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Virus da record in Italia, il caso vaccini e l’autunno che verrà

virus respiratorio sinciziale
Adyen Articolo
Velasco25

Influenza e virus respiratori hanno colpito duro: l’ultima stagione ha superato tutti i record – 16 milioni di casi – con il dato più alto mai rilevato dalle reti di sorveglianza nazionale. Ma a preoccupare non è tanto e solo la crescita della diffusione dei patogeni – dall’influenza al virus respiratorio sinciziale, passando per il morbillo – quanto lo scetticismo degli italiani rispetto alla prevenzione. Sì, perchè ancora una volta i vaccini sono stati snobbati proprio da chi ne beneficerebbe di più.

Se ne è parlato al ministero della Salute in occasione di un incontro promosso dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), in collaborazione con altre società scientifiche, istituzioni, politici, associazioni di settore. “Le persone fragili, come gli anziani, i pazienti immunocompromessi o con patologie croniche, pagano il prezzo più alto quando le coperture vaccinali sono insufficienti”, ricorda Claudio Mastroianni, Past President Simit.

“Per loro, un’infezione che per altri potrebbe essere lieve può trasformarsi in una complicanza grave, se non addirittura letale. Le vaccinazioni – sottolinea – rappresentano uno scudo indispensabile: proteggere i fragili significa rafforzare la salute dell’intera comunità. I dati per tutte le vaccinazioni disponibili sono ancora lontani dalle coperture ottimali del 95%. Per questo è importante impostare sin da adesso la campagna vaccinale del prossimo autunno”.

Influenza dei record: oltre 16 mln di casi in Italia

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I dati parlano chiaro: abbiamo detto dell’influenza, ma nel 2024 nel nostro Paese si sono registrati oltre mille casi di morbillo, mentre il virus respiratorio sinciziale, particolarmente pericoloso per bambini e anziani, è responsabile in Italia di circa 1.800 decessi ogni anno.

Per Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit, “questi dati rappresentano un forte richiamo all’importanza della vaccinazione come strumento di prevenzione, protezione e responsabilità collettiva. Gran parte delle ospedalizzazioni, delle complicanze gravi e dei decessi associati a queste infezioni si sarebbe potuta evitare con una copertura vaccinale più ampia. Le vaccinazioni non sono solo un atto individuale di protezione, ma un pilastro della sanità pubblica, in grado di ridurre il carico di malattia, alleggerire i sistemi sanitari e salvare vite umane. Rafforzare l’adesione ai programmi vaccinali già disponibili per influenza, morbillo, Covid-19, pertosse, RSV, pneumococco e herpes zoster è una necessità”.

Virus respiratorio sinciziale e neonati

Sul fronte del Rsv arrivano nuove informazioni che, decisamente, non lasciano tranquilli. A oltre un anno dalla pubblicazione delle Circolare ministeriale che indicava gli strumenti disponibili nella stagione 2024-2025 per la vaccinazione contro il virus, solo in 4 Regioni in cui si è raggiunta una completa immunizzazione per la popolazione dei neonati: Piemonte, Lombardia, Veneto e Sicilia.

Copertura parziale (per i nati da aprile, luglio e agosto, a seconda delle disposizioni regionali) in Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Calabria. Accesso alla vaccinazione ancora più ridotto (per i nati da novembre a marzo) in Marche, in Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna. A certificarlo è l’Osservatorio VRS – Accesso equo alla prevenzione’ pubblicato da Cittadinanzattiva.

Indietro anche la protezione del neonato attraverso la vaccinazione della donna in gravidanza: l’offerta è stata prevista solo in Sicilia e Molise. Per le altre categorie a rischio, adulti fragili e anziani non è stata attivata alcuna offerta estesa di prevenzione: solo alcuni sporadici casi isolati, come a Genova (disponibili 500 dosi a febbraio 2024 tramite una micro-campagna per gli over-60) o a Siracusa (da ottobre 2024 a febbraio 2025).

E negli anziani le cose non vanno meglio. “Nonostante l’esistenza di vaccini sicuri ed efficaci per prevenire l’infezione, il nostro Paese non ha ancora introdotto raccomandazioni istituzionali che ne facilitino l’adozione su scala nazionale”, rileva Andreoni. Insomma, mentre la stagione 2024-25 si chiude ‘col botto’, è tempo di pensare all’autunno, se vogliamo prevenire ricoveri, complicanze e decessi. Rilanciando le vaccinazioni, ma soprattutto spiegando bene alle persone i vantaggi di questa scelta. Perché l’autunno sembra lontano, ma è dietro l’angolo.

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