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Il gladiatore di York e i segni della lotta col leone

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Velasco25 Articolo

Porta ancora i segni dei denti della belva contro cui ha combattuto migliaia di anni fa, uscendone sconfitto. Ma la ricostruzione della sua storia conferma agli scienziati la tradizione della lotta fra uomini e animali, portata sul grande schermo da film come ‘Spartacus’ o ‘Il gladiatore’.

Gli scheletri ci parlano, come direbbe Costanza Macallè, paleopatologa siciliana protagonista della serie di romanzi di Alessia Gazzola. E quello del gladiatore scoperto nell’Inghilterra di epoca romana, con segni di morsi compatibili con quelli di un grosso felino simile a un leone, suggerisce che l’uomo potrebbe essere morto durante uno spettacolo di gladiatori (o un’esecuzione), secondo uno studio pubblicato su ‘PLOS One’ da Tim Thompson della Maynooth University, in Irlanda, e colleghi.

Le testimonianze dei combattimenti tra gladiatori nell’Impero Romano sono documentate da sculture, mosaici e documenti storici. Tuttavia i resti dei gladiatori sono relativamente scarsi nella documentazione archeologica. In particolare, in Gran Bretagna – occupata dai Romani dal I al V secolo – non vi erano prove confermate di combattimenti tra uomini e animali.

Il cimitero di York

Ma andiamo a Driffield Terrace, nel cimitero romano di Eboracum, la moderna York. Fra i resti dei corpi di giovani uomini, uno in particolare colpisce l’attenzione degli scienziati: è lo scheletro di un uomo tra i 26 e i 35 anni, sepolto in una tomba con altri due e ricoperto di ossa di cavallo.

Thompson et al., 2025, PLOS One, CC-BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
I segni lasciati dai denti del felino. Credits: Thompson et al., 2025, PLOS One, CC-BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)

Lo scheletro mostra segni dei morsi di un leone. Su un osso dell’anca spicca un solco che si ritiene sia stato lasciato dal dente della belva.

La scansione in 3D

Creando una mappa tridimensionale di questi segni, i ricercatori hanno potuto confrontarli con i morsi di diversi animali. Un po’ come farebbero oggi i medici durante un esame autoptico. Così il team ha capito che quelli erano probabilmente morsi di un grosso felino, forse un leone. Poiché si trovavano sul bacino, è possibile che siano stati causati dall’animale che si nutriva dell’uomo al momento della morte.

Per i ricercatori si tratta della “prima prova archeologica di un combattimento tra gladiatori e animali, tra un essere umano e un leone” nella periferia dell’Impero Romano. Dimostrando la possibilità di combattimenti gladiatori o spettacoli simili nella moderna York, questa scoperta offre ad archeologi e storici una nuova prospettiva sulla vita e la storia dell’Inghilterra di epoca romana.

Per Tim Thompson "le implicazioni del nostro studio multidisciplinare sono enormi. Qui abbiamo prove concrete dello spettacolo nell'Impero Romano e dei pericolosi combattimenti gladiatori. Questo fornisce nuovi elementi per aiutarci a comprendere il passato".

Una scoperta che, come riferisce Adnkronos Salute, è stata definita “estremamente emozionante” da Malin Holst, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, direttrice generale di York Osteoarchaeology, specializzata in scavi e analisi di resti umani. “Ora – come riferisce Adnkronos Salute – possiamo iniziare a costruire un’immagine migliore di come fossero in vita questi gladiatori”.

Uomini giovani e addestrati da tutto il mondo antico

La scoperta, continua Malin Hols, “conferma anche la presenza di grandi felini e potenzialmente altri animali esotici nelle arene di città come York”.

Lo scheletro, probabilmente sepolto tra il 200 e il 300 d.C., è stato recuperato in uno dei cimiteri di gladiatori meglio conservati al mondo. Nel 2010 i ricercatori hanno analizzato 82 scheletri di giovani uomini ben sviluppati, particolarmente robusti per via dell’addestramento a cui venivano sottoposti e segnati da un’alta frequenza di ferite guarite. Gli esperti notarono, osservando lo smalto dei denti, la grande varietà di province romane da cui provenivano, nonché prove di insoliti riti funebri e di morti compatibili con i combattimenti dei gladiatori.

Il lavoro è frutto della collaborazione tra l’Università di York, la Maynooth University, la Cranfield University, la Durham University, il King’s College di Londra, la York Archaeology e la York Osteoarchaeology. “I segni dei morsi sono stati probabilmente provocati da un leone, il che conferma che gli scheletri sepolti nel cimitero erano di gladiatori, piuttosto che di soldati o schiavi, come inizialmente si pensava”, rileva Holst.

“Uno degli aspetti più straordinari dell’archeologia – riflette David Jennings, Ceo of York Archaeology – è che continuiamo a fare scoperte anche anni dopo la conclusione di uno scavo, poiché i metodi di ricerca e la tecnologia ci permettono di esplorare il passato in modo più dettagliato. Sono ormai passati 20 anni da quando abbiamo portato alla luce le 80 sepolture di Driffield Terrace”.

“Quest’ultima ricerca ci offre una visione straordinaria della vita e della morte di questo individuo, e si aggiunge alle ricerche genomiche precedenti e in corso sulle origini di alcuni degli uomini sepolti in questo cimitero romano. Potremmo non sapere mai cosa abbia portato quest’uomo nell’arena dove crediamo che abbia combattuto per il divertimento altrui, ma è straordinario che la prima prova osteo-archeologica di questo tipo di combattimento gladiatorio sia stata trovata così lontano dal Colosseo di Roma, lo stadio di Wembley del mondo classico”, conclude David Jennings.

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