal e dei primi Neanderthal. Confermando il crollo demografico.
Lo studio è stato condotto da Alessandro Urciuoli (Institut Català de Paleontologia Miquel Crusafont, Universitat Autònoma de Barcelona) e Mercedes Conde-Valverde (direttrice della Cátedra de Otoacústica Evolutiva de HM Hospitales y la Universidad de Alcalá). Conde-Valverde ha sottolineato come “includendo fossili da un’ampia gamma geografica e temporale, siamo stati in grado di catturare un quadro completo dell’evoluzione dei Neanderthal”.
I risultati mettono in discussione l’idea, precedentemente accettata dagli studiosi, secondo cui l’origine della linea di Neanderthal fosse associata a una significativa perdita di diversità genetica. “Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che i pre-Neanderthal della Sima de los Huesos mostravano un livello di diversità morfologica simile a quello dei primi Neanderthal di Krapina”, ha affermato Alessandro Urciuoli, autore principale dello studio. “Ciò mette in discussione l’ipotesi di un ‘collo di bottiglia’ all’origine della linea di Neanderthal”.
Piuttosto, questo fenomeno ha caratterizzato la fine dell’Homo neanderthalensis. L’Homo Sapiens sapiens è avvisato.