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Farmaci: la nuova mossa di Trump e la reazione del pharma italiano

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Velasco25 Articolo

 

Dopo la promessa di pesanti dazi sui farmaci, arriva la nuova mossa del presidente americano Donald Trump. Che, a suo dire, punta a riequilibrare il mercato nei Paesi sviluppati: “C’è una nuova parola che ho inventato, che credo sia probabilmente la migliore: equilizzeremo il sistema, quindi pagheremo tutti la stessa cifra. Il principio è semplice: qualunque sia il prezzo più basso pagato per un farmaco in altri Paesi sviluppati, quello è il prezzo che pagheranno gli americani”, ha spiegato The Donald.

Il rimbalzo delle Borse

Dopo un’iniziale shock, i titoli del pharma Usa hanno reagito meglio del previsto nella seduta di ieri: secondo gli analisti l’ordine esecutivo firmato da Trump sarà di difficile implementazione, con molti ostacoli legali da superare. Inoltre, i titoli del pharma erano sotto pressione da un po’, assorbendo già nelle scorse settimane gli effetti negativi dei provvedimenti della Casa Bianca. Da Abbvie a Eli Lilly, ma anche Pfizer, Amgen e Merck (in Europa nota come MSD), i titoli del pharma ieri hanno viaggiato a un +2-4% rispetto ai livelli premarket.

La promessa di equilibrare i pezzi con gli altri Paesi ha però avuto un peso sui titoli mondiali del settore, con effetti negativi generalmente più marcati sui giganti di altri Paesi. Dopo la flessione di ieri, sui mercati europei i titoli di società come Roche, Novartis, Astrazeneca e Novo Nordisk sono più o meno fermi o viaggiano in territorio positivo.

La reazione delle imprese italiane e l’assist per la Cina

Ma cosa vuol dire questo per l’Italia? Abbiamo scambi industriali di farmaci e vaccini con gli Usa per 11 mld nel 2024, come ha ricordato anche di recente il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, che a margine di un evento in corso a Pisa spiega: “La nostra reazione è di grande equilibrio: stiamo alla finestra. Abbiamo visto che a oggi i dazi non sono arrivati. L’amministrazione americana ha il diritto di seguire le strade che riterrà più opportune. Noi non crediamo che i dazi o la devalorizzazione dei farmaci siano la strada maestra per difendere ricerca, innovazione e sicurezza di ogni Paese. Anzi,  hanno un effetto immediato: quello di rafforzare la posizione della Cina”. 

Il colosso d’Oriente ha una strategia con obiettivi molto chiari e da anni investe sulla farmaceutica. “Apriamo gli occhi – dice Cattani rispondendo a una domanda di Fortune Italia – quello che succede nel mondo dovrebbe essere una sveglia per l’Europa affinchè si agisca immediatamente per rafforzare la proprietà intellettuale. Il tempo è scaduto”.

Non solo. “Parlare di dazi – aggiunge il numero uno di Farmindustria – significa potenzialmente indurre stati di carenze di farmaci, in un Paese come gli Stati Uniti, che sono grandi importatori, e questo può impattare sul modello dei costi per il sistema sanitario, per i cittadini, e alla fine impattare anche sul consenso politico”.

L’analisi di Nisticò (Aifa)

Ma come mai i prezzi dei medicinali negli Stati Uniti sono più alti? Secondo Robert Nisticò, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), “sono il risultato di un sistema interamente privatizzato che contribuisce ad aumentare tutte le voci di spesa sanitaria. Al contrario, il nostro Servizio sanitario nazionale, anche grazie al lavoro dell’Aifa, riesce a ottenere per i farmaci prezzi tra i più favorevoli tra i Paesi Ocse”.

“Non possiamo ignorare, però, che anche in Italia la spesa farmaceutica è in costante crescita. È dunque necessario intervenire sulla governance – sottolinea il farmacologo – individuando strumenti che consentano di premiare esclusivamente l’innovazione autentica, quella capace di dimostrare con dati reali un beneficio terapeutico concreto per i cittadini”.

Vediamo meglio quali sono gli obiettivi di The Donald.

Farmaceutica e dazi, Cattani: “Negoziare da posizione di forza”

L’ordine esecutivo taglia-prezzi

Questa volta Trump ha firmato un ordine esecutivo per ridurre i costi di alcuni farmaci negli Stati Uniti. Un’iniziativa che guarda ai “pazienti americani” e rappresenta, come ricorda Adnkronos Salute, un nuovo tentativo di incidere sui prezzi dei medicinali, dopo la ‘guerra al pharma’ (finita nel nulla) del primo mandato.

Una nuova tegola sul settore. Con l‘Italia, locomotiva del pharma europeo nonché primo Paese Ue esportatore di medicinali, spettatrice decisamente interessata.

L’impatto previsto sul prezzo dei farmaci

"Gli Stati Uniti - ricorda la Casa Bianca - hanno meno del 5% della popolazione mondiale e tuttavia finanziano circa tre quarti dei profitti farmaceutici globali. Questo squilibrio eclatante è orchestrato attraverso un sistema mirato in cui le case farmaceutiche applicano forti sconti sui loro prodotti per accedere ai mercati esteri e sovvenzionano tale calo attraverso prezzi enormemente elevati negli Stati Uniti". 

Si tratta di "un abuso della generosità degli americani". "La mia amministrazione adotterà misure immediate per porre fine allo sfruttamento globale e, qualora le case farmaceutiche non riuscissero a offrire ai consumatori americani il prezzo più basso della nazione più favorita, la mia amministrazione adotterà misure più aggressive", promette il presidente Usa.
“I prezzi dei farmaci da prescrizione e farmaceutici saranno ridotti, quasi immediatamente, dal 30% all’80%“, ha annunciato il presidente Usa. L’obiettivo di Trump è di far scendere il prezzo delle terapie per i pazienti: “Gli Stati Uniti pagheranno lo stesso prezzo della nazione che paga il prezzo più basso al mondo”.

L’impatto di questa proposta sarà circoscritto a specifici farmaci coperti da ‘Medicare’ – il programma di assicurazione sanitaria federale – e somministrati in ambito ambulatoriale, come ad esempio infusioni chemioterapiche ed altri farmaci iniettabili. Il governo federale, secondo il piano, equiparerà i propri pagamenti alle aziende farmaceutiche ai prezzi praticati in un gruppo di Paesi economicamente avanzati, adottando appunto l’approccio di “nazione più favorita”.

È prevedibile che una reazione non si farà attendere: la mossa, già tentata da Trump durante il suo primo mandato, sembrava definitivamente naufragata sotto l’amministrazione Biden. Ma ora il presidente ci riprova. Staremo a vedere.

*Articolo aggiornato

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